#OTTER VALENTINE – Day 5 – “Tom Sawyer” di Shin Takahashi

« Mi immersi completamente in quel gioco dimenticando di tornare a Tokyo. Sembravamo due stupidi ma ci divertimmo un sacco, ridevamo e sghignazzavamo. Come se bearci di essere così sfortunati fosse il nostro passatempo preferito. E poi riprendevamo a ridere forte, strofinandoci il naso con le mani infangate e abbracciandoci tra le lacrime. »

Eccoci arrivati alla quinta tappa di S. Valentino, con il manga di Shin Takahashi: “Tom Sawyer”.




Titolo: Tom Sawyer
Autore: Shin Takahashi
Categoria: Shoujo

N. Volumi: 1
Editore: JPOP
Stato: COMPLETATO


L’opera è liberamente ispirata al romanzo per ragazzi di Mark Twain: “Le avventure di Tom Sawyer”. Il mangaka è inoltre l’autore del più celebre e apprezzato: “Lei, l’arma finale” (di cui parlerò successivamente, perché merita davvero tanto).
Haru è una ragazza diciottenne che si trasferisce in campagna, nei luoghi della sua infanzia, in occasione del funerale della madre. I paesani la evitano per il suo carattere ribelle e per la cattiva fama della madre, la quale ha cresciuto una bambina da sola, senza avere accanto un uomo.
Le giornate estive sono calde e afose, ma l’atmosfera che si respira è malinconica, i tuffi a cui si assiste sono quelli nel passato della ragazza, la quale ricorda gli sguardi pregiudizievoli di chi nemmeno la conosceva e il rimpianto di aver lasciato il liceo artistico, rompendo così un sogno.
Proprio in mezzo alla tristezza, Haru conoscerà il tredicenne Taro, che l’accoglierà nel suo gruppo di amici facendola sentire apprezzata e la rallegrerà portandola in mezzo a mille avventure, misteri irrisolti e tesori nascosti.
Entrambi i personaggi hanno una psicologia unica e complessa, tipica delle opere di Takahashi. Il mondo rappresentato è quello di una figura adulta, spesso indifferente e fin troppo razionale contrapposta alla figura dei bambini, spensierati e liberi. Il legame che unisce Haru e Taro va oltre ogni pregiudizio e annulla il divario costituito dalle loro età, regalandoci una favola delicata, con un pizzico di divertimento e di tristezza.
In Italia il manga è edito da JPOP, che ha pubblicato un albo di oltre 300 pagine in un formato comodo da sfogliare e dal prezzo contenuto per la qualità del volume.

#OTTER VALENTINE – Day 4 – “G&T” di Francesco D’Alessio e Matteo Rocchi

« “Cosa siamo?”
“Dobbiamo per forza dare una definizione a questa cosa?” »

Ormai sono anni che le web serie hanno preso sempre più piede e apprezzamento tra il grande pubblico. Quella che oggi vi consiglio, nella settimana di S. Valentino, è “G&T”, serie totalmente italiana, prodotta con la collaborazione di RTA Movie, e la prima a trattare in modo esplicito le tematiche LGBT.
Francesco D’Alessio e Matteo Rocchi sono i creatori di questa serie, nonché i protagonisti della storia. Il titolo può essere infatti considerato l’acronimo dei due personaggi: Giulio e Tommaso.
La storia è ambientata a Torino; loro, amici di vecchia data, credono di sapere tutto l’uno dell’altro. Eppure, Giulio ha preso coscienza della sua omosessualità e ancora non è stato in grado di dirlo proprio a lui apertamente. La situazione precipita ad una festa universitaria quando, ubriachi, si baciano, nonostante Tommaso sia impegnato con Serena da un paio d’anni.
Da allora il tempo passa e le loro strade si dividono, fino al giorno fortuito in cui si rincontrano. Tommaso non ha mai dimenticato quella sera, ma ha sempre fatto in modo di non pensarci e reprimere i suoi confusi sentimenti.
La serie, arrivata alla sua terza stagione, si incentra sul tema dell’omosessualità che viene mostrato senza pretese, in maniera genuina. Al di là del livello attoriale (inizialmente basso, rendendo specie i dialoghi palesemente finti), la storia ha una base solida, è convincente ed emozionante. Le scene di amore e sesso, quasi del tutto esplicite, sono intense e appassionate e vanno a contrapporsi alle, un po’ più rare ma altrettanto forti, scene di violenza e bullismo.
Da un lato quindi, viene mostrato quello che dovrebbe essere la normalità: una storia d’amore. Dall’altra, però, chi guarda si schianta contro la realtà, quella in cui alcune storie d’amore non sono da tutti accettate.
“G&T” insegna oltretutto che accettarsi non sempre è semplice ed immediato a causa di una società ancora troppo bigotta e chiusa su certi argomenti. Spesso, però, il coraggio giunge in modi inaspettati, spinti da persone che sanno comprendere le difficoltà, qualsiasi esse siano.
“Get” insegna il suo intrinseco significato: ottenere, raggiungere, diventare.
Milioni di persone, dal 2012, seguono le vicende di Giulio e Tommaso e di tutti gli altri personaggi che ruotano loro attorno, con i propri problemi, le proprie vite e difficoltà interiori. L’apprezzamento si è talmente diffuso che è possibile guardare la serie con i sottotitoli in diverse lingue, come inglese, spagnolo e francese.
La prima e la seconda stagione sono visibili su Youtube, nel canale dedicato.
La terza, invece, è disponibile a pagamento su Vimeo. Con i soldi guadagnati, ci sarà sempre più la possibilità che la serie prosegua, migliorandone qualità dei contenuti e delle attrezzature utilizzate.
Sostenete un progetto meritevole, la buona visione è assicurata.

#OTTER VALENTINE – Day 3 – “Soppy. Una storia d’amore” di Philippa Rice

Decidere di cosa parlare oggi è stato molto difficile. Ci sarebbero talmente tante opere da nominare che ho passato praticamente tutto il giorno a chiedere consiglio alla pagina bianca che mi fissava da dentro lo schermo.
Alla fine, in preda all’esaurimento nervoso, ho iniziato a guardare immagini su Google. Non è stata una vera e propria ricerca, fatto sta che ad un tratto mi è giunta l’illuminazione. Parlerò in seguito di tutto quello che per quest’occasione ho dovuto accantonare, quello che voglio fare ora è incantarvi senza bisogno di spiegazioni.
Oggi, per la categoria graphic novel, vi parlo di “Soppy. Una storia d’amore”, dolcissima opera di Philippa Rice edita in Italia per Edizioni BD. 
Nella vita di coppia ne succedono di ogni, che siano cose belle, che siano cose brutte. Lo sa bene l’autrice stessa, che riporta su carta piccole vicende personali della sua vita amorosa. Vignetta dopo l’altra, viene a formarsi una serie di “situazioni tipo” in cui chiunque che abbia avuto una relazione può rispecchiarsi e in cui chiunque desidererebbe ritrovarsi.
Le immagini semplici, senza pretese ma d’immediato impatto fanno comprendere a chi le guarda che non c’è bisogno di fare grossi gesti per dimostrare all’altro il proprio amore. A volte una coperta da dividersi, leggere un libro insieme, una carezza, valgono più di tutto e trasformano le giornate negative in positive.
Se volete fare (o farvi) un regalo perfetto per S. Valentino, trovate il fumetto al seguente link

#OTTER VALENTINE – Day 2 – “Lei” (Her) di Spike Jonze

« Nessuno di noi è uguale ad un attimo fa, e non dovremmo cercare di esserlo perché è troppo doloroso. »

In questo secondo appuntamento dedicato all’amore, il protagonista è il mondo cinematografico.
Il film che vorrei portare alla vostra attenzione è giunto nelle sale italiane il 14 marzo 2014, candidato a cinque premi Oscar e vincitore come miglior sceneggiatura.
Il film in questione è “Lei” di Spike Jonze.
La storia è ambientata a Los Angeles, in un futuro prossimo venturo in cui la società vive a stretto contatto con la tecnologia e i computer, tramite apparecchi come auricolari e dispositivi vocali. Il protagonista, Theodore Twombly, è un uomo solo e chiuso in sé stesso, che lavora in un’azienda come redattore di lettere accorate, romantiche e malinconiche per conto di terzi. Sentimenti che lui stesso prova, ricordando amaramente i momenti felici passati con la moglie prima della separazione.
Le sue giornate passano monotone, se non per l’incontro con una coppia di colleghi e amici e qualche occasionale notte di sesso telefonico per nulla soddisfacente.
Fino al giorno in cui l’uomo decide di acquistare “OS1”, il primo sistema operativo d’intelligenza artificiale capace di evolversi attraverso l’esperienza. Non si tratta di un semplice dispositivo, proprio per questa caratteristica si può in tutto e per tutto parlare di coscienza.
Lei, l’intelligenza, decide di chiamarsi Samantha. L’unica in grado di ascoltare e comprendere Theodore, aiutandolo ad interrogarsi sulla sua vita, sul vuoto che sente dentro di sé e sull’incapacità di creare nuovi legami affettivi. Di rimando Theodore inizia a confidarsi con lei, sempre di più. Fino ad ammettere la sua disperata solitudine e ad intraprendere con Samantha una vera e propria relazione, ricambiata.
Questo potrebbe risultare inquietante, sbagliato. Ma l’abilità narrativa di Jonze nel rappresentare ogni momento che i due protagonisti passeranno insieme di lì a poco, non può fare altro che infondere nello spettatore un sentimento positivo, tanto da far pensare che in fondo questo rapporto non sia così tanto sbagliato. Perché è vero, naturale, umano.
Ma Samantha è qualcosa in più. Va oltre i concetti che stanno alla base della nostra mentalità, superando la stessa e raggiungendo l’irraggiungibile.
La gelosia, e tutti gli altri sentimenti che provava inizialmente, svaniscono, fino alla comprensione di un amore più vasto che non ha nulla a che fare con il mondo materiale e che quindi, Theodore, non può davvero comprendere. Non gli resta che prendere il coraggio a due mani e relazionarsi con ciò che sta sul suo stesso piano, fino ad essere in grado di scrivere lettere d’amore, quelle che a lungo ha tenuto per sé, ed inviarle.
Joaquin Phoenix, che personalmente ricordo come Commodo nel film colossal de “Il Gladiatore”, riesce ad esprimere la sensibilità del personaggio in maniera impeccabile.
Particolarità del film è che la protagonista, Lei, non apparirà mai nel corso della storia. Lo spettatore imparerà a conoscerla semplicemente attraverso colei che le presta la voce: Micaela Ramazzotti, per l’adattamento in italiano. Ho preferito di gran lunga l’interpretazione di Scarlett Johansson in lingua originale: l’attrice è stata in grado di trasmettere vere emozioni solo grazie al timbro caldo e dolce della sua voce.
Uno dei film più emozionanti e sensibili che io abbia visto finora e credo l’unico, su tutti, che sappia comunicare quale sia il vero nucleo e significato dell’amore.

#OTTER VALENTINE – Day 1 – “Love” di Judd Apatow, Paul Rust, e Lesley Arfin

« Non te lo dice mai nessuno. Nessuno ti prende da parte e ti avvisa: «Ehi, perché tu lo sappia, le relazioni sono una fottuta bugia.». Quindi tu continui a credere a questa maledetta illusione di una storia d’amore che evolve e diventa migliore e… ma perché ci fanno questo? Da dove vengono queste bugie? Sai che ti dico? Io so, lo so, dalle canzoni e dai libri e dai film ovviamente. »

Con oggi siamo ufficialmente entrati nella settimana subito precedente al tanto amato e odiato S. Valentino. Personalmente è una festa che non mi ha mai fatto impazzire, ma nemmeno l’ho mai ripudiata.
Quello che voglio proporre, in quest’occasione, è un articolo al giorno, che tratti di questo tema nelle sue diverse sfaccettature e attraverso diversi strumenti di comunicazione, fino al fatidico 14 Febbraio.
Grazie a chiunque vorrà seguire questo percorso.
Oggi parleremo di serie tv. Come posso non nominare “Love”?
Titolo: 
“Love”
Genere: Comedy
Paese: Stati Uniti
Stagioni: 1
Status: IN CORSO


“Love” è una serie statunitense creata da Judd Apatow, Paul Rust, e Lesley Arfin per la piattaforma Netflix e andata in onda dal 19 Febbraio 2016 per un totale di 10 episodi per la prima stagione. Questa è un’occasione, inoltre, per informarvi che la serie è stata rinnovata per una seconda stagione che verrà trasmessa dal 10 Marzo 2017.

“Love” è un gioiellino di serie tv di cui ingiustamente se ne parla troppo poco.
La storia ruota attorno alle vicende amorose di Mickey Dobbs (interpretata da Gillian Jacobs, conosciuta per il ruolo di Britta Perry in quella geniale serie tv che è “Community”) e Gus Cruikshank (interpretato da Paul Rust, sceneggiatore e attore della stessa). Lei ragazza ribelle e spudorata, lui timido, impacciato e pieno di insicurezze.
Apparentemente troppo diversi, con una vita troppo diversa. Pare impossibile perfino un loro incontro. Ma è proprio in una casuale giornata al supermercato che i loro destini iniziano ad intrecciarsi.
Fin qui tutto chiaro. Fin qui, forse, è una cosa già vista. Ma cosa rende “Love” tanto originale ed adorabile?
Dimenticatevi di tutte quelle romanticherie classiche dei film d’amore e preparatevi ad una commedia divertente, frizzante e soprattutto realistica. 
“Love” mostra quanto sia obbiettivamente complesso trovare l’amore, coltivarlo e portare avanti un rapporto tra due persone nonostante le difficoltà e le diversità. 
Mickey e Gus sono due sbandati, ognuno a modo proprio, ma con fragilità interiori che man mano emergono. L’atteggiamento di uno verso l’altra è in continua evoluzione, in un modo per niente banale e scontato.
Molto più dei conflitti fra i due, sono i conflitti interiori che suscitano l’interesse dello spettatore.
Gus è un insegnante di sostegno per giovani attori ma insoddisfatto, in quanto vorrebbe ardentemente diventare sceneggiatore, senza riuscirci. Un ragazzo ingenuo, ma che fa di questo la sua forza.
Mickey vive un po’ alla giornata, ha un carattere dominante e forte, nonostante ci sia qualcosa nel suo animo che continua a pizzicarla, rendendola in realtà una donna molto più insicura e fragile di quanto si pensi. Troverà il coraggio per tirare tutto fuori?
Entrambi gli attori non solo sono incredibilmente bravi, ma sono soprattutto spontanei e credibili nei panni dei due protagonisti; tanto da riuscire e volerti immedesimare in ognuno di loro. Il ritmo è incalzante anche nei momenti in cui la trama non va avanti. La serie tv non annoia, ma fa rimanere incollati allo schermo fino all’ultima scena.
Non manca l’atmosfera delicata dell’amore, che giunge in punta di piedi, e quel lato tenero e romantico che ti strappa un sorriso appagato e commosso di fronte allo schermo.
Non mi aspettavo di rimanere tanto colpita da una storia d’amore, un progetto nato senza pretese ma che inaspettatamente ti ritrovi a consigliare e volerne ancora e ancora. Da una situazione negativa nasce un appiglio positivo. Nel peggio c’è sempre qualcosa di buono. Gli opposti sono diversi, ma a volte capita che riescano ad attrarsi.