Recensione: “Paranoid Boyd” di Andrea Cavaletto

« Quello che dentro mi sentivo, quello che mi costringevano a negare era diventato reale. Ma in quel modo… quello non lo avrei mai immaginato… »

Mi è bastato scorrere gli occhi sull’introduzione per capire che questa storia avrebbe lasciato dentro di me la sensazione di malessere e disagio che mi porta, ora, a consigliarne caldamente la lettura. 


Sto parlando di “Paranoid Boyd”, pubblicato dal 2015 da Edizioni Inkiostro. Erano ormai anni che seguivo silenziosa questa casa editrice, in attesa dell’occasione giusta per riuscire a leggere almeno uno dei molteplici fumetti da loro stampati che tanto mi attirano grazie alle favolose ed inquietanti copertine.

Quando, con sorpresa, ho ricevuto la mail di Andrea Cavaletto, il quale mi proponeva di leggere la sua opera, non ho potuto fare a meno di accettare. 

Ho trovato fin da subito, con l’autore, la giusta sintonia. Nell’introduzione, appunto, mette nero su bianco un concetto in cui io mi ci sono subito rispecchiata: “Mi prende l’ansia. Sarà perché sono un po’ paranoico.”.
Chiunque può capire, anche chi mente a sé stesso. Quest’opera è dedicata a tutti noi, perché tutti hanno i propri demoni da tenere a bada.

Cavaletto presenta, quindi, quello che è il suo alter ego e protagonista: William Boyd, uomo dall’apparente carriera di pittore un tempo in ascesa, che precipita in una spirale di tormento e droga dopo la tragica esperienza dell’11 Settembre.  Come se non bastasse, l’unico legame che ha ancora con la sua ex compagna è la figlia malata terminale, costretta in un letto d’ospedale. Infine, a complicare il tutto: un misterioso marchio sul petto e una setta di rapitori di bambini dall’ambiguo orientamento religioso. 

In questo realistico quanto tragico scenario, fa capolino l’elemento horror che distorce la realtà in maniera disturbante e pungente per reinterpretarla come se fosse un’altra dimensione, parallela a quella che è la percezione umana. L’immaginazione di Cavaletto non ha limiti (e non vuole averne) e il talento dei disegnatori che lo accompagnano in ogni albo lo mostra, letteralmente, sulla carta.

La narrazione ha momenti statici alternati a scenari frenetici. Ogni elemento rappresentato è essenziale per la buona riuscita e comprensione della storia: dalle sei pagine del numero 0 al quarto albo spin off che pone una pausa tra la prima stagione e il seguito.

Diventa spontaneo chiedersi chi sia William Boyd ed è chiaro fin da subito che non ci sia una vera risposta a questa domanda. Sarà giusto compatire e giustificare un uomo dal passato difficile?  Il lettore s’immerge nelle profondità di un animo oscuro, senza essere in grado di condannarlo davvero. Di fronte a quanto viene affrontato, esiste un’unica e giusta reazione? Affronteremmo una quotidianità fatta d’orrore e paranoia proprio come William si ritrova a dover fare?

William Boyd e
l’invasata”Mamma Therese”.
Non aggiungo altro.

Non è una lettura che posso consigliare a tutti. Al di là della scabrosità di certe tavole, il modo in cui viene affrontata la religione potrebbe colpire in negativo chi al tema è sensibile ed è giusto avvisare del rischio.

Ma in tutto questo ho solo raschiato la superficie, per comprendere al meglio le vicende è ovvio che sia necessario recuperare i fumetti usciti. Infondo, non ho anticipato nulla del finale.

Ringrazio di nuovo Andrea Cavaletto per la fiducia e auguro a tutti un buon viaggio all’interno delle proprie angosce.

Segnalazione: “Aki il Bakeneko” di Stefania Siano

Oggi, con grande piacere ed emozione, vi porto con me in una storia dalle tinte fantasy ed orientaleggianti, segnalandovi l’uscita di “Aki il Bakeneko”, nuova opera di Stefania Siano, l’autrice del dolcissimo “Dov’è Alice?” edito da Lettere Animate.
Con quest’opera, Stefania si cimenta nel self-publishing e ci presenta il primo di una serie di racconti ambientati in una Tokyo fantastica. Le illustrazioni sono sempre di Paola Siano di cui adoro il tratto pulito e semplice.
La trama è la seguente:
Aki è un bakeneko, un demone-gatto e si nutre di esseri umani, assumendone le sembianze. Un giorno si ritrova nel corpo di un ragazzino di nome Hiroshi. Trascinato suo malgrado nel mondo degli umani, Aki incontra un’amica di Hiroshi, la dolce e testarda Yoko, e per la prima volta assapora il calore di una famiglia e il valore dell’amicizia. Ma quanto può durare? In una Tokyo misteriosa, popolata di creature fantastiche e antichi misteri, Aki il Bakeneko si ritroverà a combattere per salvare una leggendaria pergamena, l’unico oggetto che può condurlo alla verità sull’oscura scomparsa di suo padre.
Personalmente non vedo l’ora di poter leggere e recensire per voi questo libro, la trama è affascinante e so che la scrittrice non mancherà di sorprendermi.

Potete acquistare il libro a questo link.

La Shoah spiegata a mio figlio

Figlio mio,
tu ancora non sai di esistere. 
Ma se in questo momento sto scrivendo proprio a te significa che da qualche parte, in un piccolo angolino di pensieri ed immaginazione, già sei parte della mia vita e soprattutto di questo mondo.
Quando nascerai, spero scoprirai di essere fortunato. La tua famiglia ti donerà amore e bontà, di questo ne sono certa. Imparerai a porti domande, a leggere ed informarti su ciò che ti circonda.
Mamma e papà ti proteggeranno, sempre.
Però, bambino mio, imparerai anche che dove c’è amore purtroppo può esserci odio. Imparerai che il mondo, come l’ho visto e come lo vedo io adesso, può essere spietato. 
“Perché?”, ti chiederai.
Perché gli esseri umani sanno essere le creature più crudeli.
Sai come lo so? La storia me lo ha insegnato. E non parlo di una di quelle che ti racconterò prima di addormentarti; lascerò che almeno nei sogni tu possa sentirti al sicuro.
La storia è la storia dell’umanità, fatti realmente accaduti di cui tu verrai a conoscenza. Dovrai memorizzarli, capito? Io posso proteggerti dall’orrore, ma non da quello che ormai la storia si trascinerà fino alla fine dei tempi.
Devo ricordare e tramandare i ricordi, perché é questo che chi ha vissuto l’orrore sulla propria pelle mi ha insegnato.
Ricorda, affinché questo non venga ripetuto.
Imparerai che il potere acceca le persone e che, alcune di queste, sono state capaci di convincere i popoli che un uomo può prevalere su un altro. Perché lui ha la pelle chiara e l’altro no. Perché lui è biondo con occhi azzurri e l’altro no. E se non sei così, sei diverso, sei inferiore, Meriti di essere trattato peggio di un animale. Infine, meriti di morire, umiliato e distrutto.
Assurdo, vero? Eppure ti giuro che ci sono molti episodi, nella storia, che ti mostreranno quanto ho detto.
I sopravvissuti all’orrore non li conoscerai da vivi. Spero che per quando sarai un uomo l’orrore sia ben lontano dal tuo presente.
Ma nulla è certo, tesoro mio.
La felicità può esserti strappata via senza che tu possa fare qualcosa per riprenderla. Tutto può esserti strappato, ma tutto questo può ancora essere impedito.
Osserva le fotografie dei bambini con il ventre gonfio. Guarda negli occhi gli occhi spenti di donne nude che invano tentano di coprirsi il pube e il seno. Non dimenticare le fosse dei cadaveri, i soldati immobili a terra, il sangue innocente sparso.
Ricorda, ma non provare rabbia per chi ha permesso tutto questo. Cerca solo, nel tuo piccolo, di impedire che ciò che di male è stato fatto venga fatto ancora. Non abbassare il capo, sii un uomo fiero ma con umiltà. Imparalo subito così saprai trasmetterlo a tua volta.
Ti sento nella mia vita, un giorno ci abbracceremo. Potrò raccontarti le favole e farti vivere infinite avventure.
L’Olocausto nell’arte.

Ci sarebbero molte opere da citare, adatte per questa giornata, ma soprattutto da leggere e vedere almeno una volta nella vita. Quelle che seguono mi hanno accompagnato dall’infanzia fino ad oggi, lasciandomi momenti di infinita commozione e tristezza, ma anche forza per migliorare ciò che mi circonda.
Libri:

– “Viaggio verso il sereno” di Vanna Cercenà:
La vicenda narrata si ispira ad una storia vera accaduta durante la seconda guerra mondiale: nel maggio del 1940, mentre l’incubo nazista va attanagliando sempre più paesi del centro Europa, uno scalcagnato battello fluviale bulgaro parte da Bratislava seguendo il corso del Danubio, con a bordo un folto gruppo di ebrei diretti in Palestina.
– “Quando Hitler rubò il coniglio rosa” di Judith Kerr:
Si può essere felici lontano da casa? Anna e la sua famiglia, braccate dai nazisti, hanno dovuto lasciare Berlino e cambiare città più volte. Adattarsi non è facile. Ma la cosa più importante è restare insieme. 
Graphic Novel:

– “Maus” di Art Spiegelman:
La storia di una famiglia ebraica tra gli anni del dopoguerra e il presente, fra la Germania nazista e gli Stati Uniti. Un padre, scampato all’Olocausto, una madre che non c’è più da troppo tempo e un figlio che fa il cartoonist e cerca di trovare un ponte che lo leghi alla vicenda indicibile del padre e gli permetta di ristabilire un rapporto con il genitore anziano. Una storia familiare sullo sfondo della più immane tragedia del Novecento. Raccontato nella forma del fumetto dove gli ebrei sono topi e i nazisti gatti.
– “Jan Karski, L’uomo che scoprì l’Olocausto” di Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso
Evase da un gulag e dal ghetto di Varsavia, sopportò le torture delle SS e sfuggì al fuoco dei bombardamenti. Portava con sé una verità che avrebbe dovuto scuotere il mondo dalle fondamenta, ma una volta al cospetto dei potenti la sua voce si perse nell’incredulità e nell’indifferenza, schiacciata dalle ferree leggi della guerra. Queste sono le parole inascoltate del partigiano polacco che nel 1943 denunciò a Churchill e a Roosevelt gli orrori della Shoah. Questa è l’incredibile storia di Jan Karski.
Film:

– “Arrivederci ragazzi” di Louise Malle
In un collegio di Carmelitani il convittore Julien fa amicizia con un ragazzo ebreo, Bonnet, iscritto sotto falso nome. È il 1944 e la Francia è occupata dai nazisti. Il legame creato dai ragazzi verrà troncato dalla denuncia di un compagno, che, punito per aver praticato il mercato nero, decide di vendicarsi in questo modo del rettore, pur sapendo di coinvolgere così anche gli altri collegiali. La Gestapo arresta il direttore della scuola e tutti i ragazzi ebrei che vi sono nascosti.
– “La vita è bella” di Roberto Benigni
Orefice Guido, cameriere e poi libraio nell’Italia del ventennio, ha sposato una maestrina ricca, ed è ebreo. Esattamente come il suo vecchio zio, e come Orefice Giosué, il suo bambino. Come tutti gli ebrei, i tre sono stati caricati su un camion, poi su un treno, e portati in un campo di concentramento.
“…scarpa numero ventiquattro
per l’eternità
perché i piedini dei bambini morti non crescono…”
da “Scarpette rosse” di J.Lussu

Bando alle chance

L’inizio di un nuovo anno.
Anno nuovo. Inizio nuovo. Vita nuova.
Iniziare un nuovo anno è davvero così semplice?
Quanto si è disposti ad iniziare qualcosa di nuovo? Si è sempre disposti? Quando?
Davvero nuovo anno è sinonimo di qualcosa che deve iniziare?
Starò impazzendo? Forse.
Probabilmente le notti dell’ultimo mese vogliono lanciarmi un chiaro segnale. Io non lo colgo, la notte è buia.
Una cosa è certa: vado all’insegna dell’incertezza.
Ho mancato alle somme del passato, mi sottraggo ai propositi del prossimo futuro.
Ogni passo conosciuto va necessariamente verso l’ignoto.
Pensarci, affannarsi. 
Inutile alimentarti, ansia.
Ma rimani con me, ancora un po’.
Augurami di trascinarti verso un cammino migliore.
Jack Vettriano – “La strada verso il nulla”

Recensione: “Canterà il gallo” di Rosanna Spinazzola

« Se non cambio solo perché ho paura di perdere tutto, sarei come un pulcino che non vuole distruggere il suo uovo perché lo ha abbellito con dei quadri, un bel paio di tende di mussola e una stufetta nuova. Se vuoi rinascere devi distruggere un mondo. Non c’è nessun altro sistema. »


Leggere dell’ipotetico futuro del mondo è sempre un po’ dura da digerire. La sensazione di inquietudine e disagio è sempre una costante; uno schiaffo emotivo e morale che tutti dovrebbero provare per comprendere che ogni azione ha una sua conseguenza, moltiplicata nel tempo, all’infinito. Pensare che il disastro avverrà quando non saremo più fisicamente presenti su questa terra è solo il primo di tanti ragionamenti egoistici.
Questa è la storia di chi le conseguenze di tali azioni le deve vivere sulla propria pelle: nascono nelle menti delle tormentose domande, quelle che portano gli esseri umani a cambiare e muoversi iniziando un proprio cammino; come la donna dal volto e il nome sconosciuti, perfino al lettore che dall’alto la osserva.
Il suo viaggio è una corsa contro la crudeltà di chi è più forte, una lotta per rivendicare la propria libertà e non essere ingiustamente catturata. 
La sua forza è la consapevolezza di non essere sola: il figlio che porta in grembo la sprona ad attraversare il bosco per cercare il fratello, ormai da tempo allontanatosi da casa. 
Ad attenderla nel cuore della natura, l’ignoto e lo spettro invisibile dei ricordi.

Diversi sono gli scrittori conosciuti proprio per questo genere di narrativa, la distopia. Chi più chi meno ha contribuito dando la personale interpretazione sull’umanità del proprio presente, proiettata nel futuro.

Attraverso il suo primo libro, “Canterà il gallo”, Rosanna Spinazzola centra perfettamente l’obiettivo con una storia originale e godibile, nonostante la drammaticità che non abbandona mai le pagine. Viene presentato un mondo arido e impoverito, che per quanto inventato risulta verosimile e plausibile, utilizzando un linguaggio vasto e una ricca terminologia che sempre più raramente, purtroppo, caratterizzano un libro.
L’immedesimazione nella sua creatura è inevitabile, tanto da chiedersi se sarebbe davvero possibile riuscire a sopravvivere fin dove la donna giunge: sopportare le ferite, il freddo e la stanchezza, tornare in salute senza medicine, procacciarsi il cibo come gli animali selvatici.
Quello che è certo è la volontà di proseguire il viaggio e sostenerla, fino ad affrontare l’inaspettata conclusione.
Acquistatelo, leggetelo e fatelo leggere. Preparatevi ad attendere anche voi il canto del gallo.
Trailer di presentazione: