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| Bentornato Autunno. |
Segnalazione: Novità di Aprile per Dunwich Edizioni
Recensione: “Outcast – Il reietto: Questa piccola luce” di Robert Kirkman e Paul Azaceta
« È il mio tocco… sono io. Non c’è bisogno di versare sangue. La mia presenza… l’acqua… la luce… sono troppo per loro. »
Il viaggio insieme a Kyle Barnes ci ha portato a scoprire i segreti più reconditi del suo passato; drammi che l’hanno reso così: un uomo incatenato alle proprie paure, ma con un forte desiderio di ribalta e determinazione nel rivolere indietro la propria vita. Ad affiancarlo in questo, l’insostituibile Reverendo Anderson, figura forse più criptica del protagonista, quello che più fra tutti probabilmente è costretto a mettere in discussione sé stesso e quello in cui ha creduto fino a quel momento. Il rapporto fra i due è di totale compensazione: nonostante i dissapori, quando uno inizierà a perdere di vista l’obiettivo, l’altro troverà sempre il modo di farlo tornare sui propri passi, e viceversa. Il mistero s’infittisce maggiormente con l’arrivo in scena di Sidney, l’uomo in nero di cui al momento ancora si sa troppo poco.
La storia nel complesso è ipnotica, una volta immersi in un albo gli occhi scorrono tra le tavole, incapaci di staccarsi fino alla chiusura dell’episodio. “Outcast” è in grado di stregare il lettore e di portarlo sempre più nell’orrore di cui si circonda. L’unico difetto è la grandezza degli albi e la cadenza di pubblicazione (dovuto puramente a scelte editoriali, quindi non direttamente riconducibile alla storia in sé) che, a mio parere, non fanno assaporare appieno la storia; spesso, infatti, mi è capitato di dover rileggere gli ultimi passaggi del numero precedente prima di passare all’ultima uscita. Piuttosto intuibile è un messaggio velato: “Outcast” piace e non ne abbiamo ancora abbastanza.Recensione: “Eternal War: Gli eserciti dei Santi” di Livio Gambarini
« Fu come essere trascinati giù da un precipizio: ruzzolò fuori, sul selciato delle lande dello Spirito. Alzò gli occhi su Guido e raggelò. La seconda anima, quella più determinata, aveva il torso girato verso di lui. Minuscoli occhi si erano aperti su tutta la sua forma, come nodi sul tronco di un albero. Lo fissavano. »
Quando si ha a che fare con un libro storico, lo scrittore ha il dovere di “informarsi per informare” nella lettura chi acquista la sua opera. Livio Gambarini, giovane scrittore emergente, ha tutte le carte in regola per farsi strada nel mondo dell’editoria e il suo libro historic fantasy, “Eternal War: Gli eserciti dei Santi”, ne è la palese prova. Un romanzo autoconclusivo, ma che apre la strada ad una trilogia interessante e promettente.
Con una scrittura d’impatto e coinvolgente, Livio ci conduce indietro nel tempo, durante le guerre tra Guelfi e Ghibellini nella Toscana del Tredicesimo secolo. Le fazioni sono schierate ed impegnate nelle loro sfide terrene: a scuola abbiamo appreso come sia andata. Recensione: “Tenebre e ghiaccio” di Leigh Bardugo
« Il problema del volere qualcosa è che diventiamo deboli. »
Il regno di Ravka è spaccato a metà da oltre un secolo di guerre; la Distesa delle Tenebre, impenetrabile nube popolata da mostri, rappresenta un ostacolo invalicabile, impossibile da superare se non grazie ai soldati e ai Grisha, prestigiosi maghi al servizio del Re.



