Blog Tour: “Il vuoto di Yamauba” di Emanuela A. Imineo – I templi inquieti

Uno dei simboli emblematici del Giappone è sicuramente la figura del tempio, unita indissolubilmente a quella del santuario. Luogo spirituale e di potente impatto, riesce a stabilire una connessione anche con chi, in genere, non ha una predilezione per la religione in generale. L’architettura e l’atmosfera proprie dei templi rimangono intatte nel corso dei secoli, come se il tempo potesse scalfirli ma mai del tutto distruggerli. Con il rispetto che si confà all’occasione, proviamo una piccola esplorazione, sognando a occhi aperti.

Il Tempio Kinkakuji
Non si può parlare di templi senza citare il Tempio Kinkakuji, uno dei più importanti e visitati in Giappone. Costruito a Kyoto all’alba del 1400, è anche conosciuto con il nome “Padiglione d’oro” in quanto pieno di caratteristiche foglie dorate diffuse abbondantemente in tutto il luogo, vigilato da una fenice sulla sua sommità. Altrettanto meraviglioso è il giardino, che lo circonda come a protezione delle reliquie del Buddha ivi custodite. Distrutto nel 1950 da un monaco che appiccò l’incendio, è rinato dalle proprie ceneri, fiero e magnifico, tornando a svolgere il compito per cui, si dice, sia stato eretto in origine: rendere onore a “Kannon”, la Dea della pietà.

Il Santuario di Ise
Costituito da centoventicinque santuari, il complesso di Ise si trova nel Kansai e viene suddivisu in due blocchi distinti, così come sono distinte le divinità a cui essi sono consacrati: la Dea del Sole Amaterasu e il Kami del cibo e della casa Toyouke-Ōmikami. La leggenda dice che sia stata proprio la Amaterasu a donare al Primo Imperatore giapponese il Sacro Specchio dell’Imperatore, un oggetto dal valore inestimabile che vede nel Santuario la sua dimora. Costruito senza utilizzo di chiodi trova la sua particolarità principale nel fatto che venga interamente distrutto e ricostruito ogni 20 anni, seguendo fedelmente il concetto del wabi-sabi, nel rinnovo tra il passaggio dalla nascita alla morte, in un cliclo continuo e infinito.

Il Santuario Itsukushima
Sull’Isola di Miyajima, terra sacra e considerata la dimora degli dei, prende vita uno dei Santuari più suggestivi: quello di Itsukushima. I turisti ne sono attratti per la sua importanza storica, che l’ha reso agli occhi dell’UNESCO Patrimonio dell’Umanità. Il Santuario fonda le sue radici principalmente nel culto shintoista: non solo turisti, ma anche monaci e pellegrini lo vedono come una meta di preghiera e meditazione, in cui trovare la pace e il silenzio di cui si ha davvero bisogno. Qui, è necessario citare anche un altro simbolo dell’Isola: il grande Tori Rosso che emerge dall’acqua, mettendosi in qualche modo a guardia e ingresso a ciò che la terra ha da offrire.

Il Tempio di Sensoji

Nel quartiere di Asakusa a Tokyo si può visitare uno dei templi Buddhisti più famoso, nonché il più antico della città: il Tempio di Sensoji. Secondo la leggenda due pescatori trovarono nel fiume Sumida una statua della dea Kannon, che venne riconosciuta sacra da Hajino Nakamoto che fece della sua casa il primo tempio a lei dedicato. La struttura attuale non è quella del 628, in quanto vari cataclismi lo distrussero più volte, non per ultimo un bombardamento durante la Seconda Guerra Mondiale che lo rase al suolo. La sua ricostruzione è ogni volta simbolo di rinascita e pace per i giapponesi. L’ingresso è costituito dal Kaminarimon, la grande Porta del Tuono che apre la strada al viale ricco di bancarelle con oggetti tradizionali da fare gola a qualsiasi viandante.

Il viaggio può essere ancora più lungo, quasi infinito, alla ricerca di ciò che più si conosce anche solo per sentito dire, fino ai meandri più bui e nascosti, forse perduti, forse maledetti.

Ciò che è certo è che senza queste incredibili strutture, il Giappone non sarebbe lo stesso. Rappresentano il cuore pulsante di una civiltà lontana che fonda le proprie radici in tempi antichi. La loro bellezza, che lascia meravigliati coloro che decidono di posarvi lo sguardo, s’imprime per sempre nel fisico e nell’animo, trasmettendo in qualche modo la loro aura pregna di spiritualità, purezza e saggezza. Un ponte che si trasforma in un vero e proprio viaggio tra terreno e ancestrale, arcaico e moderno.

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