Review Party: Recensione di “Una dote di sangue” di S. T. Gibson

A un passo dalla morte, Constanta si trova di fronte a un bivio: morire o diventare una delle spose immortali del vampiro più potente mai esistito. Di fronte a una possibilità di salvezza come questa, non si può realmente parlare di scelta. Così, dopo aver bevuto il sangue dell’apparente sconosciuto, ha inizio per lei un nuovo capitolo della sua esistenza.

Il romanzo di S. T. Gibson racchiude in sé delle atmosfere gotiche davvero suggestive. La storia raccontata è quella dedicata alle iconiche mogli di Dracula e al loro rapporto con il vampiro. Una storia imperfetta e piena di crepe che man mano diventano sempre più grandi.

Non è la solita storia di vampiri e sono davvero grata che non lo sia. Già il fatto che sia un romanzo epistolare rende la storia particolarmente intrigante, per i miei gusti. Lettere che scorrono nel tempo racchiudendo avvenimenti ed emozioni che evolvono parola dopo parola.

Vendette, abusi sembrano non lasciare spazio ai sentimenti positivi. Constanta sembra quasi confessare e denunciare tra gli scritti la sua non vita a contatto con Dracula. Si tratta di una lettura da affrontare a piccoli intervalli, in modo tale da godersela appieno senza necessariamente correre verso il finale.

L’autrice non ci va per il sottile: la sua narrazione è cruenta e diretta, perfetta per l’atmosfera oscura che ha voluto dare al libro. Ricorda quanto sia sbagliato romanticizzare il vampiro riportandoci alle origini del personaggio.

La conclusione è definitiva e totale. Non sarebbe potuta andare diversamente e lascia modo al lettore di pensarci ancora e ancora. “Una dote di sangue” è un romanzo sorprendentemente promosso e impossibile da non consigliare.

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