Review Party: Recensione di “Sono bella?” di Jon Athan

Un viaggio a Tokyo e una notte di passione. Tutto nella norma per Adam, fino a quando la giovane Miki non minaccia di rivelare tutto e distruggere la tranquillità coniugale di lui. Dopo avere fatto ciò che andava fatto ed essere tornato in patria, tutto per l’uomo torna alla normalità. Fino a quando, anni dopo, il passato bussa alla sua porta con una brutalità inaspettata.

Una storia che non lascia scampo, quella dei malcapitati personaggi e altrettanto malcapitati lettori che decideranno di addentrarsi tra le pagine. Il cuore si frantuma, pagina dopo pagina, alla ricerca di una speranza che non esiste.

Jon Athan costruisce orrore e bellezza sposandoli come pochi altri sono in grado di fare. Due poli agli antipodi che si scontrano nelle identità dei protagonisti e che trascinano tutto in una spirale soffocante di ossessione e paura viscerale.

Con dovizia di particolari, si arriva all’estrema sopportazione del cruento. Quando si pensa di essere arrivati al fondo si crolla ancora più in basso, in un abisso oscuro in cui tutto perde significato. Al tempo stesso non si può non distogliere lo sguardo, perché è troppo intrigante l’incanto di tutto ciò.

Come si può prendere le parti di uno anziché dell’altra? Non ci sono vincitori o vinti, buoni o cattivi, carnefici o vittime. La compassione prende a pugni l’odio in entrambi i punti di vista. Una lotta apparentemente senza fine, costante tanto quanto lo è l’inquietudine.

C’è del sadismo, nella scrittura dell’autore. Si diverte a vedere passare negli occhi del lettore ogni tipo di emozione per poi ributtarle addosso come un fiume (di sangue) in piena. Una violenza che fa male ma che si ama per il suo essere così potente.

Tutto questo rende “Sono bella?” una storia deviata ma memorabile, con riferimenti al folklore giapponese che si svelano poco a poco, come un sussurro sempre più sconquassante in mezzo al silenzio dell’ingiustizia. Senza morale, ma anche senza essere troppo gratuita, si mette al servizio di chi legge come spettacolo dell’orrore, non per deboli di cuore ma per stomaci più che forti.

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