Poco più che adolescente, Fortuna ha già dovuto dimostrare alla vita di potersela cavare da sola. Rimasta vedova e con un bambino in arrivo, inizia per lei un viaggio per allontanarsi dal passato, sullo sfondo di un’Italia che vede in quel momento nascere il regime fascista.
Simonetta Tassinari torna in libreria con la sua saga famigliare che è già stata in grado, in passato, di fare innamorare i suoi lettori. In questo nuovo libro facciamo la conoscenza di Fortuna Cavina, una donna che è stata costretta a crescere mentre già in lei c’era un’altra vita in sviluppo.
La sua storia è ricca di dramma e il lettore non può fare a meno di commuoversi e al contempo ammirarla per la sua forza di volontà. Poco dopo la nascita del figlio Libero, Fortuna conosce Giuseppe Guidi, anche lui con un passato doloroso. Sostenendosi, ricominciano a desiderare una vita d’amore e insieme si proiettano verso il futuro.
Un futuro tutt’altro che roseo, considerando che dal 1918 il partito fascista inizia sempre più a diffondersi nella politica italiana conquistando consensi. Sappiamo bene a cosa questo porterà, quindi non si può fare a meno di respirare un’atmosfera d’inquietudine.
Ma al contempo si percepisce un’aria pregna di speranza e buoni propositi, grazie proprio alla caratterizzazione dei personaggi, che cercano costantemente di cambiare le regole del loro tempo in favore di un’evoluzione. Proprio questo è il punto di forza del romanzo, che me lo fa apprezzare ancora di più rispetto a quanto mi abbia conquistato, a suo tempo, “Le donne dei Calabri di Montebello”.
In ogni caso, Simonetta Tassinari è un’autrice che si attende sempre con sincero piacere. La sua narrativa riesce con semplicità a portare indietro nel tempo per analizzare una storia lontana e vicina al tempo stesso. La sua saga famigliare merita di essere conosciuta e non si può fare a meno di attendere la prossima pubblicazione.