Recensione: “Rick Shelley e il Faro Senza Luce” di Alessandro Fusco

Dopo la prima avventura a Witherport, Rick Shelley vorrebbe solo avere un quotidiano tranquillo. Ma quando Simon arriva a casa sua con una vecchia mappa di quello che sembrerebbe a tutti gli effetti un tesoro perduto, non può fare a meno di seguirlo verso Harbor Island. Per il Club degli Impossibili non c’è mai davvero pace e un vecchio guardiano di un faro abbandonato è pronto a coinvolgerli in qualcosa di inspiegabile.

Rick Shelley è anche una mia creatura, quindi è inevitabile volergli bene. Tornare a parlare delle sue avventure, in questo periodo specifico dell’anno, non può che riempirmi di gioia e commozione.

In questo secondo racconto assistiamo a una vicenda che vede protagonisti Rick e Simon (seguiti dalla meravigliosa Chase, che non può lasciarli andare alla deriva), in possesso di una vecchia mappa che racchiude in sé un mistero rimasto nascosto dal tempo. Il luogo, però, sembrerebbe essere più chiaro che mai: l’inquietante Harbor Island. Proprio qui, riemerge la memoria del pirata Darkain e lo scopo legato alla costruzione di un faro rimasto privo di luce. Com’è possibile che non sia più in funzione, se c’è un guardiano a vigilare tra le sue mura?

Lo stile di scrittura di Alessandro Fusco non perde colpi nemmeno dopo anni ad attendere questa sua nuova opera. Una storia dedicata ai giovani lettori ma che riesce senza sforzi a conquistare un pubblico adulto grazie alle atmosfere inquietanti e serie nonché i continui richiami agli anni ’80 e ’90. La nostalgia è sempre un elemento che riesce a prendermi per la gola, ma tutte le caratteristiche originali della trama sono la vera forza di questa avventura.

“Rick Shelley e il faro senza luce” è un secondo capitolo che colpisce nel segno e che riesce a intrigare ancora di più il pubblico che lo conosce. Se siete alla ricerca di piccoli brividi per il periodo di Halloween, questa è una lettura che non potete assolutamente perdere.

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