Recensione: “Burning Cthulhu” di Lorenzo Basilico

Un mondo alla deriva e devoto all’irrazionale lascia intendere che niente possa più sorprendere. Ma proprio quando si giunge a tale convinzione ci si rende conto di quanto si possa cadere ancora più in basso, rimanendo invischiati in una melma che rimane addosso come una seconda pelle. Proprio a una pelle nuova Rodrigo si deve abituare, trovandosi a fare i conti con un volto che non è più il suo. A nulla serve sforzarsi di ricordare perché solo al di fuori di sé può, forse, scovare la verità.

Ha inizio un viaggio che sembra più un delirio, tra bassifondi desolanti, gangsters a mano armata e, come se non bastasse, l’eco lontana che minaccia di risvegliare gli Antichi. Una materia pericolosa da maneggiare, in grado di illudere di poterne avere il controllo per poi schiacciare tutti sotto il peso della sua potenza.

Ogni riferimento a H. P. Lovecraft parrebbe puramente casuale, questo è il percepito che un neofita potrebbe avere della storia. Chi è più esperto, invece, può cogliere con piacere ogni sfumatura e tributo, tutti elementi che vanno a costruire un contesto tanto chiaro quanto spaventoso. Nulla, in ogni caso, pregiudica la buona riuscita della lettura.

Dedizione e cura per i dettagli fanno sì che venga a crearsi un ambiente concreto e istantaneo. Caratteristiche che fanno a pugni con il caos in cui si viene fin da subito risucchiati, attraverso gli occhi di chi non riesce più nemmeno a riconoscersi.

Rodrigo è spaesato ma tenta disperatamente di risalire dal baratro. Si aggrappa più che mai alla razionalità e cerca di godere dei privilegi di un nuovo corpo nel mentre che da il via alle necessarie indagini. Non sa dove i pezzi del puzzle lo condurranno, ma sa che dovrà tenersi pronto a tutto. Anche al vedere in carne e ossa delle leggende date per disperse.

Il tutto è accompagnato dall’olezzo della devastazione, cui l’umanità si è abituata fin troppo in fretta. Un futuro che somiglia più a un passato lascia intendere quanto il progresso sia diventato un lontano ricordo, in favore solo della sopravvivenza. Giorno dopo giorno ci si trascina tra Colline e Zone come automi privi d’identità: a volte è meno doloroso dimenticare, piuttosto che sforzarsi di ambire a qualcosa che non esiste più.

Forse è più facile venire trascinati dalla follia, ma quando l’istinto prende il sopravvento è capace di risvegliarci e donare un obiettivo nuovo. La speranza è in grado d’infiammare gli animi e armare gli inesperti, che si lanciano a quel punto verso l’ignoto con rinnovato vigore e pronti a rischiare il tutto e per tutto per raggiungere i propri obiettivi.

Di certo, farsi trascinare dalla follia di Lorenzo Basilico porta a confrontarsi con un immaginario consolidato che da sicurezza e su cui si può fare affidamento a occhi chiusi. La frenesia che accompagna le sue parole mette in allarme, disorienta e infonde agitazione. Anche prestare la massima attenzione non prepara alla miriade di bombe pronta a esplodere.

Si ha la sicurezza, però, di giungere alla fine volendo continuare a rimanere su quella giostra impazzita, sconvolgente ma ancora tutta da scoprire.

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