Review Party: Recensione di “La ladra di profumi” di Timothy Schaffert

Da ladra a profumiera, da donna a uomo. Una vita piena di buone intenzioni, talento e compromessi. Questo è ciò che meglio definisce Clementine, una donna che di notte si traveste da uomo e vaga per le vie oscure di Parigi in compagnia dell’amico Blue. Quando però viene ingaggiata da un nazista per mettere la sua abilità con i profumi al servizio di Hitler, la vita defilata a cui puntava avrà una svolta imprevista, che la porterà a entrare a far parte della Resistenza e salvare le vite di chi è colpito dal regime.

Con cura e passione, Timothy Schaffert conduce il lettore in un viaggio storico attraverso luoghi e periodi molto conosciuti, ma attraverso il potere delle sensazioni fisiche, in questo caso utilizzate in modo particolarmente evocativo.

Apprezzo tanto quando i sensi si fanno strada attraverso le parole scritte e il modo in cui Clementine conduce la sua vita è in qualche modo affascinante. L’olfatto riporta alla mente ricordi lontani e cerca, nel presente, di rielaborarli per crearne di nuovi. Questo è un tipo di narrazione che riesce a rilassarmi, nonostante in questo caso ci troviamo di fronte a una lettura tutt’altro che tranquilla.

Il rapporto che la protagonista deve instaurare con il nazista Voss rende infatti il clima carico di tensione. Ci si aspetta da un momento all’altro la pugnalata alle spalle che metterà Clem nei guai come mai lo era stata finora. Mettere il suo talento al servizio di Hitler, però, è una condizione da cui non si può tirare indietro. Chi lo farebbe?

Schaffert riesce inoltre a descrivere una Parigi intrigante, nonostante a impregnare le strade sia l’odore delle bombe e della guerra. Ogni dettaglio risalta nella mente del lettore e gli eventi che si susseguono rimangono vividi nella memoria.

Clementine diventa un’eroina di guerra suo malgrado, sfruttando le sue capacità allo scopo di salvare più ebrei possibile. Come dicevamo, il pericolo è costantemente dietro l’angolo, ma siamo incoraggiati dal coraggio stesso della donna. Passato e presente di alternano per delineare il suo personaggio, schietto e intelligente: al suo fianco è difficile annoiarsi.

Il romanzo indaga la situazione degli omosessuali durante l’occupazione nazista con estremo rispetto e realismo, prendendo da modello ancora una volta Clem stessa, che diventa punto di riferimento sotto tanti aspetti della storia.

Insomma, per essere un romanzo ambientato nel corso del diffondersi del nazismo, i toni non sono quelli che ci si aspetterebbe. Ho apprezzato una ventata di delicatezza, grazie alla narrazione dell’autore che non perde mai quella vena poetica che rende tutto, in un certo senso, più dolce.

Comunque non si va affatto per il sottile e tra le pagine si rivive la spietatezza della guerra, anche se stavolta da un punto di vista insolito. “La ladra di profumi” non ha nulla da invidiare ai suoi predecessori, diventando esso stesso un libro che può essere d’ispirazione per le minoranze che desiderano essere rappresentate.

Anche dopo aver terminato la lettura, si ripensa a quanto accaduto, indugiando sul profumo intenso di una storia altrettanto intensa.

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