Review Party: Recensione di “Ragazza, serpente, spina” di Melissa Bashardoust

Si narra di una principessa, la cui pelle avvelenata è in grado di uccidere chiunque ne entri in contatto. Si narra di una div imprigionata nelle segrete, che con il suo potere demoniaco è in grado di liberare la principessa da questa maledizione. Si narra di un uomo che non teme questo ostacolo, perché nella principessa vede l’animo e i nobili ideali. Si narra questo e tanto altro. Ma Soraya sa che queste non sono solo favole e che la principessa in questione è proprio lei.

In “Ragazza, Serpente, Spina” si respira istantaneamente l’atmosfera delle fiabe, quelle che si narrano prima di andare a dormire per impartire grandi lezioni, con il loro oscuro monito a gravare sul cuore. L’ambientazione, ispirata all’antica Persia, da inoltre quel tocco esotico che non guasta assolutamente e che contribuisce nel viaggiare con la fantasia.

Soraya è la protagonista di questa storia, una principessa che vive in completa solitudine per proteggere gli altri dalla maledizione che l’affligge. Quando però scopre la prigione del demone chiamato “div”, l’unico che può spezzare questo destino infausto perché è anche colui che ha scagliato il tutto, dovrà fare i conti con le conseguenze di tale scelta, che ancora una volta ricadranno su di lei e su chi la conosce. Un percorso mentale ed emotivo che cattura totalmente il lettore, che empatizza attraverso le sue stesse emozioni immaginandosi al posto della ragazza.

Si vive nella dualità di umano e mostro, quasi come se fosse un parallelismo tra la vita fanciullesca e quella adulta, centrando il vero significato di fiabe e favole: rivolgersi in egual modo a tutti sfruttando chiavi di lettura su più piani d’interpretazione. Soraya vorrebbe solo la libertà e il decidere finalmente cosa è meglio per sé stessa, anche se di fronte agli altri sa in cuor suo quanto questo sia pericoloso. Il conflitto è vivido, a tratti doloroso perfino per lo spettatore stesso, che non sa cosa aspettarsi dallo sviluppo generale.

Nonostante le premesse cupe, tutto sommato si assiste a una vicenda in qualche modo delicata e onirica, che innalza più l’aspetto fantastico anziché metterlo in riferimento alla realtà. Il libro va scoperto pagina dopo pagina, solo senza forti aspettative si riesce ad apprezzarne davvero l’essenza. Sia l’ambientazione che i personaggi sono ben descritti, senza particolari approfondimenti ma quanto basta per avere dei punti di riferimento e orientarsi.

Lo stile incredibilmente scorrevole dell’autrice fa sì che il romanzo sia una lettura da fare tutta d’un fiato, penalizzata forse dalla mole di pagine che forse, per la storia che è stata realizzata, è leggermente troppo corta. Ci sarebbero tante cose da approfondirsi, tanti elementi visti in superficie e che avrebbero meritato il loro giusto spazio, ma non è stato possibile. Davvero un peccato. Solitamente apprezzo gli standalone, spesso anche più delle saghe, ma qui magari sarebbe servito o un libro più corposo o un altro piccolo libro, per distendere il tutto in maniera omogenea.

Ciò che tiene incollati alle pagine è la quantità di segreti e colpi di scena che man mano emergono e che danno quindi ritmo alla trama e affascinando per le complessità che vi sono al suo interno. Si rimane a bocca aperta di fronte all’azione e soddisfatti con la conclusione inaspettata. “Ragazza, Serpente, Spina” è un romanzo intrigante e fortemente intrattenitivo, che contribuisce positivamente ai “C’era una volta” proponendo però tematiche più che mai attuali.

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