Recensione: “Le Avventure di Malipiero” di Angela Catalini

« E soprattutto, guardate con occhi di bimbo il mondo intorno a voi e non smettete mai di sognare. »

La prima recensione di oggi è un delizioso omaggio dell’autrice Angela Catalini: si tratta di “Le avventure di Malipiero”, una favola che si legge davvero in pochi minuti edita per Giovanelli Edizioni. 
Il piccolo Malipiero vive all’interno di un grande castello insieme al pipistrello Bipenne in attesa del ritorno dei suoi genitori, da diverso tempo scomparsi. Il segretario del Re, Fanfarone, giunge alla sua dimora e, dopo averlo conosciuto, cerca di aiutarlo. L’arrivo di Bislacca e il figlio Tremendo daranno una svolta alla vita del bambino.
Il tono della storia è quello dei classici racconti per bambini: il mistero e la magia circondano il protagonista e tutti gli altri personaggi, in un’avventura che può lasciare a bocca aperta prima di andare a dormire.
Ho adorato le illustrazioni interne dell’autrice, ma a causa del formato del libro (10x15cm) non si può goderne appieno. Questo potrebbe essere un punto a sfavore per i lettori più piccoli, sempre alla ricerca di figure e immagini cui fare riferimento.
“Le avventure di Malipiero” è una dolce favola, originale e intrigante, ma che poteva avere un risvolto migliore, specie sul finale. La storia è molto interessante ma decisamente breve, ha un epilogo piuttosto frettoloso che forse avrebbe richiesto un capitolo in più. In generale, il mondo creato dalla Catalini sembra essere stato presentato solo in superficie, come se i personaggi avessero molto altro da dire e l’ambiente volesse essere esplorato maggiormente dal lettore.
Leggerei davvero volentieri un romanzo ben strutturato e approfondito, collocato nella favola di Malipiero. 
Comunque è una lettura consigliata che con qualche piccolo accorgimento potrebbe davvero fare la differenza.
Potete acquistare il libro qui.

Recensione: “Il Carnevale a Venezia” di Livin Derevel

« Carnevale era fase di copiosità, di esagerazioni, di iperboli, e nonostante ciò la Morte per lo più si limitava a osservare, a glissare, a passare accanto al letale senza allungare le dita per trascinare le anime nell’Averno, forse perché convinta che non ne valesse la pena, poiché nel Carnevale tutto era concesso e nulla proibito. Nemmeno travalicare i confini. »

Dodici giorni scandiscono il Carnevale, periodo di sfrenatezza, libertà e divertimenti. Protagoniste indiscusse sono le Maschere, figure eteree che appaiono per portare gioia, burle e risate alle persone. Ma il sangue ne macchia le gesta: Beppe Nappa e Gianduja vengono ritrovati inspiegabilmente morti, e la punta della lancia di San Giorgio, quella che scalfì la pelle del drago, misteriosamente scomparsa. 
Ad indagare viene chiamato il Tenente di Gendarmeria Lorenzo, che si mette subito alla ricerca del Re del Carnevale per scongiurare un terzo omicidio. Arlecchino ha tutta l’intenzione di rimanere nell’ombra fino alla fine, interrogare le altre Maschere sembrerebbe apparentemente inutile.
Tra costumi, sfarzo e scherzi, si dipana la trama di un giallo originale e ricco, con un ritmo incredibilmente incalzante e mai sottotono.
Il lettore entra a far parte di un mondo onirico con le lancette del tempo rotte, in cui la realtà non è mai quella che sembra e l’allegria si unisce alla paura, come nel ciclo infinito che lega Vita e Morte.
La scena della comparsa di Arlecchino, e il dialogo che subito ne segue, è la più pregna di emotività e forza. La scrittrice è stata in grado di far scaturire dalle pagine la potenza di un Re immaginario, quasi temuto, da tutti rispettato e conosciuto.
Siamo spettatori di una commedia frizzante, ma è naturale il desiderio di divenire attori e farsi coinvolgere dalle Maschere in una pazza esperienza che può essere in grado di cambiare, addirittura, l’esistenza stessa. Bisogna essere un po’ come Lorenzo e trovare il coraggio di lasciarsi andare, anche nelle più chiare delle farse.
Ringrazio Milena Edizioni per questo meraviglioso libro.
“Il Carnevale a Venezia” è disponibile a questo indirizzo

Review Party: Recensione di “Il bambino bugiardo” di S.K. Tremayne ( + GIVEAWAY )

« Anche quando ti stai divertendo con tuo figlio, non puoi fare a meno di pensare che avresti dovuto farlo di più in passato. Avere un figlio è come una rivoluzione industriale delle emozioni: all’improvviso produci in serie preoccupazione e senso di colpa. »


Dopo una settimana di pausa, non rimarrete di certo a digiuno di recensioni: già oggi e nei prossimi giorni, tante nuove ed interessanti letture!
Partiamo con una pubblicazione Garzanti che dà nome all’evento a cui partecipo: “Il bambino bugiardo” di S.K. Tremayne.
Non perdete la possibilità di partecipare al giveaway per vincere una copia cartacea del libro! A fine post, tutte le regole.
Lasciandosi alle spalle tutti gli ideali di vita, Rachel decide di trasferirsi nella lussuosa e antica casa a ovest della Cornovaglia appartenente al marito David.
Con loro, anche la madre e il figlio di lui: Jamie.
Si sente amata, felice. Anche da un bambino che biologicamente non è suo.
Ma andando oltre, sa che la famiglia Kerthen nasconde un velo di tristezza e dolore per la perdita di Nina, prima moglie di David. Jamie sembra soffrire ancora molto per la morte della madre, tanto da risultare inquietante agli occhi di Rachel: gli interminabili silenzi e le conversazioni in solitudine del bambino non possono essere del tutto normali. Eventi inspiegabili iniziano ad infestare la tenuta di Carnhallow e una premonizione del piccolo non può che tormentare e spingere la donna ad andare sempre più a fondo nella vicenda: A Natale sarai morta.
Lo scrittore è in grado di creare un’atmosfera tetra che si trasmette al lettore, regalandogli ore da brivido e adrenalina. Non si può non essere incuriositi dalla storia di Rachel, che seguiamo passo dopo passo fino alla verità. L’ambientazione fredda e gotica della Cornovaglia si sposa perfettamente con il genere; la tensione, data anche dal countdown segnato all’inizio di ogni capitolo, costringe chi legge ad andare avanti nonostante tutto. L’elemento centrale è il sovrannaturale: il suo ruolo nella storia rimane ambiguo fino alla fine, portando a delle convinzioni piuttosto che ad altre.
I personaggi, però, non sono particolarmente caratterizzati. Non ho potuto fare a meno di pensare che fossero lo stereotipo dei thriller, senza quella marcia in più che mi avrebbe fatto davvero apprezzare il libro.
Sicuramente, però, l’autore mi ha convinta a recuperare il suo romanzo d’esordio: “La gemella silenziosa”.
Ringrazio infinitamente Garzanti per l’omaggio.
GIVEAWAY:

Leggete attentamente il regolamento per accaparrarvi la copia in palio, ricordatevi che avete tempo fino al 16 giugno:
1. Iscrizione a tutti i blog
2. Commentare e condividere almeno tre recensioni
3. Commentare l’evento facebook lasciando la mail per essere contattati in caso di vittoria.
Non dimenticatevi di inserire le informazioni richieste nel box sottostante:

a Rafflecopter giveaway

Grazie a chi parteciperà, fatemi sapere la vostra opinione in merito!

Recensione: “Absence – Il gioco dei quattro” di Chiara Panzuti

« Passi degli anni a cercare un motivo per cui lottare, una ragione per alzarti la mattina, per cambiare casa, città, destino. E poi, di punto in bianco, sei costretto a combattere e basta.
Senza appigli. Senza aiuti. Senza niente. »




Grazie alla Fazi Editore ho potuto leggere in anteprima il nuovo libro in uscita per la collana LainYa: “Absence – Il gioco dei quattro” di Chiara Panzuti, primo di una trilogia.
L’attesa per questo romanzo è stata veramente sentita dai lettori in generale e devo dire che l’aspettativa non è stata affatto delusa.

Almeno una volta nella vita tutti abbiamo sentito il bisogno di sparire completamente, ma quando questo accade davvero non è affatto divertente.

Per Faith, Jared, Christabel e Scott inizia un viaggio alla ricerca di colui che sa molto più sulla loro condizione di quanto possano saperne loro: invisibili al mondo, perfino ai propri stessi occhi. Dovranno lottare per sopravvivere a chi con violenza dà loro la caccia, in un insieme di mosse spietate atte ad ostacolarli. A quale gioco saranno costretti a partecipare? Qual è il significato dietro al biglietto con la scritta “Torna a vedere”?

Il libro di Chiara Panzuti è sicuramente ricco d’azione e avvenimenti concatenati. A questi, però, si alternano dei momenti riflessivi che danno un pugno allo stomaco al lettore molto più della trama principale. I personaggi sono caratterizzati dai personali sentimenti e tormenti, ma nel proprio piccolo e nonostante la giovane età cercano di dare una spiegazione riguardo la società in cui vivono. Spesso la quotidianità è talmente frenetica che soffermarsi sui dettagli diventa quasi impossibile. Anche mantenere i rapporti umani diventa complesso, il rischio è che le persone che fanno parte delle nostre vite involontariamente scompaiano, sovrastate dalle nostre priorità inderogabili. È nei ricordi che le ritroviamo, ma anche quando si vuole scattare una foto per congelare un evento nel tempo, ci si rende conto di non averlo vissuto davvero.

La disperazione per l’invisibilità fa cadere i protagonisti in uno stato sempre più scoraggiante: l’atmosfera angosciosa mi ha inquietato, tanto da dover mettere più volte in pausa la lettura.
È interessante arrivare a comprendere che non è importante tornare a vedersi di nuovo riflessi quanto tornare a far parte della vita di chi si ama. I legami sono ciò che più contano, perché l’uomo è un animale sociale.

Lo stile di scrittura dell’autrice è coinvolgente e trainante, non si può non arrivare alla fine del libro senza desiderare di poter leggere subito il prossimo.
Un libro con una protagonista come Faith, il cui animale preferito è una lontra, come potevo non amarlo?

Questo non è un libro fantasy qualsiasi, dimostra che le storie originali esistono ancora e lottano per emergere.

Sono davvero contenta per il traguardo che Chiara è riuscita a raggiungere con questa pubblicazione

questo link avrete la possibilità di scaricare in anteprima i quattro prologhi della storia: quale miglior modo per farsi un’idea della lettura?

In questi giorni, inoltre, la casa editrice ha indetto un concorso legato all’acquisto di Absence! Vi lascio il link e di seguito l’immagine di riferimento:



Blog Tour: “Diabolic” di S.J. Kincaid – Quarta Tappa

Quarta tappa del Blog Tour dedicato a “Diabolic” di S.J. Kincaid, edito da Mondadori, un libro appassionante di cui spero potrò parlarvi approfonditamente a breve.
Mi sono divertita moltissimo a creare questo articolo, in cui vi porterò alla scoperta del genere sci-fi.
Di seguito vi lascio l’elenco delle altre tappe del tour:
La fantascienza riconosciuta come tale vide la luce in Europa verso la fine dell’Ottocento con i romanzi scientifici di Jules Verne. Due delle sue opere più celebri sono “Ventimila leghe sotto i mari” e “Viaggio al centro della terra”, in cui l’avventura romantica viene contaminata dall’elemento fantastico, tecnologico e futuristico.
Al fianco di Verne non può certo mancare H.G. Wells con il libro: “La macchina del tempo”. Lo scrittore utilizza i meccanismi della fantascienza per esporre il suo punto di vista critico sulla società del suo tempo. Porta l’immaginazione oltre i limiti e utilizza elementi come l’invisibilità o l’antigravità per rendere le proprie storie straordinarie.
Come già ribadito, Isaac Asimov è sicuramente un simbolo della fantascienza e anticipa nelle sue opere il cambiamento che segna il genere letterario in America negli anni cinquanta. All’atteggiamento fiducioso e ottimistico nei confronti della scienza, infatti, a causa della bomba atomica si sostituisce un approccio più angosciato. 
Da qui, la prima produzione di un altro famoso scrittore: Philip K. Dick. Un tema frequente nelle opere di Dick è il confronto tra esseri umani e non umani: alieni, creature soprannaturali, androidi. Lo scrittore presta particolare attenzione ai problemi psichiatrici, alla dipendenza dalle sostanze stupefacenti (di cui lui per primo ne faceva uso) e alla ricerca del divino; l’atmosfera è pregna del pessimismo che pervadeva quegli anni, ma senza ignorare la dignità umana che lotta contro le pressioni dei potenti. Due delle sue opere più famose sono “L’uomo nell’alto castello” e “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?”, che ha ispirato il celebre film “Blade Runner”, di cui a breve uscirà nelle sale il sequel.
Dagli anni settanta la fantascienza si accosta al femminismo e all’identità femminile, dando modo a figure come Ursula K. Le Guin e Marion Zimmer Bradley di dominare sul panorama letterario. 
Successivamente al fenomeno di “Guerre Stellari” (su cui non mi soffermerò, perché sicuramente se ne parlerà nella tappa successiva a questa), nasce il sottogenere fantascientifico Cyberpunk, che unisce la scienza alla cibernetica e alla tecnologia avanzata.
Impossibile, in questo contesto, non citare William Gibson. Tra il 1984 e il 1988, Gibson scrive le tre opere che lo porteranno al successo: “Neuromante”, vincitore del Premio Hugo 1985, “Giù nel ciberspazio” e “Monna Lisa Cyberpunk”; insieme compongono la “Trilogia dello Sprawl”. Il vero protagonista dei suoi libri è l’ambiente in cui i personaggi vivono, che sia questo urbano, notturno o degradato. 
Questa tematica è presa d’ispirazione da un altro importante scrittore di questa corrente letteraria: Bruce Sterling, celebre l’antologia di racconti del 1986 “Mirrorshades”. 
Degli stessi anni è Frank Herbert, acclamato scrittore noto soprattutto per il ciclo di “Dune”, caratterizzato dai temi a lui cari come la sopravvivenza umana, l’evoluzione, l’ecologia e la commistione di religione.
Gli anni novanta furono caratterizzati da una forte ripresa della fantascienza britannica: Douglas Adams giunge al successo letterario nel 1979, con la pubblicazione di “Guida galattica per autostoppisti”, romanzo ispirato alla serie radiofonica fantascientifica di sua creazione, in cui la fantascienza umoristica si lega alla riflessione filosofica. 

In Italia,  l’anno “ufficiale” di nascita della fantascienza è considerato il 1952, con la pubblicazione delle riviste Scienza Fantastica e, poco dopo, Urania, i cui romanzi sono destinati a diventare la più celebre e longeva collana italiana. 

Dino Buzzati, conosciuto per il fantastico, si dedica al genere fantascientifico con il romanzo del 1960 “Il grande ritratto”, in cui descrive la realizzazione, in un misterioso centro di ricerche, di una gigantesca “Macchina Pensante”, un superelaboratore inizialmente pensato per scopi militari in grado di riprodurre la coscienza umana.
Finalmente ho l’occasione di citare il mio amato Italo Calvino: si accosta al genere con la raccolta di storie fantascientifiche, umoristiche e paradossali relative all’universo, al tempo e allo spazio “Le cosmicomiche”.

Potrei citare molti altri scrittori, ma preferisco concludere consigliandovi altri libri, dando per scontato che quelle citate sopra siano tra le opere fondamentali.

“Il condominio” di J.G. Ballard: lo scrittore immagina un immenso e ultratecnologico grattacielo che al suo interno racchiude tutto ciò che può servire alle migliaia di abitanti. Un ordinario guasto elettrico innesca la graduale rovina della città-palazzo, in una spirale di violenza e orrore.
“The Giver” di Lois Lowry: ambientato in una società futuristica pacifica in cui le differenze individuali, i sentimenti e il dolore fisico non esistono e la vita delle persone viene definita all’età di dodici anni. 
“L’uomo di Marte” di Andy Weir: la sfortunata vicenda di Mark Watney che è costretto a sopravvivere in solitudine sul pianeta rosso, nella speranza che la sua squadra riesca a giungere in tempo per salvarlo.
“Fahrenheit 451” di Ray Bradbury: in un mondo in cui gli incendi vengono appiccati, il pompiere Montag cerca di dare una svolta alla sua alienata realtà, in cui è costretto dalla legge ad irrompere nelle case di chi conserva ancora i libri per distruggerli.
“Multiversum” di Leonardo Patrignani: una trilogia italiana basata sul tema delle dimensioni parallele.
Meglio che mi fermi qui, altrimenti vado avanti per ore. Non perdetevi le altre tappe del Blog Tour e soprattutto recuperate “Diabolic” di Kincaid, disponibile dal 30 Maggio.