Review Party: Recensione di “Electric State” di Simon Stålenhag

In un mondo in cui la società si può collegare alla realtà virtuale, una giovane ragazza e un robot giallo si affiancano l’un l’altro in quello che parrebbe a tutti gli effetti essere un viaggio. Di fronte a loro si espande una realtà totalmente in degrado, tra coltri di polvere e ammassi di ferro e metallo sparsi al suolo. Con il loro avanzare, l’ambiente muta e perisce, sotto il peso dell’inaridimento e delle risorse prosciugate. Metafora di una civiltà sull’orlo della fine che non ha più cura per nulla se non per il proprio tornaconto personale.Come capitato con “Loop”, la cui opera è stata anche trasposta in una notevole serie tv, Simon Stålenhag mette la firma su una nuova ipnotizzante opera, caratterizzata da scenari tanto affascinanti quanto moralmente pesanti. Ogni tavola è studiata con un’accuratezza estrema, che si può osservare sia nei panorami che nei soggetti in primo piano, visivamente essenziali ma carichi di vita propria. Analizzando le immagini non si può non rimanere assordati dal silenzio opprimente da cui sono caratterizzate, come se i personaggi fossero rimasti fissi in quell’istante o si stessero muovendo così lentamente da risultare impercettibile. Alberga una quiete sacra, che al contempo trasmette irrequietezza, tensione e trasformandosi in attesa, di qualcosa che deve di certo avvenire l’istante dopo aver chiuso la palpebra. Questo è dato anche dall’utilizzo di colori prevalentemente cupi, illuminati però dai giochi di luce, naturale e artificiale, che contribuiscono a dare quel poco che basta di respiro all’insieme. I grandi mostri di metallo emergono dallo sfondo impressionando per il cambiamento tecnologico che guarda al futuro ma calati in un contesto primitivo che richiama il passato. Questo è dato dal progresso, che ha sempre più spinto l’umanità a calarsi nel virtuale con la conseguenza che anche quel poco di cura per l’ambiente esterno è venuto totalmente meno.
Se in “Loop” sono presenti storie molto brevi, quasi accennate, in “Electric State” la trama è unica, lineare e gioca un ruolo più importante che va a equilibrare il valore visionario dell’autore, dando alla vista e all’immaginazione continuità e un maggiore significato. Non esistono più occhi in cui riflettersi, se non in quelli metallici e spenti dei droni ammassati qua e là in un intreccio di circuiti che li fa sembrare ancora più terrificanti.
La storia della protagonista è lunga e intensa, il linguaggio utilizzato le dona forza e energia in contrasto con gli avvenimenti che man mano narra. Ho trovato davvero interessante seguirla e capire dove volesse andare a parare con il suo racconto.

“Electric State” è un’opera fantascientifica degna di essere letta e un’esperienza artistica che deve essere vissuta sulla propria pelle. L’arte di Stålenhag mi è entrata ormai nel cuore per il tratto distintivo e la capacità di incantare attraverso l’essenziale arrivando fin nel profondo.

Review Party: Recensione di “Agatha Raisin: La psicologa impicciona” di M.C. Beaton

L’agenzia investigativa di Agatha Raisin riapre ufficialmente le porte, tra i disastri di una vita sentimentale alla deriva e il tormento sull’innocenza di una persona chiave nell’ultimo caso risolto. Agatha infatti teme che la signora Simple, madre del killer imprigionato, non sia del tutto estranea ai fatti e il timore che qualcos’altro di brutto possa accadere le ingigantisce il seme del dubbio che con prepotenza si impone nei suoi pensieri.

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Review Party: Recensione di “Marea Tossica” di Chen Qiufan

Quando nel mondo viene creata l’etichetta “gente dei rifiuti” è segno che qualcosa nell’umanità si è definitivamente sgretolato.
Mimi abita in Cina ed è una ragazza dei rifiuti, viene dai bassifondi e ha sempre vissuto nella più totale povertà, in mezzo alla sporcizia, al tanfo, a persone che vivono per riuscire ad arrivare al giorno dopo. Le Silicon Isle sono l’ultima spiaggia su cui potersi guadagnare da vivere, smaltendo apparecchi elettronici e oggetti tossici, tutto frutto delle potenze economiche più importanti. Tossicità è proprio la parola chiave, perché se da un lato quell’impiego rappresenta la salvezza degli abitanti, dall’altro respirare costantemente quei fumi velenosi li conduce tutti verso una morte dolorosa. Per non parlare del continuo terrore cui si è sottoposti all’idea di una lotta tra gang per il dominio del territorio e di rimanere coinvolti nei frequenti attentati violenti che vengono attuati.
In questa situazione lo status quo è sottile e debole, basta un niente per scatenare una rivolta. Ora, sembra che la guerra decisiva stia per scoppiare e Mimi, nel pieno del conflitto, dovrà decidere se rimanere ancora spettatrice impotente o alzare la testa per cambiare finalmente le cose.

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Review Tour: Recensione di “Non dobbiamo stare vicini” di Ester Bradamante

New York ha da sempre la fama di essere una sorta di terra della speranza, in cui chiunque vi approdi può davvero realizzare i propri sogni.
Sara è spinta dal desiderio non solo di completare gli studi ma anche di trovare un lavoro e vede nell’America il luogo perfetto. Qui è legata dall’amicizia con Juls, ragazza con cui divide l’appartamento.
Sarà lei il punto focale dell’incontro imprevisto quanto segnato dal destino con Luke, collega di Juls e dall’animo tutt’altro che sognatore. Pratico, sicuro di sé, indifferente ai veri sentimenti e alle nuove conoscenze.
Opposti, certo, ma qualcosa farà avvicinare Luke e Sara sempre più, mettendo in discussione tutto quello che hanno sempre pensato fino ad ora.

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Review Party: Recensione di “Loki. Il giovane dio dell’inganno” di Mackenzie Lee

Loki è un giovane principe, a contatto con la Corte di Odino, Padre degli Dei, vive le sue giornate nello sfarzo e nella bellezza, all’interno di una famiglia che sembra volerlo amare. Eppure, non gli sfuggono gli sguardi d’odio lanciati verso di lui e, crescendo, la competizione con il fratellastro Thor si fa sempre più pungente. Sue caratteristiche non sono la forza fisica e il desiderio di dominio, ma l’intelligenza e l’arte della magia, che lo portano sempre più a scavare e a mettere in discussione tutto, alla ricerca della verità. L’incontro con Amora, un’apprendista maga, fa scattare in lui qualcosa che lo fa sentire finalmente davvero accettato.

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