
Review party: Recensione di “Storia della nostra scomparsa” di Jing-Jing Lee

Con uno stile scorrevole e accurato, Crystal Smith introduce il lettore in un mondo oscuro e magico, a cavallo tra luce e ombre in continua lotta fra loro. Aurelia e il gruppo che la supporterà dovranno fare i conti con qualcosa di più grande e forte e gli esiti non sono del tutto scontati. Dell’intera storia ho adorato la cultura dei popoli e le caratteristiche legate ai tipi di magia, spiegati come se anche il lettore potesse assistere alle lezioni del Mago Simon e fare proprie queste fantastiche nozioni.
Immedesimarsi nella protagonista non è facile, ma ho apprezzato di lei il fatto che sia davvero umana, perché le sue scelte portano a delle conseguenze che non sempre vanno a vantaggio della causa.
In quest’opera troverete magia, sangue, rituali e ribellione che vanno in contrasto con l’assetto politico dei regni descritti, cercando lo scontro per andare verso un futuro migliore.
Fiore di Sangue è il primo libro di una trilogia che promette grandi emozioni, attraverso una realtà in cui combattere la persecuzione diventa sempre più necessario. Non tutto viene sviluppato e approfondito, ma nel complesso ciò che viene presentato suscita la curiosità nel leggere i prossimi capitoli, che spero arriveranno presto anche in Italia.
Katrina e Malik sono proprio questo: anime talmente tanto agli antipodi da creare uno scontro potente nelle proprie vite. Questo perché la giovane è figlia di un importante narcotrafficante, mentre l’uomo è una spia cui viene dato l’ingrato compito di tenerla segretamente sotto osservazione in ogni istante possibile. Una sola è la regola: evitare il contatto con il nemico. Eppure, la sfacciataggine di lei irrita l’uomo fino al punto di avvicinarla per provocarla, ma non può prevedere la reazione che ne scaturirà. Katrina ha sempre vissuto come arma al servizio di un padre che non l’ha mai accettata, prendendo come unico scopo quello di adularlo e in qualche modo sentirsi da lui accettata. Ma lo spiraglio di libertà rappresentato da Malik rappresenterà per lei una svolta potente come un pugno, che può mettere in discussione tutto il suo mondo.
A fronte di un inizio un po’ troppo lento, la storia imbastita da Nicole Teso riesce nell’intento di intrattenere senza particolari pretese, emozionando e interessando il pubblico alla storia. Il linguaggio utilizzato è diretto e spesso volgare, ma perfetto per rappresentare la realtà in cui i personaggi si muovono. L’aspetto che più mi ha colpito è il rapporto che s’instaura tra i protagonisti, tanto inspiegabile per loro quanto inevitabile per chi li segue, come se fossero davvero poli destinati a incontrarsi e a distruggere le proprie vite, per poi ricrearle dalle ceneri ardenti dei loro sentimenti.
“Dove inizia la tempesta” è la classica lettura leggera che fa da tramite tra un impegno e l’altro e sa come distrarre dalle incombenze di ogni giorno trasportando il lettore per un paio d’ore in un altro mondo, la cui lontananza è la propria forza per essere apprezzata.