Review Party: Recensione di “Figli di virtù e vendetta” di Tomi Adeyemi

Dopo un’impresa apparentemente impossibile, Zélie e Amari sono riuscite a riportare la magia a Orisha. Eppure, i problemi spuntano subito all’orizzonte, quando si rendono conto che non solo i maji ne sono di nuovo in possesso, ma anche i nobili ora possono sfruttarla e sono pronti a tutto per avere la supremazia. Riusciranno le due donne, ancora una volta, a lottare per la libertà? Continue reading

Review Party: Recensione di “Predatori e prede” di Kathy Reichs

Tempe Brennan deve affrontare i delicati quanto grossi problemi della vita, facendo i conti con la salute e la famiglia senza per questo scordarsi del proprio lavoro. Un cadavere in aperta campagna la fa tornare ancora una volta sulla scena di un crimine complesso e turpe, che solo una persona con le sue intuizioni può davvero sperare di risolvere. Continue reading

Review Party: Recensione di “The Loop” di Ben Oliver

Dal Loop si può entrare ma non si può uscire. Nel Loop si può dormire, ma non sognare. Nel Loop, la libertà è relegata allo spazio della propria cella. Luka è lo sventurato tra i tanti che è costretto a vivere lì dentro fino al giorno della propria morte. Visite e controlli, messaggi politici che si bloccano quando lo sguardo dello spettatore guarda altrove, pasti ridotti all’osso, divise sempre pulite ma sempre uguali a sé stesse. Luka fa di tutto per rintanarsi nella sua mente, tra i ricordi fermi in altri luoghi, in mezzo ai libri che gli è concesso leggere. Happy, invisibile, osserva lui e tutti coloro che albergano il luogo. Come possono cambiare le cose quando è un’intelligenza artificiale a governare sopra ogni cosa in questo posto?

Digerire la lettura di “The Loop” non è quanto di più facile vi capiterà di fare quest’anno. Fin da subito, il punto di vista di Luka descrive ai lettori un’atmosfera soffocante e distorta, che tormenta i personaggi coinvolti quanto chi ne osserva semplicemente le gesta. Leggere l’opera è come rimanere intrappolati in un lungo incubo che dà l’impressione di non arrivare mai a conclusione ma anzi, di peggiorare man mano che si sviluppa. La condizione umana di solitudine mista a dolore fino a sfociare nella follia ha una presa d’attenzione incredibilmente alta, che traina la narrazione e porta il lettore a volerne sapere di più. Dal Loop rimane catturato non solo chi è condannato, ma anche noi che seguiamo ogni giorno le vicende dei personaggi. I valori etici vengono messi in discussione, soprattutto quando si inizia a chiedersi se è il protagonista ad essere negativo per ciò che l’ha portato lì oppure è il sistema stesso a essere illimitatamente crudele.

Adoro alla follia le storie psicotiche e soffocanti come questa, nelle ultime settimane ho avuto il piacere di guardare il film spagnolo “Il Buco” su Netflix e posso assicurare che ci sono molte similitudini, soprattutto per il senso di claustrofobia che entrambe le opere trasmettono. Questa nuova trilogia distopica, scritta abilmente da Ben Oliver, mostra attraverso “The Loop” un potenziale che spero sprigioni tutta la sua forza nei prossimi due libri della serie e che accentui maggiormente gli aspetti più realistici che permeano le pagine, fino a terrorizzare lo spettatore inerme. Utilizzare il fantastico come simbolo per trasmettere riflessioni reali e nuove chiavi di lettura sulla visione del mondo è oltremodo geniale, l’ennesima prova della forza di un genere letterario ancora fin troppo bistrattato.

Blog Tour: “Una volta è abbastanza” di Giulia Ciarapica – L’importanza della famiglia

“Una volta è abbastanza” di Giulia Ciarapica è una storia dove dramma, gioia e amore s’intrecciano fino a far nascere emozioni e riflessioni nel lettore che si appresta alla lettura. 
C’è un elemento fondamentale nel libro, che spicca ed è traino delle azioni dei personaggi: il legame famigliare. L’agonia straziante della guerra si riflette nella necessità di rimanere uniti e nell’affrontare il futuro, ciò che c’è dopo, con la certezza di non essere soli. Ci si sforza di tornare ad un quotidiano semplice, ripetitivo, ma tranquillo e senza troppe preoccupazioni. Così, si viene catapultati nella vita di tre famiglie: Betelli, Verdini e Bigini. In un piccolo paese come Casette d’Ete è normale che ci si conosca bene o male tutti, che la gente mormori, che i fatti vengano presto alla luce: la conseguenza più solita è la rottura o congiunzione dei rapporti. Una famiglia dovrebbe essere la certezza massima per ogni persona, e anche quando non è presente sai che potrà essere sempre con te. Un po’ come il filo rosso del destino, se vogliamo.
I Betelli e i Verdini si collegano irrimediabilmente con l’unione tra Giuliana e Valentino. Questo è qualcosa di inaspettato, ma tanto intenso e reale da poter sconfiggere anche le più grosse difficoltà che negli anni i due dovranno affrontare. I bei momenti, come un matrimonio o una dolce attesa, si uniscono a eventi devastanti, come la rottura di un rapporto o una morte improvvisa. E quando un membro non ce la fa a sostenere il peso, arrivano in soccorso tutti gli altri per alleviare la sofferenza. Come per Rita, che con i Betelli non ha legami di sangue, il cui fulcro esistenziale diventa la tristezza e l’ossessione per la famiglia Bigini, in grado di devastarla per anni, trova come unico appiglio il rapporto di amicizia che ha con Giuliana e Annetta e che le da forza quando anche lei stessa crede di non avere più energie per arrivare al giorno seguente. Spesso, ricchezza e povertà, possibilità e impedimenti, mentalità retrograde e progressiste, sono poli così opposti che non riescono a trovare un punto d’incontro, facendo ricadere le conseguenze dello scontro su chi in quel momento è il più debole. 
Il rapporto più interessante narrato nel libro è sicuramente quello tra le sorelle Betelli, Annetta e Giuliana. Come nel più classico dei legami fraterni, le due donne sono l’una l’opposto dell’altra: intraprendente e selvaggia la prima, seria e riflessiva la seconda. Sono quasi sempre alle prese con qualche discussione, come viene ribadito dalla scrittrice, ma sembra non esserci nulla che possa separarle davvero. Ma quando ci si mette in mezzo il fallimento e il tradimento, la mente viene annebbiata dall’odio e dal dolore, le parole si perdono nel vento, fino a scomparire. E il legame si spezza davvero, come quel paesino ancora dilaniato dalle conseguenze della guerra. Le finestre rotte, le facciate delle case annerite, tutto diventa lo specchio di un amore morente, destinato a spegnersi. Solo quando si mette da parte tutto e si fa il primo passo si può ricominciare a guardarsi negli occhi e a comunicare. Anche se per questo ci si può impiegare anni, non è mai troppo tardi per ottenere il perdono da una parte e saper far cadere il muro attorno al cuore dall’altra.
Questo e molto altro lo troverete descritto in “Una volta è abbastanza” di Giulia Ciarapica. Date una possibilità a questa storia e alla sua meravigliosa creatrice, non ve ne pentirete di certo.

Review Party: Recensione di “Le reginette. Tre amiche, una sfida” di Clémentine Beauvais

« E quando ci rendiamo conto della magia della bicicletta, tutto quello che lei rappresenta si mescola con noi, e sentiamo al tempo stesso l’aria, la strada con tutte le sue crepe, ogni sobbalzo del più piccolo ingranaggio, e il sangue dentro di noi, pompato a ogni pedalata. E a un tratto è un miracoloso amalgama, una cosa sola e unica, rapida e fremente, e siamo nell’universo come se fossimo stati noi a crearlo. »


Mireille, Astrid e Hakima sono unite da un evento crudele volto a danneggiarle: essere elette Salsicciotti, ovvero le più brutte della scuola. Quando si è giovani le parole hanno un impatto devastante sulla mente, molto più che in età adulta. Le reazioni possono essere tra le più disparate, dall’indifferenza al trauma più totale. Ma è questo che porta le tre ragazzine ad avvicinarsi e conoscersi: per consolarsi, darsi forza a vicenda. Per non abbattersi e reagire con forza nei confronti di chi si ferma all’aspetto fisico, senza andare oltre.

Episodi di questo tipo, si sa, possono anche portare a conseguenze drammatiche: il bullismo è la piaga dell’ambiente scolastico e spesso è difficile se non impossibile individuare il reale responsabile.
Ma ciò che fa la Beauvais con le sue protagoniste è sorprendente e divertente: cedere ai soprusi è come dare l’ennesima vittoria a chi colpisce, e in questo Mireille non vuole certo dare soddisfazione. Di fronte alla solitudine prende in mano la situazione e unisce il trio verso un’avventura che ha come meta Parigi: riuscire ad imbucarsi all’Eliseo del 14 luglio per denunciare l’ennesima ingiustizia.
Sembrerebbe uno scherzo, ma non è così; inforcate le biciclette le tre partono entusiaste, con genuina ingenuità. L’impresa non è per niente semplice, ma loro non si fermano: per la prima volta, si sentono finalmente parte di qualcosa.

È proprio questo il fulcro della storia: il riscatto, inteso come ritornare padrone della propria identità, senza condizionamento da parte di terzi, da chi si sente superiore e in diritto di giudicare.
Mi piace come argomenti tanto delicati vengano affrontati con freschezza e spensieratezza, ma senza sottovalutare e sminuire i problemi.

“Le reginette. Tre amiche, una sfida” è un libro che percorre ogni tipo di emozione e trasforma quelle negative in energia positiva. In un’atmosfera dolce e amara, la scrittrice vuole denunciare, ma senza dirlo chiaramente e senza pretesa alcuna, ciò che purtroppo è sempre più consuetudine. Lo fa senza infierire, spostando l’attenzione su un obiettivo che cambia le ragazze facendole migliorare: non per gli altri, ma solo per sé stesse.

L’opera inevitabilmente ha fatto riaffiorare ricordi spiacevoli della mia esperienza scolastica, ma ho affrontato la cosa con forza e divertimento, grazie a delle compagne di viaggio che, su e giù per i paesaggi francesi, hanno saputo intrattenermi e consolarmi attraverso le risate.