Review Party: Recensione di “Elric. La saga” di Michael Moorcock

« Questa è una storia di emozioni mostruose e di ambizioni sfrenate. È una storia di sortilegi, di tradimenti e d’ideali onorevoli, di sofferenze e piaceri spaventosi, di amore amaro e di dolce odio. Questa è la storia di Elric di Melniboné. »
 
Torna in Italia una delle saghe che ritengo essere un caposaldo del fantasy epico, in un’edizione preziosa che solo la collana Oscar Draghi di Mondadori poteva rendere tale. Questa è un’occasione unica per recuperare una storia assolutamente meritevole.

In un regno sempre più in decadenza, Elric, l’imperatore albino, regna incontrastato a cavallo tra lucidità e sregolatezza. Ma l’ombra dei Regni Giovani cresce sempre di più, pronta ad inghiottire ciò che anche il tempo vuole spazzare via. La battaglia per la difesa di Melniboné potrebbe essere ora più imminente che mai.

Elric è un personaggio affascinante e controverso, a cui non si può certo rimanere indifferenti. I sentimenti che prova, che siano tormento o amore, sono così intensi da risultare realistici e umani. Il viaggio che intraprende tra il terreno e il divino non è solo un cammino fisico, ma anche e soprattutto spirituale, che lo fa evolvere in una direzione non sempre ben definita, proprio per la forza e le debolezze che lo caratterizzano.

Gli anfratti di mondo che appaiono come una visione nell’occhio della mente contribuiscono all’ampliamento dell’immaginazione, che ora si trova ad esplorare nuovi scenari unici nel loro genere, come di fronte ad una delle grandi meraviglie che ben conosciamo.

Lo stile e il tono utilizzati da Michael Moorcock catapultano il lettore in un’atmosfera drammatica, cupa, ma assolutamente ipnotizzante, rendendo la lettura scorrevole, appassionante e coinvolgente.

La cosa più incredibile è come questa saga sia rimasta immutata nel tempo, dalla sua prima pubblicazione ad oggi. Al contrario del regno di Melniboné, l’opera poggia su fondamenta indistruttibili, che il tempo non fa altro che rafforzare attraverso l’energia, la condivisione e l’amore dei fan che sempre più crescono e non smettono mai di parlarne e tenerla in vita.

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Review Party: Recensione di “Il lupo nell’abbazia” di Marcello Simoni

« Il monaco abbozzò un istintivo cenno di scuse in direzione di padre Verinarius, piombato al suo fianco con la rapidità di un falco, per poi rimettersi al lavoro senza più far caso agli amici. Forma e colore, pensò, mentre si sforzava di fugare dalla mente l’immagine degli armigeri penetrati nella corte dell’abbazia. Del resto, la capacità di concentrazione non gli mancava. Lui era uno dei migliori miniaturisti di Fulda. »

Nella fredda e oscura atmosfera del Medioevo, si fa strada la figura avvolta nel ferro del generale Sturmio, che marcia come ipnotizzato seguito dal suo esercito verso l’abbazia di Fulda. Vengono così accolti dall’abate Rabano di Magonza, che non indugia nell’offrire un riparo dalla neve e dalle intemperie. Non può sapere che, da qui in avanti, avranno luogo atti spregevoli e imperdonabili, che coinvolgeranno in primo luogo il monaco Adamantius e i suoi compagni Walfrido, Godescalco e Lupo. Sarà il caso o il destino, ma subito si sparge così la voce che una creatura demoniaca si sia introdotta nel luogo sacro per chissà quale scopo. Ma qual è la verità che si nasconde dietro a tutto questo?
Marcello Simoni torna nel panorama editoriale con un giallo storico avvincente e inquietante. Non manca di arricchire la storia con informazioni erudite e fonti che rendono il complesso ancora più realistico, perché il lettore è subito catapultato in una Germania che, nonostante sia temporalmente lontana, è subito riconoscibile. Il suo stile di scrittura migliora a ogni lettura che affronto, diventando sempre più coinvolgente e trasmettendo emozioni sempre più palpabili. Non si può rimanere indifferenti a ciò che descrive, è affascinante come anche l’elemento più crudo sia trattato in un modo elegante, sorprendentemente raffinato. Al tempo stesso, la tensione colpisce senza la delicatezza che contraddistingue lo stile, disorientando positivamente il lettore.
“Il lupo nell’abbazia” è un romanzo meritevole, che può tranquillamente servire come apripista per leggere le saghe storiche che hanno reso famoso Marcello Simoni, portandolo a diventare uno degli autori contemporanei più conosciuti di questo genere.

Review Party: Recensione di “Nocturna” di Maya Motayne

« La magia è una forza pura che scorre nel mondo, ma ha bisogno di un canale, di una casa. Quei canali siamo noi, gli ospiti in cui la magia cresce. L’una non può sopravvivere senza l’altro. Noi le diamo vita, uno scopo, e per quanto riguarda te, un colore. E quando per noi arriva la fine, restituiamo la magia all’etere, così che qualcun altro possa prenderla in prestito. »

La magia porta all’unione, ma in alcuni casi la conseguenza inevitabile è la distruzione.

Alfie non avrebbe mai voluto diventare re. Non era nel suo destino e così avrebbe dovuto essere. Ma quando il regno di Castallan, la sua casa, viene attaccato, suo fratello maggiore Dez, primo nella linea di successione, viene brutalmente ucciso, lasciando a lui come eredità l’oneroso fardello del trono. Il principe non accetta tutto questo e matura il desiderio di trovare un modo per riportare indietro il legittimo re. Anche se questo può voler dire scatenare una magia oscura e terribile.

Finn fugge da colui che ha sempre chiamato padre, ma che l’ha trattata in ben altro modo rispetto a come ci si aspetterebbe da un genitore. Scappa per dimenticare il suo volto, confondendosi in mezzo a quello di molti altri. Di paese in paese, la magia è la sua ancora di salvezza.

Il loro incontro sprigiona contro il proprio volere una magia sconosciuta, onnipotente e malvagia, che invade tutto il regno con lo scopo di consumarlo. Per i due giovani fuggire dalla propria vita non è più una soluzione: unirsi per combattere ciò che hanno provocato diventa la missione ultima per salvare il regno dal cadere in una tenebra eterna.

Il mondo creato dalla Motayne mostra uno spaccato non così fuori dal comune rispetto ad una realtà possibile nel nostro: allo sfarzo e alla ricchezza della vita di Alfie si contrappone la precarietà e la drammaticità di quella di Finn, denunciando situazioni altamente contrapposte che però si realizzano nello stesso paese. Questo si vede bene anche nell’utilità che ognuno fa della magia e quanto sia importante non superare il confine sottile che la trasforma in un’arma devastante.

Devo dire che tra i due protagonisti ho di gran lunga preferito Finn: ho amato la sua caratterizzazione e il suo modo di fare tanto da non vedere ogni volta l’ora di ritrovarla ancora in azione. Alfie predomina sulla buona parte del libro, come portavoce di una responsabilità non voluta che grava sulle spalle e che per forza lo porta ad agire in qualche modo. Finn in tutto questo purtroppo mi sembra ne sia rimasta fin troppo coinvolta, trascinata verso il compiersi di un destino altrui piuttosto che verso il suo personale. Spero che con il seguito si ripari a quest’unica pecca.

Sfruttare un’ambientazione e una cultura tipiche del Sud-America porta il lettore a incuriosirsi e avvicinarsi ad un territorio non così tanto esplorato dai libri di genere fantasy. Questa lettura è capitata nel momento perfetto, dopo l’ennesima visione del film Disney Coco.

“Nocturna” è una storia ricca di eventi ben costruiti, che alternano l’azione delle battaglie alle vere e proprie nozioni di magia, che è l’elemento che più mi ha fatto impazzire perché determina la cura che la scrittrice ci ha messo per mettere nero su bianco il mondo che aveva nella sua mente. Come per magia, eccolo lì. Anche se può ricordare in parte storie già raccontate da altre autrici che negli ultimi anni stanno cavalcando l’onda del successo, intravedo in questa trilogia qualcosa di speciale e che mi fa pensare che ne varrà davvero la pena continuare a seguirla.

Recensione: “Darkdeep. I segreti di Still Cove” di Ally Condie e Brendan Reichs

Ogni abitante di Timbers conosce la scogliera di Still Cove al suo limitare e sa da sempre un’unica importante regola: mai avvicinarsi a quel luogo. Misteri oscuri si dice vi si alberghino, pronti a catturare i malcapitati senza più lasciarli andare. Ma quando è Nico a finirvi accidentalmente, gli amici Emma e Tyler non possono fare altro che farsi coraggio e, con l’aiuto di Opal, esplorare l’isola per salvare il ragazzo. Si apre così ai loro occhi un territorio che sembra indipendente da tutto il resto, incontaminato e tanto affascinante quanto terribilmente pericoloso.

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Review Party: Recensione di “Macchine Mortali – Congegni Infernali” di Philip Reeve

« “Senti” riprese, “noi siamo delle persone insignificanti, giusto? Lo siamo sempre stati. Persone che cercano di fare la propria vita ma dipendono sempre dalla pietà di uomini come lo Zio, Shkin, Masgard, Pennyroyal e… Valentine. Quindi la risposta è sì, mi piace essere forte quanto loro, mi piace reagire e pareggiare un po’ i conti.” »


Sedici anni sono trascorsi dal lieto fine che ha premiato Tom e Hester. Il loro amore ha dato vita alla piccola Wren, che eredita il mondo pacifico che hanno contribuito a costruire. Ma alla ragazza, ormai adolescente, queste giornate tranquille e monotone sembrano prive di quel sale e quello spirito battagliero ereditato dai genitori. Tanto da nutrire il desiderio di partire all’avventura con i Ragazzi Perduti, a cui si unisce grazie a Gargle per trovare il fantomatico “Libro di Latta”. Ma qualcosa nell’operazione va storta, e Wren è costretta a fuggire insieme alla banda. Tom e Hester non possono fare altro che mettersi al loro inseguimento per riportare la figlia a casa. Un viaggio di certo non tranquillo, che porterà i due a fare i conti ancora una volta con i fantasmi del passato.

Sono davvero felice finalmente, dopo diversi anni, di poter proseguire la lettura di questa bellissima saga di Philip Reeve, che possiamo gustare grazie a Mondadori che con l’uscita del film di Macchine Mortali ha deciso di riprendere la pubblicazione. Di conseguenza, è stata una vera emozione rincontrare vecchie conoscenze, come Tom e Hester, e rituffarmi nelle atmosfere distopiche e steampunk che tanto mi avevano affascinato ai tempi. Hester si riconferma la donna forte e indipendente che avevo lasciato in “Freya delle Lande di Ghiaccio” (sì, la prima edizione del libro ora conosciuto come “L’Oro dei Predoni”) e che non perde il suo carattere nonostante la famiglia e la pace tanto agognata. Questa fissità a sfavore di un cambiamento radicale non lo trovo un punto negativo, in quanto penso sia complicato cambiare sé stessi dopo una vita piena di dolore e pericoli. L’ambientazione diventa sempre più ricca e sfaccettata, così come la trama orizzontale che a ogni libro diventa più avvincente, interessante e complessa. Macchine Mortali matura insieme ai suoi personaggi, evolvendo e dando la possibilità al lettore di esplorare sempre più a fondo il mondo creato da Philip Reeve, mai per nulla scontato.