Nel fulcro di gioia, luce e calore che rischiara la genitorialità, capita che possano annidarsi dei sentimenti oscuri, crudeli, disumani.
Yamauba scopre questo e molto altro, nell’abisso di follia in cui cade quando, al suo risveglio, il suo amato bambino è morto tra le sue braccia. Un inganno indicibile, narrato dalla mente diabolica di Akuma e sua madre. Spinto dall’odio, l’uomo architetta ciò che dovrebbe rimanere inesistente, spingendo la sua non più consorte in un barato di dolore che nessuno mai dovrebbe provare.
Incapace di proseguire oltre con la sua vita, Yamauba cerca la morte, come suo figlio cercava assetato il suo seno quando aveva fame. Lei, che non desiderava altro che donare amore, è ora destinata a fare i conti con l’inspiegabile, senza rimanere scalfita dal dolore del fisico, dilaniata però da quello dell’animo. Infine, accoglie quello che lei interpreta come il volere degli Dei: diventare una belva di puro istinto alla ricerca continua del sangue.
È così, quindi, che ha inizio la sua storia.
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