Quando sorge la Luna di Sangue, ha inizio una competizione mortale che vede protagoniste le sette famiglie della città di Ilvernath. Chi viene scelto a rappresentanza della propria dinastia dovrà lottare per vincere e avere il controllo sull’alta magia.
Un torneo che diviene vera e propria ossessione e che viene visto con estremo interesse dagli spettatori che prendono la parte di una piuttosto che dell’altra. Una moralità intrisa nel sangue, che sembra dovere rimanere uguale a sé stessa per sempre. Ma qualcosa ora è cambiato e i sette sfidanti potranno scegliere del loro destino, sempre se riusciranno a sopravvivere.
Una trama ben poco originale potrebbe portare all’immediata critica la storia di Noi i cattivi. Tra un punto di vista e l’altro, il lettore entra in un mondo oscuro a tinte rosse in grado di instillare tensione fino al terrore. A fronte di elementi molto utilizzati, il dinamismo creato dai differenti punti di vista è vitale.
Un gioco mortale e a colpi di magia, in cui a vincere è soltanto il volontario più forte. Ogni famiglia è pronta a rischiare tutto, pur di ottenere il massimo potere e poterlo sfruttare a proprio piacimento. Perfino a sacrificare lo stesso figlio.
Entrare nelle meccaniche di questo mondo non è semplice, né immediato. Le informazioni da assimilare sono molte ed è necessaria una buona parte del tempo di lettura per comprenderle. Stessa cosa per le descrizioni dei personaggi, nonostante i vari punti di vista aiutino in tal senso.
Nel complesso, Noi i cattivi è un libro in grado di intrattenere e regalare dei momenti di piacevole lettura. Essendo una dilogia non mi farò di certo sfuggire il secondo: il finale sarà cruciale per la buona riuscita dell’intera storia.