Recensione: “La cattiva strada” di Paola Barbato

In un’oscura notte, lungo un’autostrada, Giosciua Gambelli fa un’inquietante scoperta: il carico che sta trasportando. I suoi affari sono sempre stati loschi, ma comprendere con chi, o cosa, ha a che fare diventa subito un pericolo, per sé e per chi incrocia il suo cammino. A indagare sul caso viene chiamato Giuseppe Marotta, che si lancia in una corsa contro il tempo sulla strada più cattiva della sua intera carriera.

Arriva quel momento dell’anno in cui Paola Barbato torna in libreria e ci fa un regalo immenso. I suoi thriller sono sempre capaci di mozzare il fiato e “La cattiva strada” non è da meno.

Ciò che da subito alla testa è scoprire che questo libro, corposo di pagine e avvenimenti, dipana le sue vicende nel corso di una notte. In poche ore succede di tutto e non si può ignorare il gelo che sempre più velocemente porta insensibilità agli arti e al sangue stesso.

Da qui si comprende sempre più quanto la Barbato sia un’incredibile maestra della scrittura e quanta cura e passione impieghi in ogni suo lavoro. Non è facile avere a che fare con il tempo eppure lei ci riesce benissimo, senza mostrare tutta la fatica che si nasconde dietro allo sforzo della realizzazione della storia.

Una scrittura potente e graffiante, in grado di far galoppare il cuore al ritmo delle auto in corsa. In compagnia dei suoi personaggi non ci si annoia, anche quando viene descritto ogni minimo dettaglio. Ogni punto di vista è vivido ed è difficile comprendere per chi prendere le parti e prevedere come tutto finirà.

Seguire Paola Barbato stessa, pagina dopo pagina, potrebbe dare l’impressione di essere su una cattiva strada. Ma la soddisfazione che ogni volta si prova alla conclusione è così inebriante da desiderare altre storie così, ancora e ancora.

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