Una foresta maledetta, un antico artefatto, una cacciatrice che si traveste da uomo per procacciare del cibo per la sua gente. Vivere ad Arawiya non è mai stato semplice e Zafira lo sa molto bene, perché colui che è conosciuto da tutti come il Cacciatore è proprio lei. Mantenere segreta la sua identità è la sua priorità, ma l’incontro con il principe Nasir rimescolerà le carte in tavola.
Ammetto di avere avuto diverse aspettative per questo libro perché già ne avevo sentito parlare un gran bene. Devo ammettere ulteriormente, però, che queste aspettative sono state soddisfatte solo in parte.
Non è la prima volta che mi approccio a un fantasy con elementi arabeggianti ed è un tipo di storia che, pur piacendomi, noto che fa sempre fatica a decollare come vorrei. Il mondo realizzato da Faizal è concreto e pieno di vita, non si fatica a immaginarselo ed è sempre molto affascinante.
Il problema principale penso che sia legato proprio alla sua prosa, che non sempre risulta scorrevole, finendo addirittura per essere prolissa. Sia chiaro: amo i romanzi corposi, ricchi di dettagli sugli ambienti e zeppi di avvenimenti. Qui, però, c’è qualcosa che non va e che rallenta inesorabilmente la narrazione.
Ma non mancano i punti forti, dati principalmente dalla mitologia ispirata alle leggende arabe e dai personaggi. In modo alternato si seguono i punti di vista di Zafira e Nasir, due protagonisti complessi e a tutto tondo che però danno spazio anche ai personaggi secondari, Altair su tutti.
Anche la trama è magica e avvincente, ma proprio per i motivi già spiegati spesso non è sviluppata a dovere. Il suo essere altalenante disorienta, è innegabile, ma per fortuna per quel che mi riguarda ho avuto abbastanza curiosità per proseguire con la lettura.
Un esordio un po’ zoppicante, mi duole ammetterlo, ma che comunque mi spinge a sapere come tutto andrà avanti con il prossimo volume.