Beth e Tom sono la coppia perfetta. Con una figlia meravigliosa e l’attività dei suoi sogni, la donna non potrebbe desiderare di meglio. Quando però una sera bussa alla porta di casa una pattuglia della polizia la vita della famiglia cambia profondamente. D’altronde, come ci si potrebbe sentire quando il proprio marito viene accusato di omicidio e tu stessa sospettata di una qualche forma di complicità?
Quando un thriller riesce a insinuare il dubbio tanto nei personaggi quanto nel lettore, si ha come risultato una lettura avvincente e al cardiopalma. Questo è il caso di Alice Hunter, che ha imbastito una trama, fin dalle premesse, interessante e agghiacciante.
Non potevo sperare di meglio, in un nuovo thriller psicologico che è riuscito a prendermi in giro dall’inizio alla fine. Subito si empatizza con Beth, trovando assurda una situazione in cui nessuno vorrebbe trovarsi. Si arriva al punto di mettere in discussione qualsiasi cosa, perfino quelle che dovrebbero essere le fondamenta.
Capita anche nella vita reale di trovarsi in una famiglia invischiata per qualche motivo in un caso di cronaca nera. Non oso immaginare come ci si possa sentire, ma solo ipotizzare quanto questo sia surreale. Le accuse sono fondate? Conosco davvero la persona accusata? Come è possibile che non mi sia accorto di nulla?
Queste sono le domande che vorticano come un tormento in Beth e ossessionano la nostra mente per tutto il tempo della lettura. Non è facile mantenere alta la tensione, specie in un libro tanto lungo, ma l’autrice ci è riuscita egregiamente, portando a un epilogo inaspettato e soddisfacente.
Anche dopo aver chiuso il libro, non sembra vero che sia stata scritta la parola fine. L’ossessione prosegue e sembra quasi voler scavare nei segreti personali della vita vera, chiedendoci come reagiremmo noi di fronte a una situazione simile. Beh, auguriamoci di non finirci mai!