Review Party: Recensione di “Il convento dei segreti” di Giada Trebeschi

Il 15 luglio 1669, Agata Maria Paternò della Bruga è morta e rinata in una vita che non desiderava. Costretta dalla sua stessa famiglia a prendere i voti e a chiudersi in un convento, ha inizio per lei il percorso come suora Immacolata, in un quotidiano che le sta stretto e che la porta a subire numerose punizioni. Solo l’arrivo di Maria Grazia saprà risollevarla… prima che i segreti reciproci vengano a galla in modo terribilmente pericoloso.

Giada Trebeschi approda in casa Newton Compton con un romanzo thriller storico davvero d’impatto. L’ambientazione siciliana riesce a far immergere ancora di più il lettore in quei luoghi, immaginandoli in un’epoca ormai davvero lontana.

Fin dalle prime pagine l’atmosfera che prevale è pesante, piena di tensione e rassegnazione: Agata non avrebbe voluto per sé una vita da suora eppure deve soccombere ai desideri della sua famiglia, che hanno dato un futuro migliore al loro figlio maschio. La ragazza si sente persa, impaurita. Addirittura, sente di essere stata uccisa da chi avrebbe dovuto sostenerla.

Il suo temperamento ribelle contribuisce a farle sentire la vita rigida di un convento ancora più stretta del normale e, conseguentemente, a vessazioni continue da parte delle sue superiori. Solo l’arrivo della pasticcera Maria Grazia sembra donarle un nuovo motivo per sorridere al mattino.

Fino a qui potrebbe sembrare una storia lineare, ma quando emergeranno dei segreti nascosti in questo luogo di preghiera le cose diventeranno sempre più complesse e intriganti. L’autrice sa bene come instillare il dubbio e la tensione nell’animo dei lettori, grazie a una scrittura curata, forbita ed emotiva.

Il libro scorre con semplicità, grazie a una trama ben costruita e imprevedibile. “Il convento dei segreti” non deve essere preso sottogamba: qualsiasi cosa, anche la più sfuggente, può rivelarsi la chiama per la risoluzione.

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