Maurizio De Giovanni ha saputo creare con il Commissario Ricciardi e I Bastardi di Pizzofalcone delle ambientazioni intriganti, curate e identificative. Con “L’equazione del cuore” si esplora una storia a sé stante assolutamente emozionante, in una realtà ancora una volta ben definita come una fotografia.

La protagonista è sempre lei, la sua Napoli che ama tanto. Città delle sue origini, luogo di appartenenza di Massimo che ora però si gode la solitudine a Solchiaro, sulla punta meridionale di Procida. Un’isola di pace, lontana dal mondo, dai turisti, dalla spazzatura. Perfetta per l’uomo che era diventato e, quando l’estate lasciava il posto all’inverno, perfino il paesaggio stesso rifletteva la sua malinconia.

Tutto calcolato, tutto logico. Come la matematica, che l’ha accompagnato per una vita intera durante gli anni di insegnamento.

Ma questo rassicurante quanto fragile castello di carta crolla improvvisamente, con una telefonata che mai nessuno vorrebbe ricevere. Attraverso una cornetta Massimo viene a sapere di un gravissimo incidente stradale in cui sua figlia e il marito hanno perso la vita. Solo dopo aver preso il treno diretto alla stazione Centrale di Milano scopre che Checco, suo nipote, era con loro e ora lotta tra la vita e la morte.

Un nipote mai conosciuto, un ruolo di nonno mai davvero desiderato. Il tutto sullo sfondo di una cittadina “del nord”, immersa nella ricca provincia padana ma mai resa chiara, come se tutto di quell’ambiente nuovo non avesse davvero importanza tanto da essere specificato meglio. Spiazzato, confuso, solo desideroso di tornare a casa, Massimo dovrà prendere ora le redini di una vita non sua, ma che senza di lui non potrebbe andare avanti.

Una storia commovente che percorre l’Italia attraverso il potere segreto dei numeri e della matematica.