Natale è alle porte… E quale miglior modo di annunciarlo se non con tre racconti a tema targati Newton Compton? Rimanete qui è fatevi travolgere dalla magia delle feste con tre racconti di cui non vi pentirete.
Quando Gloria viene chiamata nell’ufficio del capo, non sa quanto questo cambierà la sua vita. Editor in carriera, si ritrova faccia a faccia con un nuovo lavoro, l’ultimo prima delle vacanze di Natale. Ma seguire il nuovo autore di punta, Orlando James, non sarà così semplice, specie quando lui ama le festività di fine anno mentre lei non ne ha interesse. Riuscirà una serie di sfide ben congeniate a far trovare un punto d’incontro?
Anna Zarlenga è l’unica autrice del trittico che ancora non avevo avuto modo di leggere, quindi il suo racconto di Natale è per me una bella occasione per poterla conoscere. Con un tema a entrambe caro, già troviamo un bel punto d’incontro: così, a passo lento, entro nella vita di un personaggio particolare come Gloria, una editor professionista e professionale che, pur dovendosi armare di pazienza con gli autori, ama davvero il suo lavoro. Vederla brevemente interagire nel suo ruolo mi ha fatto sorridere e pensare a quando mi sono ritrovata io al suo posto e soprattutto agli aneddoti di una editor bravissima ma che spesso si ritrova nelle situazioni più disparate che mettono a dura prova la sua sanità mentale (ciao, lo so che mi stai leggendo!).
Se Gloria è rigida e molto impostata, diventa subito chiaro quanto Orlando sia elastico e più di ampie vedute. Una cosa lo attira della sua nuova editor: l’odio nei confronti del Natale. Curioso di comprendere cosa ci sia dietro, architetta una serie di sfide che la ragazza deve affrontare, senza sapere quanto la meta sia imprevedibile. Conoscere passo dopo passo i personaggi è come avventurarsi nel calendario dell’Avvento annuale: a ogni capitolo c’è una sorpresa tutta da scoprire. Pian piano ci si affeziona e si arriva a comprendere le emozioni di ognuno facendole proprie, arrivando infine a comprendere cosa è nascosto dietro alle apparenze (o sotto a un costume da elfo!). Ci si domanda dove la storia voglia andare a parare e infine si ha come premio un emozionante finale, che in qualche modo fa riscoprire il significato intrinseco del Natale, della famiglia, dell’amore puro. Orlando e Gloria sono una coppia divertente e adorabile, in grado di conquistare in poco più di 50 pagine.
“Uno sconosciuto sotto l’albero” anticipa in modo vincente il clima natalizio e, per quel che mi riguarda, mi ha messo curiosità nello scoprire di più sui romanzi di Anna Zarlenga.
Natale significa festa, gioia, vacanza. Non per Federico Viviani, che vede in dicembre il momento più caldo lavorativamente parlando e un’occasione per non rimanere incastrato nelle riunioni di famiglia. Ma sua sorella Charlotte ha altri piani e lo spedisce nelle Valli di Lanzo alla ricerca del suo spirito guida. Un viaggio non voluto lo porta a un incontro non voluto, quello con Chiara e con dei sentimenti che grazie al Natale possono sorprendentemente sbocciare.
Parto con la lettura del racconto di Grazia Cioce e subito mi sento a mio agio: dopo due romanzi sono entrata in sintonia con il suo stile e mi sento pronta ogni volta a cogliere l’occasione di farmi sorprendere. Il risultato? Soddisfazione piena! Non sapevo che questo racconto fosse collegato al suo romanzo più recente (Il fascino discreto dell’amore), quindi ritrovare vecchi volti è stato divertente e destabilizzante al tempo stesso. Mi piace un sacco questa trovata narrativa, perché è come se i personaggi di carta vivessero oltre a ciò che viene raccontato, evolvendosi anche se non è possibile seguirli con costanza. Approfondire la conoscenza di Federico è stato sorprendentemente interessante, soprattutto per il taglio coerente che gli è stato dato.
Con fluidità e spirito di riflessione, l’autrice ci fa entrare nella vita di due persone che si ritrovano loro malgrado a convivere in una situazione non voluta. Federico e Chiara si capiscono subito ma non per i motivi che ci si può aspettare: entrambi hanno solo in testa il loro lavoro, che sembrano amare più degli affetti da cui sono circondati. Sacrificano perfino il Natale, forse l’unica occasione che cerca di far sopravvivere l’umanità e le emozioni. Mi aggrappo sempre più alla speranza che nel Natale possa celarsi qualcosa di positivo e speciale e, stavolta, anche i protagonisti verranno portati a credere in qualcosa di diverso e cambiare in meglio le loro priorità.
“Il mio regalo di Natale” è una novella deliziosa come i biscotti allo zenzero e che, in un modo originale e speciale, porta a sentire un tepore piacevole nel petto in attesa del 25 dicembre.
A volte capita che la ricchezza sia sinonimo di soddisfazione. Non per Kasumi, che pur avendo una vita benestante sente in cuor suo un’aridità dolorosa e sfiancante. Solo il 24 dicembre può calzare i panni di qualcun altro e sentirsi finalmente libera. Cosa potrà mai succedere, se per un giorno ci si inventa un’altra identità?
Mia Another la sostengo a prescindere: le sue storie sono preziose come l’aria. Ne ho già intessuto le lodi in passato e penso che non smetterò mai. Ho atteso questo racconto nel corso degli ultimi mesi come pochissime altre cose, innamorandomi della copertina e pronta a tornare nel Giappone da lei descritto.
Una notte innevata, tra le luci sfavillanti di Tokyo, sui passi di una donna che non vuole essere sé stessa. Da tre anni a questa parte, Kasumi attende la Vigilia per dimenticarsi del suo quotidiano e andare alla ricerca di un qualcosa che possa farla sentire viva. Un incontro casuale ma fatidico le farà capire che non è la fuga di un giorno ciò che vuole e quanto sia importante afferrare la svolta più importante.
Capita di desiderare di scappare. Capita di sentirsi frustrati. Capita di sentirsi incastrati e sentire mancanza di ossigeno dalla mattina alla sera. Non posso non comprendere ciò che in pochissime parole viene descritto della protagonista e sentirmi istantaneamente nella sua mente e nel suo cuore. L’evoluzione che affronta è emotivamente provante: ogni pagina è una stilettata al cuore, ogni capitolo da sempre più motivo al lettore di piangere.
Kasumi fa emergere una sofferenza silente ma tanto palpabile da essere ingombrante. Eppure, al tempo stesso, riesce a prendere consapevolezza del futuro e a dare a sé stessa e a noi spettatori quella spinta che può davvero fare la differenza, portando a volerci più bene e a vedere la luce in fondo al tunnel.
È indescrivibile la quantità di emozioni provata in poche pagine e vorrei tanto poter sapere di più di questi personaggi, poter tornare da loro prima o poi per ringraziarli e scoprire cos’altro possono insegnarmi. “Una notte di neve a Tokyo” è, per me, il perfetto regalo di Natale.
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