Blog Tour: “Non guardare indietro” di Jessica Barry

Mezzanotte. Cait Monaghan e Rebecca McRae si trovano in macchina su una strada desolata che attraversa il deserto del Nuovo Messico. Non si sono mai incontrate prima. Il lavoro di Cait consiste nel portare al sicuro donne in fuga senza mai fare domande. Come la maggior parte di loro, Rebecca sta cercando di scappare da qualcosa. C’è una ragione per cui Cait sceglie di aiutare delle sconosciute: anche lei ha un passato e sa cosa vuol dire essere inseguite. Entrambe hanno segreti da proteggere e le vite di entrambe sono in pericolo. Quando un camion arriva ad alta velocità alle loro spalle, in un primo momento le due donne pensano si tratti di qualche autista arrabbiato, ma capiscono in fretta che chiunque sia alla guida sta dando loro la caccia. Mentre aumentano i chilometri che si lasciano alle spalle e i pericoli che devono affrontare, il passato tenuto così faticosamente nascosto torna a perseguitarle. Qualcuno vuole morta una di loro, ma quale delle due? E quel qualcuno, considerata la vita che ciascuna di loro ha condotto, potrebbe essere chiunque. Se Cait e Rebecca vogliono sopravvivere, devono imparare a fidarsi l’una dell’altra e di se stesse. Ma la fiducia ha un costo, ed entrambe hanno già pagato un prezzo molto alto.

Quando si parla di violenza di genere sono tanti gli ambiti culturali che possono essere coinvolti da una tematica tanto importante e forte come questa. “Non guardare indietro” di Jessica Barry è solo un esempio tra molteplici fiumi di parole scritte, di seguito parleremo di altre valide letture che hanno questo argomento come unico comune denominatore.

“La moglie magica” di Sveva Casati Modignani

A vent’anni, appena sposata, Mariangela va ad abitare con il marito in un’elegante palazzina Liberty di via Eustachi a Milano. I vicini ammirano i suoi grandi occhi illuminati di gioia e la sua vitalità contagiosa, al punto che il nomignolo di «Magìa», che la accompagna da quando era bambina e non sapeva pronunciare il proprio nome per intero, sembra esserle stato cucito addosso dal destino. Eppure, nel tempo, gli stessi vicini la vedono spegnersi: quella ragazza allegra ed esuberante si trasforma in una donna nervosa e sfuggente. Tutti le vogliono bene, ma non possono aiutarla, perché hanno capito che il motivo della sua tristezza è il marito Paolo. Quattordici anni prima, sposandolo, Magìa aveva lasciato il suo paesino di montagna, stregata dalla promessa di una vita brillante, fatta di regali costosi e vacanze da sogno: una agiatezza che ha pagato a caro prezzo, perché Paolo è un uomo che confonde l’amore con il possesso, che maschera con l’aggressività le proprie insicurezze e riesce a essere geloso persino delle attenzioni che la moglie riserva ai loro due bambini. Un giorno, dopo l’ennesimo gesto violento del marito, Magìa si risveglia finalmente dal suo stato di sudditanza e allora trova il coraggio di riprendere in mano la sua vita e ribellarsi, per salvare se stessa e i figli. E con questa nuova consapevolezza scoprirà anche la sua carica di magia.

La regina della letteratura italiana ha voluto cimentarsi, anni fa, in una storia che avesse come suo centro la violenza sulla protagonista. Quella della Modignani è un’altra di quelle storie che, seppur brevi, sono incisive nei concetti e nei sentimenti, portando a tifare con ardore per la salvezza della parte in causa.

“Mille splendidi soli” di Khaled Hosseini

A quindici anni, Mariam non è mai stata a Herat. Dalla sua “kolba” di legno in cima alla collina, osserva i minareti in lontananza e attende con ansia l’arrivo del giovedì, il giorno in cui il padre le fa visita e le parla di poeti e giardini meravigliosi, di razzi che atterrano sulla luna e dei film che proietta nel suo cinema. Mariam vorrebbe avere le ali per raggiungere la casa del padre, dove lui non la porterà mai perché Mariam è una “harami”, una bastarda, e sarebbe un’umiliazione per le sue tre mogli e i dieci figli legittimi ospitarla sotto lo stesso tetto. Vorrebbe anche andare a scuola, ma sarebbe inutile, le dice sua madre, come lucidare una sputacchiera. L’unica cosa che deve imparare è la sopportazione. Laila è nata a Kabul la notte della rivoluzione, nell’aprile del 1978. Aveva solo due anni quando i suoi fratelli si sono arruolati nella jihad. Per questo, il giorno del loro funerale, le è difficile piangere. Per Laila, il vero fratello è Tariq, il bambino dei vicini, che ha perso una gamba su una mina antiuomo ma sa difenderla dai dispetti dei coetanei; il compagno di giochi che le insegna le parolacce in pashtu e ogni sera le dà la buonanotte con segnali luminosi dalla finestra. Mariam e Laila non potrebbero essere più diverse, ma la guerra le farà incontrare in modo imprevedibile. Dall’intreccio di due destini, una storia che ripercorre la storia di un paese in cerca di pace, dove l’amicizia e l’amore sembrano ancora l’unica salvezza.

Quello di Hosseini è uno dei romanzi più forti che io abbia letto in giovinezza. Su consiglio di mia madre che già lo aveva apprezzato mi sono lasciata convincere da una di quelle letture che ritengo essere imprescindibile. Da leggere almeno una volta nella vita.

“Ami” di Edoardo Erba

Marocco, 1984. Ami ha solo quattordici anni quando s’innamora e decide di scappare di casa con un ragazzo bello e ricco di cui non conosce neppure il nome. Lui ha una macchina elegante, e lei pensa che stiano andando a sposarsi, o su per giù. Che quello sia un viaggio di nozze, o su per giù. Ma è un inganno, e Ami, incinta, si ritrova da sola, persa fra le stradine di Tinghir. La sua ingenuità ha una forza dirompente. Sa poco della vita ma si fida di quello che succede. E non si accorge di superare difficoltà che abbatterebbero chiunque. Partorisce il figlio Majid sulle montagne dell’Atlante, sotto la tenda di due pastorii. È entraîneuse a Casablanca, contrabbandiera a Melilla, bevitrice e clandestina per le strade polverose del Marocco. Finché non spende tutti i soldi guadagnati per un posto su uno yoct, come lo chiama lei, e avventurosamente raggiunge l’Europa alla ricerca di un futuro migliore per sé e per il piccolo. Cambierà lingua e abitudini, affronterà nuove e imprevedibili difficoltà. Instancabile come un’eroina settecentesca, di nuovo cadrà, si rialzerà e ricomincerà più forte di prima, conservando la spontaneità, la fiducia negli altri e l’amore per il figlio Majid. Un figlio che la porterà a fare i conti col suo passato. Un ragazzo dal destino molto speciale.

La mia recensione: https://the-mad-otter.it/index.php/2019/09/25/review-party-recensione-di-ami-di-edoardo-erba/

“Soltanto Mia” di Lorenzo Puglisi e Elena Giulia Montorsi

Gabriele e Federica si frequentano da poco: un incontro in treno, un caffè insieme e un’attrazione fisica reciproca. Entrambi hanno figli piccoli, un matrimonio fallito alle spalle e tanta voglia di rifarsi. A Federica piace quest’uomo apparentemente galante e pieno di attenzioni. A Gabriele piace questa donna apparentemente fragile, che ispira un senso di protezione. Lui la cerca sui social, commenta le sue fotografie con ammiccante dolcezza, e intanto fruga tra i profili degli uomini che compongono la cerchia delle sue amicizie. Lei è lusingata dal corteggiamento, si sente al centro del mondo, di nuovo protagonista della propria vita. Gabriele comincia a pensare a Federica con insistenza, trascura il lavoro. Intanto Milano si svuota, è agosto, Federica raggiunge i figli al mare e lui si sente sempre più solo. Giorno dopo giorno – complici la lusinghiera e mai autentica rappresentazione che ciascuno offre di sé tramite i social e i fraintendimenti della comunicazione virtuale – le aspettative reciproche divergono sempre di più: Federica vuole concentrarsi sui figli, sulla sua nuova attività, non vuole impegnarsi in una relazione ufficiale. Gabriele non capisce e avanza pretese di esclusività. Lorenzo Puglisi, avvocato esperto di diritto di famiglia, ed Elena Giulia Montorsi, psicoterapeuta che spesso assiste donne vittime di stalking, incrociano le loro esperienze professionali creando un intreccio di eventi e riflessioni in cui il lettore si trova sempre più coinvolto. E danno vita a un romanzo intenso e perturbante, che ci consente di affrontare un argomento di stringente attualità come solo la narrativa può fare: mettendoci a parte dei pensieri, delle emozioni e dei tormenti dei protagonisti, facendoci ascoltare direttamente le loro voci in un avvincente gioco di capitoli alternati. Pagina dopo pagina la tensione cresce, e quando Federica giungerà ad avere paura di Gabriele, insieme a lei ci scopriremo a domandarci: “Ma come siamo arrivati a questo punto?”.

Lorenzo Puglisi e Elena Giulia Montorsi sono dei veri e propri esperti quando si tratta di denunce legate alla violenza sulle donne. Il loro lavoro ha portato a questo romanzo, in cui colpisce il modo in cui una favola può trasformarsi in qualcosa di davvero distruttivo.

“Mia Inquieta Vanessa” di Kate Elizabeth Russell

2000. Delusa dalla fine di un’amicizia e alle prese con le prime difficoltà della vita ma ambiziosa e impaziente di diventare adulta, Vanessa Wye ha quindici anni quando affronta il secondo anno di liceo alla prestigiosa Browich School e inizia una travolgente relazione con Jacob Strane, il suo magnetico insegnante di letteratura di quarantadue anni. 2017. Quasi vent’anni dopo, quando iniziano il movimento #MeToo e l’ondata crescente di accuse verso uomini potenti, arriva infine la resa dei conti. Strane viene accusato di abusi sessuali da un’altra ex allieva, che contatta Vanessa chiedendole di fare lo stesso e denunciare il professore. Vanessa è inorridita, perché è sicura che la relazione che ha avuto con Strane non sia stata un abuso. Era amore. Di questo è certa. Costretta a ripensare il suo passato, a ripercorrere tutto ciò che è accaduto, Vanessa deve ridefinire la storia d’amore mai davvero finita che ha segnato la sua esistenza, e deve affrontare la possibilità di essere una vittima, e solo una delle tante. Si ritrova improvvisamente di fronte a una scelta impossibile: rimanere in silenzio, ferma nella convinzione di avere agito volontariamente quando ha iniziato la relazione da adolescente, o guardare con altri occhi se stessa e gli eventi del suo passato. Ma come può rinnegare il suo primo amore, l’uomo che l’ha trasformata radicalmente ed è stato una presenza costante nella sua vita? È davvero possibile che colui che tanto ha amato da ragazzina e che ha sempre professato di adorare solo lei possa essere così diverso dall’uomo in cui ha sempre creduto? Alternando il presente di Vanessa e il suo passato, la storia affianca memoria, trauma e l’emozione mozzafiato di una adolescente che scopre il potere che può esercitare il proprio corpo.

Un’opera al passo con i tempi, che prende ispirazione dai movimenti sociali mossi dal #MeToo, portando su carta un esempio potente di ciò che vuol dire violenza, in qualsiasi epoca e a qualsiasi età.

Se conoscete altre letture di questo tipo mi piacerebbe che me lo facciate sapere. Per quanto non sia un argomento facile da digerire sono sempre personalmente aperta a nuove esperienze in merito, in grado da lasciare un segno sotto pelle e a portarmi a non cedere di fronte a una realtà ancora più ingiustizia.

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