La bibliotecaria Martha Storm ha sempre messo i bisogni e i capricci
degli altri sempre al primo posto, nonostante sia nei libri che si è
sempre sentita a casa. Tutti la cercano, ma nessuno le dedica mai
davvero attenzioni, passa via come i consigli che condivide e che lei
annota come tesori preziosi. Non ha mai avuto tempo per sé stessa,
privandosi di esperienze uniche come provare amore, scegliendo piuttosto
di trasferirsi per prendersi cura dei suoi famigliari, fino al giorno in
cui anche loro l’hanno lasciata. Ricorda bene quanto fosse legata alla
nonna Zelda, che l’ha sempre incoraggiata a scrivere e a intessere le
storie che con naturalezza scaturivano dalla sua mente, prima di
scomparire misteriosamente.
L’arrivo di un libro alla sua porta, svela una dedica che fa ritornare
in Martha la speranza che sua nonna sia ancora viva, ma per scoprirlo
dovrà affrontare segreti che mai avrebbe pensato si annidassero nel
passato della sua famiglia, riscoprendo in sé il coraggio e la volontà
di inseguire sempre i propri personali sogni e desideri.
Quando entro in contatto con un libro pubblicato da Garzanti, sono sempre certa che verrò conquistata dal fascino delicato delle storie che
contraddistinguono il catalogo della casa editrice. Sono storie piene di
umanità, di anime fragili, di amori sconfinati e soprattutto di lezioni
da imparare. Sapevo, quindi, che sarei rimasta folgorata dal romanzo di
Phaedra Patrick, tanto da voler assolutamente recuperare il libro
precedentemente portato in Italia.
Con uno stile poetico e accurato, si viene catapultati nella vita
tranquilla di Martha, una donna dalla gentilezza sconfinata, tratto che
la rende agli altri sempre riconoscibile. Solo il lettore, però, conosce
anche ciò che la donna si porta dentro, attraverso un lavoro di
introspezione che cattura all’istante, rendendo incredibile il fatto che
tutti coloro che bussano alla sua porta non si accorgano delle sue
esigenze, non chiedano mai nulla. Questa è un po’ la metafora della
società odierna, troppo frenetica e impegnata a guardare solo sé stessa
e a chiudere gli occhi se qualcun altro da fastidio con le proprie
necessità.
Dovremmo tutti riscoprire la nostra Martha interiore, ritornare un po’
più puri e riscoprire quella sana e positiva ingenuità che ci farebbe
soffermare sulle piccole cose, riscoprendo piccoli sprazzi di felicità
che farebbero affrontare meglio il quotidiano. Amo l’attenzione che è
stata dedicata ai libri e alla scrittura, un amore che non posso non
ignorare e che viene esplicitato alla perfezione dalle frasi perfette di
Patrick.
La ricerca della protagonista porta il lettore in una giostra di
avvenimenti che si accavallano e susseguono, a cavallo tra passato e
presente, risvegliando non solo le sue memorie ed emozioni, ma
risvegliando anche quelle dello spettatore, che segue interessato la
lettura, curioso su come il tutto andrà a finire. Si riscopre il valore
e l’importanza di avere una famiglia, del dolore indescrivibile che
accompagna il distacco causato da un evento inevitabile come la morte e
del bisogno fisico e mentale di aggrapparsi ad altro per cercare di non
pensare a quella sofferenza. Pagina dopo pagina si arriva sempre di più
a comprendere la donna e ciò che l’ha spinta a comportarsi in un certo
modo, in un’esperienza su carta davvero toccante e intensa. Vengono
inoltre affrontate le scelte, di ogni natura, perché ognuna di queste ha
portato poi alla situazione del presente.
Phaedra Patrick narra tutto questo con una vena romantica e delicata,
descrivendo paesaggi mozzafiato che contribuiscono ulteriormente a far
emergere con facilità le emozioni dei suoi lettori. “La donna che realizzava sogni” è un tributo allo splendore della vita, che va ricercato ogni giorno non solo per gli altri ma anche per sé stessi, facendo pace con le ombre di un passato sconosciuto e abbracciando le opportunità del futuro con speranza e gioia.