Ciò che d’impatto colpisce del romanzo “Il ritratto notturno” è sicuramente lo stile della sua creatrice, Laura Morelli. Avere una scrittura che possa calamitare all’istante nella propria storia non è così semplice come possa sembrare, né tanto scontato o passabile quando si analizza una lettura.
In un lampo, fatti storici, date, luoghi e realtà impattano fondendosi con la fantasia, in un connubio perfetto per un’opera a sfondo storico che rende la narrazione scorrevole e interessante, offrendo una finestra su punti di vista che, seppure inventati, avvicinano lo spettatore a un’epoca lontana, indagabile solo attraverso testi scolastici e distudio, in un modo avvincente e godibile.
Il linguaggio dell’autrice è facilmente capibile ma non per questo carente di personalità: l’amore per la storia e per l’arte s’imprime nelle parole messe su carta, facendo un’analisi emotiva dei fatti raccontati che non stanca, tanto da sorprendere per la fluidità con cui i concetti vengono trasmessi e appresi.
Questo è possibile grazie alla vasta cultura della Morelli, che oltre ad avere uno stile pulito, diretto e ben curato, ha dalla sua anche il bagaglio culturale dato dalla professione di storica. Quella che ha in particolar modo per l’arte è una vera e propria passione, di cui non può fare a meno di parlare attraverso l’insegnamento diretto e la scrittura.
Passione che si trasmette con semplicità e naturalezza al lettore, che rimane folgorato dalle descrizioni dei luoghi e delle arti pittoriche, affrontando un vero e proprio viaggio che alimenta l’interesse verso tale aspetto della storia, rendendola più avvicinabile e, in qualche modo, più umana.