Review Party: Recensione di “Pinot a colazione” di Floriane Canovas

Basta un attimo per far crollare tutte le certezze di una vita costruita insieme.

Barbara prende e va via, scappa lontana da un marito che si è rivelato egoista e violento. Non vorrebe, ma deve ricominciare da capo, trovare un lavoro e fare i conti con gli avvocati e il divorzio. Tra un cambiamento e l’altro, i volti delle persone care le appaiono sostenendola, tra queste in prima linea la madre e, sorprendentemente, l’amica di vecchia data Luisa e sua collega in una tavola calda locale. Una serie di fortunati incontri la porteranno a riscoprire le gioie dell’essere amata, così come alcuni sfortunati eventi il peso doloroso dei segreti nascosti.

Ma è proprio questo il bello: in questo vento in poppa si sente viva come mai non è stata. Anche se si troverà ad avere a che fare con rivelazioni scioccanti, troverà sempre la forza per sorridere ogni giorno e ricominciare finalmente a vivere.

Una ventata altrettanto intensa è quella che smuove nell’animo di chi legge Floriane Canovas, attraverso un romanzo che scorre veloce, offrendo romanticismo ma soprattutto quel desiderio di riscatto che tutti possiamo comprendere di fronte a un’ingiustizia subita. Sembra quasi un paradosso, quello di Barbara, di voler prendere il controllo delle sue giornate, perché al  contempo si ritrova in balia degli eventi, a contatto con persone che mai si sarebbe aspettata, in posti che non avrebbe mai considerato.

Quando fai altri programmi, si sa, entra in gioco l’imprevedibilità della vita, che scorre inesorabile come il tempo, facendo un percorso che apparentemente non comprendiamo, ma offrendoci potenzialmente infinite possibilità. La protagonista non sa davvero come andrà il futuro, ma prende tutto ciò che le si para davanti come un tassello in più che possa allontanarla dal passato per costruirle un futuro.

L’autrice mostra un esempio di donna che riesce a trovare in sé la forza per non crollare di fronte a un fallimento e rinascere dalle ceneri ancora più splendente di prima. Lo fa attraverso una storia senza pretese, semplice e lineare, in grado di intrattenere per poche ma piacevoli ore. La vicenda della protagonista s’intreccia a quella di altre donne che, collateralmente, stanno affrontando i personali drammi alla ricerca della strada migliore da percorrere. Ho trovato molto interessante il messaggio che contrasta lo stereotipo della donna che ha superato i trent’anni e deve avere già tutto stabile, definito e sicuro da lì per almeno il successivo trentennio. Barbara porta con fierezza i suoi trentacinque anni riappropriandosi della propria individualità, diventando indipendente in modo differente da prima, osservando le sue giornate da un punto di vista diverso e prendendo le difficoltà come una sfida da affrontare di petto.

Se Barbara avrà il suo lieto fine dovrete scoprirlo dando una possibilità a questo libro, delicato come un bicchiere d’acqua ma frizzante come un sorso di Pinot.

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