Dopo un fidanzamento finito male e una carriera lavorativa in discesa, Hamish Macbeth decide di trascorrere le vacanze a Skag, in una modesta pensione a poca distanza dalla spiaggia. Contro ogni previsione, Hamish si troverà a dover avere a che fare non solo con il cibo scadente propinato dai proprietari, ma anche a dove fare i conti con i temporanei abitanti del luogo, non proprio simpatici o ben disposti. Ma quando il più odiato tra tutti, il crudele Bob Harris, viene trovato morto sul molo, ha inizio per l’uomo l’ennesima indagine brillante che dimostrerà che non ha affatto perso il suo smalto.
Avventurarsi nei thriller architettati dalla Beaton è sempre una garanzia di una lettura coinvolgente e soddisfacente. All’interno di “Morte di un guastafeste”, il lettore si renderà sempre più conto di quanto le apparenze ingannino e niente è come sembra. Inseguendo i ragionamenti del protagonista ci si ritroverà in una realtà con doppia faccia, in cui tutto è il contrario di tutto e perdersi tra verità e menzogna è un rischio facile da correre. Il mistero legato alla risoluzione del caso è intricato e coinvolgente, è difficile prevederne i risvolti e questo fa sì che l’interesse non cali mai. La tensione è alternata a un’atmosfera triste e sfiancante, data dalla condizione psicologica di Hamish, che mai come adesso rischia di crollare per tutto ciò che ha dovuto passare e aggravato dall’essere visto dagli altri come il responsabile di un omicidio ovviamente non commesso. Lo ammetto, mi sono trovata a interiorizzare le sue emozioni in un modo che non mi aspettavo e che mi ha fatto davvero sentire una stretta allo stomaco per lui. Fino alla fine ho sentito in me il desiderio di poterlo far stare meglio, perché il dolore da lui provato è stato palpabile, come quello provato da una persona reale. “Morte di un guastafeste” è un’esperienza emotiva unica, che si rinnova a ogni libro della Beaton che mi ritrovo fortunatamente a leggere.