Blog Tour: “La sfrontata bellezza del cosmo” di Licia Troisi – Il cosmo nell’arte

Quando penso alla bellezza del cosmo, non posso fare a meno di pensare all’arte: artisti su artisti si sono cimentati nel corso dei secoli nel dipingere una propria versione delle stelle, lasciando un marchio indelebile nella storia del personale punto di vista.

Il più noto e affascinante è probabilmente il cielo notturno dipinto a fine 1800 dal grandissimo pittore Van Gogh, una vista incredibile che lo accompagnò nei giorni di ricovero presso Saint-Rémy.

Ho una particolare passione per la cultura egizia antica, ma è solo grazie alla ricerca svolta per questo articolo ho potuto scoprire che un cielo stellato è stato dipinto nella tomba della regina Nefertari, per accompagnarne il sonno eterno. Sono rimasta subito colpita dalle immagini, non oso immaginare come possa essere dal vivo!

Ma probabilmente il quadro artistico a cui sono più legata è “Icaro” di Henri Matisse, dipinto in tarda età nel 1947. Lo sono perché è stato un quadro che ho riprodotto io stessa alle scuole medie e da allora conserva un posto sulla parete della mia vecchia stanza.

Motivo di studi al liceo è stato il Duomo di San Gimignano, una struttura dall’innegabile valore artistico che conserva in sé delle meravigliose volte dipinte a cielo stellato.

Dal vivo ho avuto l’opportunità di poter visitare la Cappella degli Scrovegni situata a Padova, dipinta dall’artista Giotto e che mi ha lasciato senza fiato per la cura dei dettagli e lo sfarzo che questi trasmettono.

Ce ne sono un’infinità di opere artistiche legate alle stelle e al cosmo, in ogni forma possibile. Vero è che tutto questo è come se avesse un ascendente sull’uomo, che può sentirsi fortunato nel poter alzare gli occhi al cielo e vedere anche solo una piccolissima parte di un qualcosa di molto più grande e tanto affascinante da spingere gli studiosi a fare ricerche e teorie, ponendosi domande e cercando ogni giorno le risposte sulle nostre stesse origini.

Review Party: Recensione di “Il gioiello della corona” di Paul Scott

L’India è il paese che è sempre stato definito “il gioiello della corona” da quando è finito sotto il controllo dell’impero britannico. Tra le bellezze tipiche che sono in grado di togliere a chiunque il fiato, è in corso però un clima di forte tensione dato dal desiderio degli indipendentisti di staccarsi dal governo dell’Inghilterra.

Qui, però, ha anche luogo un incontro magico, quello tra l’inglese Daphne Manners e l’indiano Hari Kumar. La differenza di etnia porta i due a dover nascondere la propria relazione nonostante i forti sentimenti. Quando però la donna viene violentata, questo viene preso dalle forze inglesi locali come pretesto per agire contro il popolo indiano, dando così inizio a una serie interminabile di drammi, lotte e ingiustizie che vanno a creare uno spaccato storico molto importante ma non così tanto approfondito.

Leggere “Il gioiello della corona” è stato davvero complesso e impegnativo. Fin da subito, l’autore immerge chi legge in un’atmosfera esotica e al tempo stesso di terrore e tensione, con descrizioni minuziose che necessitano di tutta l’attenzione possibile. Questo rallenta la narrazione ma al tempo stesso ne fortifica le fondamenta, perché delinea chiaramente il contesto storico di metà 900. L’intento di Scott è quello di creare una storia che possa denunciare ciò che a prescindere di negativo è successo in India in quel periodo, cercando di trasmettere quanto l’occupazione inglese sia stata ingombrante, tanto da limitare la libertà della popolazione locale, soffocandone la stessa cultura. Il suo infatti non è un romanzo volto a esaltare una parte piuttosto che l’altra, ma ha l’intento di mostrare l’umanità e le persone che hanno vissuto sulla propria pelle dolori indicibili. Paul Scott ha uno stile di scrittura accurato ed eccellente, grazie a cui ha creato un’opera commovente che sfida gli interessi politici per far emergere l’amore di cui tutti dovrebbero essere dotati.

Review Party: Recensione di “Murderbot. I diari della macchina assassina” di Martha Wells

In un futuro lontano, il genere umano si è evoluto, conquistando altri pianeti e convivendo con altre forme di vita, come cyborg, androidi e robot. Per preservare quanto creato si è però dovuti giungere a dei sacrifici, come la personale libertà in favore di una sicurezza totale. Vengono così create le SecUnit, unità robotiche ma dotate di intelligenza che hanno il compito di sorvegliare e fare in modo che i propri clienti tornino incolumi dalle missioni interplanetarie. Continue reading

Review Party: Recensione di “Cuori arcani” di Melissa Panarello

Con la morte della nonna Angela, la giovane Greta non ha più nessuno su cui fare affidamento. Costretta a lasciare la loro casa a Catania, la ragazza porta con sé ciò che più di tutto era prezioso per la donna, un mazzo di tarocchi che sembrerebbe nascondere un mistico potere. Raggiunta la sua nuova casa, Greta fa la conoscenza di Arturo, un ragazzo misterioso che avrà un ascendente particolare su di lei.

Nel suo nuovo romanzo, “Cuori arcani”, Melissa Panarello illustra una situazione di vita in cui dei tragici avvenimenti portano una persona a rifugiarsi nella solitudine, non avendo più nessuno al mondo se non i ricordi legati a qualcuno di caro che è scomparso. Greta è convinta proprio di questo: per quanto sarà difficile cavarsela da sola, sa che non potrà più fare affidamento su nessuno. Ma non sa ancora che sul suo cammino arriverà Arturo e le sconvolgerà le giornate in un modo che lei mai si sarebbe aspettata. 

Una storia d’amore sul punto di sbocciare si interseca con un’atmosfera pregna di mistero data da parole non dette e un passato enigmatico, un mix che mi ha istantaneamente colpito e sorprendentemente conquistato, nonostante l’autrice si soffermi su questo solo a livello superficiale. Quando si parla di esoterismo sono sempre in prima fila, ho davvero un debole per l’occulto e sono rimasta piacevolmente meravigliata di poter leggere un’opera di questo tipo scritta da un’autrice italiana. Pur non trattandosi di un fantasy, questo particolare aspetto diventa metafora di una vita che ha subito profondi cambiamenti e che sta intraprendendo un viaggio verso un nuovo equilibrio e verso il benessere interiore.

Proprio per questo, Greta si attacca a quel mazzo di tarocchi preso in eredità dalla nonna, che l’aiuteranno in qualche modo a fare chiarezza sul passato per trovare all’orizzonte un futuro sereno. Ben congegnata l’idea di dare a ogni capitolo il nome di uno degli arcani maggiori, aumentando il misticismo e immergendo ancora di più nella lettura.

Review Party: Recensione di “Quello che si salva” di Silvia Celani

Flavia ha dovuto crescere in fretta per poter stare accanto al fratellino mentre la madre aveva ben altri pensieri rispetto al suo dovere di genitore. Così, la sua vita è sempre stata di corsa, dietro ai problemi degli altri, senza mai pensare a sé stessa e ai suoi sogni. Anche Nonna Luli ha dovuto crescere in fretta, a causa di una guerra che ha prima diviso la sua famiglia e poi l’ha lanciata insieme a tanti altri giovani in mezzo a un campo di battaglia. Per una libertà tanto desiderata ma sepolta dietro a cumuli di illusioni. La vista improvvisa e imprevista di un particolare “servivon” sulla locandina appesa all’entrata di una casa d’aste di Roma, farà tornare Giulia indietro nel tempo con la mente, per raccontare alla nipote quanto quell’oggetto sia prezioso e vitale per lei. Come colui che, proprio in mezzo agli orrori, gliel’ha donato riportando amore e speranza nella sua vita.

Quando intraprendo una lettura alla cieca, decidendo di non leggere nulla sul suo conto, nemmeno la trama, molto spesso rimango sorpresa da come le apparenze davvero ingannino e in positivo. Questo è ciò che è capitato con il nuovo romanzo di Silvia Celani, che mi ha trasmesso subito una sensazione di delicatezza apparente che nel giro di poche pagine si è trasformata in tensione e timore, un continuo galoppare del cuore come se dovessi io lottare contro il tempo passato e presente. L’autrice ha uno stile di scrittura che racchiude in sé quella delicatezza che successivamente ho tanto desiderato, esponendo anche i fatti più crudi, trasmettendo il dramma ma senza infierire. Posso assicurare che, anche così facendo, leggere certi passaggi della vita di Giulia ha fatto male come una ferita aperta. Ho avuto una stretta allo stomaco per tutta la lettura, incapace di controllare i sentimenti provati e senza potermi staccare dal suo tuffo nei ricordi per raccontare la sua storia, quella legata a Leone e a quella preziosa trottola che ora le è piombata davanti agli occhi in un modo totalmente inaspettato. Flavia ascolta colei che ritiene essere una nonna e la persona più importante, cercando in qualche modo di trasmetterle tutto il dispiacere e il conforto di cui ha bisogno, scavando nelle sue parole esattamente come il lettore per capire davvero cosa la leghi a quell’oggetto. Ha così inizio un’epopea spirituale che di gioioso ha ben poco, che trasforma un essere umano plasmandolo nel dolore senza che però possa perdere la speranza nella vita e nel futuro. La dualità tra Giulia e Flavia fa comprendere quanto le donne siano una vera forza della natura, in grado di affrontare qualsiasi difficoltà uscendone ferite ma mai a testa bassa: è proprio così che un oggetto all’apparenza insignificante può diventare una salda roccia a cui aggrapparsi, salvando ciò che c’è di buono nell’anima elevandolo e proteggendolo dai colpi inferti.

“Quello che si salva” è un romanzo intenso che finisce per entrare nel cuore dei lettori, espandendosi in tutto il corpo, irradiandolo e fortificandolo attraverso il potere dell’amore e dei ricordi più belli, anche in mezzo ai drammi più grandi che la vita può farci affrontare.