“Tutto il blu del cielo” non è un romanzo per deboli di cuore. Le tematiche affrontate dall’autrice sono molto pesanti e al contempo di delicato trattamento. Bisogna essere nel momento giusto della vita per riuscire ad apprezzarlo senza farsi coinvolgere troppo. Il rischio di soffrire più del dovuto è dietro l’angolo.
Malattia terminale, lutto, solitudine. Basta scrivere queste parole per sentirsi gelare il sangue nelle vene. Una sensazione forte già così che quando si prova nella realtà, sulla propria pelle, fa male e il dolore è indescrivibile.
L’autrice, però, non si arena sul senso di smarrimento e distruzione che ne proviene ma tenta la strada della speranza, molto tortuosa e ricca di problemi. Non è semplice cadere nel gratuito, ma Da Costa è un’incredibile curatrice di parole e riesce a infondere nei lettori e nei personaggi un senso di benessere che normalmente non si proverebbe.
La Francia non è proprio la mia meta prediletta (anzi) eppure grazie a una narrazione delicata ed evocativa si arriva ad apprezzare la sua natura, arrivando a sentirsi in pace. Un paesaggio pieno d’atmosfera lascia modo ai sentimenti di emergere e affezionarsi alle vicende e i personaggi.
Nello specifico facciamo la conoscenza di Emile e Joanne, ognuno con il rispettivo dolore ma che insieme, in un romanzo incredibile come questo, possono farsi forza e accarezzare il rispettivo dolore. Con loro si cambia e si cresce e terminata la lettura ci si sente cambiati e migliori. Non potrei chiedere di meglio da un libro di questo tipo.