Blog Tour: “Diabolic” di S.J. Kincaid – Quarta Tappa

Quarta tappa del Blog Tour dedicato a “Diabolic” di S.J. Kincaid, edito da Mondadori, un libro appassionante di cui spero potrò parlarvi approfonditamente a breve.
Mi sono divertita moltissimo a creare questo articolo, in cui vi porterò alla scoperta del genere sci-fi.
Di seguito vi lascio l’elenco delle altre tappe del tour:
La fantascienza riconosciuta come tale vide la luce in Europa verso la fine dell’Ottocento con i romanzi scientifici di Jules Verne. Due delle sue opere più celebri sono “Ventimila leghe sotto i mari” e “Viaggio al centro della terra”, in cui l’avventura romantica viene contaminata dall’elemento fantastico, tecnologico e futuristico.
Al fianco di Verne non può certo mancare H.G. Wells con il libro: “La macchina del tempo”. Lo scrittore utilizza i meccanismi della fantascienza per esporre il suo punto di vista critico sulla società del suo tempo. Porta l’immaginazione oltre i limiti e utilizza elementi come l’invisibilità o l’antigravità per rendere le proprie storie straordinarie.
Come già ribadito, Isaac Asimov è sicuramente un simbolo della fantascienza e anticipa nelle sue opere il cambiamento che segna il genere letterario in America negli anni cinquanta. All’atteggiamento fiducioso e ottimistico nei confronti della scienza, infatti, a causa della bomba atomica si sostituisce un approccio più angosciato. 
Da qui, la prima produzione di un altro famoso scrittore: Philip K. Dick. Un tema frequente nelle opere di Dick è il confronto tra esseri umani e non umani: alieni, creature soprannaturali, androidi. Lo scrittore presta particolare attenzione ai problemi psichiatrici, alla dipendenza dalle sostanze stupefacenti (di cui lui per primo ne faceva uso) e alla ricerca del divino; l’atmosfera è pregna del pessimismo che pervadeva quegli anni, ma senza ignorare la dignità umana che lotta contro le pressioni dei potenti. Due delle sue opere più famose sono “L’uomo nell’alto castello” e “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?”, che ha ispirato il celebre film “Blade Runner”, di cui a breve uscirà nelle sale il sequel.
Dagli anni settanta la fantascienza si accosta al femminismo e all’identità femminile, dando modo a figure come Ursula K. Le Guin e Marion Zimmer Bradley di dominare sul panorama letterario. 
Successivamente al fenomeno di “Guerre Stellari” (su cui non mi soffermerò, perché sicuramente se ne parlerà nella tappa successiva a questa), nasce il sottogenere fantascientifico Cyberpunk, che unisce la scienza alla cibernetica e alla tecnologia avanzata.
Impossibile, in questo contesto, non citare William Gibson. Tra il 1984 e il 1988, Gibson scrive le tre opere che lo porteranno al successo: “Neuromante”, vincitore del Premio Hugo 1985, “Giù nel ciberspazio” e “Monna Lisa Cyberpunk”; insieme compongono la “Trilogia dello Sprawl”. Il vero protagonista dei suoi libri è l’ambiente in cui i personaggi vivono, che sia questo urbano, notturno o degradato. 
Questa tematica è presa d’ispirazione da un altro importante scrittore di questa corrente letteraria: Bruce Sterling, celebre l’antologia di racconti del 1986 “Mirrorshades”. 
Degli stessi anni è Frank Herbert, acclamato scrittore noto soprattutto per il ciclo di “Dune”, caratterizzato dai temi a lui cari come la sopravvivenza umana, l’evoluzione, l’ecologia e la commistione di religione.
Gli anni novanta furono caratterizzati da una forte ripresa della fantascienza britannica: Douglas Adams giunge al successo letterario nel 1979, con la pubblicazione di “Guida galattica per autostoppisti”, romanzo ispirato alla serie radiofonica fantascientifica di sua creazione, in cui la fantascienza umoristica si lega alla riflessione filosofica. 

In Italia,  l’anno “ufficiale” di nascita della fantascienza è considerato il 1952, con la pubblicazione delle riviste Scienza Fantastica e, poco dopo, Urania, i cui romanzi sono destinati a diventare la più celebre e longeva collana italiana. 

Dino Buzzati, conosciuto per il fantastico, si dedica al genere fantascientifico con il romanzo del 1960 “Il grande ritratto”, in cui descrive la realizzazione, in un misterioso centro di ricerche, di una gigantesca “Macchina Pensante”, un superelaboratore inizialmente pensato per scopi militari in grado di riprodurre la coscienza umana.
Finalmente ho l’occasione di citare il mio amato Italo Calvino: si accosta al genere con la raccolta di storie fantascientifiche, umoristiche e paradossali relative all’universo, al tempo e allo spazio “Le cosmicomiche”.

Potrei citare molti altri scrittori, ma preferisco concludere consigliandovi altri libri, dando per scontato che quelle citate sopra siano tra le opere fondamentali.

“Il condominio” di J.G. Ballard: lo scrittore immagina un immenso e ultratecnologico grattacielo che al suo interno racchiude tutto ciò che può servire alle migliaia di abitanti. Un ordinario guasto elettrico innesca la graduale rovina della città-palazzo, in una spirale di violenza e orrore.
“The Giver” di Lois Lowry: ambientato in una società futuristica pacifica in cui le differenze individuali, i sentimenti e il dolore fisico non esistono e la vita delle persone viene definita all’età di dodici anni. 
“L’uomo di Marte” di Andy Weir: la sfortunata vicenda di Mark Watney che è costretto a sopravvivere in solitudine sul pianeta rosso, nella speranza che la sua squadra riesca a giungere in tempo per salvarlo.
“Fahrenheit 451” di Ray Bradbury: in un mondo in cui gli incendi vengono appiccati, il pompiere Montag cerca di dare una svolta alla sua alienata realtà, in cui è costretto dalla legge ad irrompere nelle case di chi conserva ancora i libri per distruggerli.
“Multiversum” di Leonardo Patrignani: una trilogia italiana basata sul tema delle dimensioni parallele.
Meglio che mi fermi qui, altrimenti vado avanti per ore. Non perdetevi le altre tappe del Blog Tour e soprattutto recuperate “Diabolic” di Kincaid, disponibile dal 30 Maggio.

Recensione: “Come l’ultimo rigore” di Alessia Esse

« Non sempre è tutto facile come con un esame andato male, per il quale esisterà sempre un altro appello, o come con una partita persa, per la quale esisterà sempre una gara di ritorno.

Per certe partite non esiste rivincita, e per certi errori non esiste un rimedio. »



A volte ciò che conta di più in una storia è il modo in cui questa viene narrata.

Entrare nella vita di Viola Costa, conduttrice del programma calcistico Fuorigioco, può sembrare l’inizio di un’avventura su carta come tutte le altre: una cena con le colleghe, una foto con i fan, qualche domanda a proposito del rifiuto alla proposta di matrimonio in diretta televisiva.
Dicono i rumors, per il suo amore storico: Lorenzo Ragone.

Di ritorno nella sua città natale, però, il passato della donna piomba prepotentemente davanti agli occhi. Così emerge Viola l’epilettica, sedicenne e appassionata di calcio. Osserva le partite della squadra del suo liceo, conserva l’immagine di Lorenzo che calcia il pallone in porta.
Non sa, al contempo, di essere a sua volta osservata proprio da lui.

Così, nel presente, Viola e Lorenzo si ritrovano di nuovo. Cercano di non dare peso agli anni trascorsi fino a quel momento, ma s’interrogano sul perché la loro storia non abbia funzionato.

Di nuovo, i ricordi riemergono, alternandosi dai giovani agli adulti, fino all’epilogo.

La forza di “Come l’ultimo rigore” è proprio questa: rendere i cliffhanger che dividono i capitoli talmente potenti da non poter interrompere la lettura. Ho iniziato il libro con il solo intento di leggere l’incipit, dopo poco mi sono resa conto di essere arrivata a tre quarti dalla fine.
I romanzi rosa non sono il mio forte, ultimamente mi sono ritrovata spesso a dirlo. Ma questo libro mi ha fatto piangere, sorridere, scosso per la tensione, addirittura.
Ed è tutto merito del talento di Alessia Esse, che con maestria tesse una storia lineare ma avvincente.

Attraverso Viola, la scrittrice rompe lo stereotipo che vuole la donna non interessata al calcio: rende questa passione una ragione di vita e la unisce a Lorenzo in un legame che sembra essere inscindibile. Questo elemento non danneggia la lettura: i riferimenti a eventi storici dello sport hanno fatto scalpore, è davvero quasi impossibile non averne anche solo sentito parlare.
Lorenzo è descritto come un ragazzo dolce e sincero, che ha bene in testa i propri obiettivi e cercherà di non farsi scappare le occasioni che potrebbero portarlo alla vita tanto desiderata, contando sull’appoggio della ragazza a cui non riesce mai a rinunciare, perché non ne vede il motivo.

Più che l’amore è il dolore a farla da padrone, un sentimento che farà crescere i protagonisti ma che non riesce nell’intento di dividerli.
Quando si ritrovano, Viola e Lorenzo hanno una nuova consapevolezza, che sarà determinante per l’esito della loro relazione.

Quello che desiderano tutti, alla fine, è un’emozione travolgente che per la prima volta trovo paragonata ad un termine tipicamente sportivo. Per la prima volta, perfetto nel suo essere insolito.

Alessia giunge al traguardo del decimo libro con successo e apprezzamento più che meritato. La ringrazio per avermi concesso di leggere in anteprima la sua opera.

“Come l’ultimo rigore” è disponibile da oggi, al seguente link.

Recensione: “Lolita in Love” di Pamela Geroni

« Per quanto possa essere difficile da accettare, per te, la verità è che non esiste una parola per tutto. Ci sono cose che eludono le definizioni, perché ci sono sfumature che non possono essere colte. Solo vissute. »

Vita dura per Rainbow Day, adolescente con una famiglia problematica e una migliore (e unica) amica che pensa solo a parlare dei suoi problemi.
Eppure, affronta le giornate, tra una discussione con il fratello e le sedute con la psicologa, apparentemente a testa alta.
Ma Rain sa di non mostrare chi è veramente, solo lei e il gatto Sparrow condividono il segreto nascosto nell’armadio della sua stanza. Quando sa di non essere vista, la ragazza indossa i vestiti della moda lolita: si rimira nello specchio, cura con estrema calma i dettagli del trucco e si bea della tranquillità della notte in un parco vicino casa.
Solo così riesce a guarire temporaneamente il senso d’inquietudine che la tormenta fin dall’abbandono della madre. Ma quando una sera s’imbatte nel misterioso Tristan, verrà spinta a risalire da quel pozzo buio e risolvere i propri problemi.
Conoscendo e amando da anni la cultura lolita non ho potuto fare a meno di avere gli occhi a cuoricino quando ho scoperto che quei vestiti fossero il simbolo della protagonista. L’atmosfera della storia è tipica delle trame adolescenziali e del genere Young Adult, emotiva, un po’ cupa e problematica ma a tratti divertente, specie con i battibecchi tra i due personaggi principali.
Fortunatamente, il romanticismo è ridotto ai minimi termini e le descrizioni dei personaggi non fanno presagire che siano i classici “strafigo da paura e so di esserlo” e “gnocca pazzesca per gli altri anche se io non ci credo”. Io lo so che esistete, vi vedo e vi evito senza alcuna pietà.
I dialoghi tra Rainbow e Tristan sono ciò che più di tutto ritengo essere sensuale: si scambiano opinioni sul vestiario, parlano di musica, citano passi di poesie per far emergere la propria anima. Non c’è niente di più sexy ed emozionante nel condividere con un’altra persona il personale mondo interiore, a tutto tondo.
Interessante è stato scoprire il colpo di scena legato all’identità del ragazzo, per nulla scontato o banale.
Rain riesce a trovare, attraverso un evento imprevisto, la forza di riuscire a dare finalmente una svolta al suo quotidiano ed iniziare a crescere e a guardare le cose da una diversa prospettiva. Non è perfetta e agli errori cerca un modo per porvi rimedio, sia per gli altri sia per sé stessa.
Nel complesso, la scrittura è semplice e scorrevole, così come la storia. Sono i dettagli che fanno la differenza e che hanno reso questo romanzo d’esordio una lettura godibile.
Ringrazio l’autrice per avermi dato la possibilità di leggere il suo libro, che potete acquistare a questo link

Review Party: Recensione di “Amore dietro le quinte” di Ilenia Bernardini


« La mia vittoria è questa, capire che sono abbastanza, anche da sola. »



Con questo Review Party, recensisco un libro della Butterfly Edizioni, casa editrice che seguo fin dagli albori: “Amore dietro le quinte” di Ilenia Bernardini, precedentemente pubblicato in self dalla scrittrice con il titolo “Ciak e… Amore”. I romanzi rosa non sono mai stati il mio forte, ma mi piace cimentarmi comunque in queste letture, perché a volte capita di rimanere sorpresi.
Blair Monroe vive divisa tra lavoro, amicizia e insicurezze d’animo, ma ha deciso di dedicarsi a tempo pieno alla carriera di sceneggiatrice.
Il suo talento, ma soprattutto le sue lacune in materia, la portano ad una collaborazione forzata con Chuck Sinclair, affermato scrittore di gialli ostentatore della sua popolarità.
Più che di collaborazione si può parlare di una vera e propria convivenza imposta: hanno quindici giorni di tempo, soli nella lussuosa villa del capo, per sistemare il lavoro di Blair e presentarlo al consiglio d’amministrazione.
I due non perderanno occasione per punzecchiarsi ad ogni piè sospinto, senza rendersi conto che quelle scintille li porteranno a mettere in discussione le proprie convinzioni.
Sarò sincera: io e questo libro siamo partiti con il piede sbagliato. I primi capitoli sono stati per me un continuo storcere il naso, che fortunatamente si è affievolito nel corso della storia.
Sarà che non credo nel colpo di fulmine, ma trovo irrealistico che al primo sguardo due persone possano trovarsi attraenti (tanto da pensare di voler finire a letto) e al contempo insultarsi. Intendo proprio nei primi minuti, non dopo una giornata a contatto. Per non parlare delle frecciatine che si scambiano di fronte al responsabile, Mr. Jones: inizialmente non le ho trovate divertenti, mi hanno solo fatto pensare alla mancanza di professionalità dei personaggi, per quanto entrambi apprezzati e conosciuti nei propri ambiti.
Comunque, superato questo primo scoglio è stato interessante leggere dello sviluppo del rapporto tra Chuck e Blair. I battibecchi mi hanno strappato più volte una risata e i discorsi su ciò che li accomuna li hanno resi ai miei occhi una coppia sinceramente adorabile. Sono due persone incasinate e casiniste, ma che riescono con il tempo ad incastrarsi tra loro, nonostante gli scontri, creando una sintonia che li stuzzica, ma al contempo li spaventa.
Più volte Blair fa riferimento ad una scottatura passata che sembra averla marchiata per sempre. Questa non risulta banale (nel senso di già visto), perché la scrittrice riesce molto bene nel far comprendere al lettore quanto reali possano essere le insicurezze della donna. Anche quando si ritroverà a dover decidere tra un uomo spassoso e intraprendente come Chuck e uno tranquillo e premuroso come Seth, è chiara la confusione da lei sentita e inaspettato il comportamento indulgente e mite di Chuck, che arriva a capire ciò che può farlo stare bene e per questo cambia modo di fare.
L’empatia è data anche dall’alternanza dei due punti di vista, che danno un ritmo equilibrato alla narrazione.
La famiglia di Chuck, composta dalla sorella Anne e le nipotine di lui, è un quadretto di contorno molto grazioso. Sono felice che Ilenia abbia deciso d’incentrare il suo prossimo libro sulla storia di questa donna, un po’ volutamente coperta da un velo di mistero.
Nonostante gli stereotipi del genere, è stato bello arrivare all’epilogo, anche grazie alla scrittura semplice e scorrevole dell’autrice, che ringrazio per avermi reso parte di questo evento.
Potete acquistare il libro a questo link.

Blog Tour “Ricordi d’Inchiostro”: Isaac Asimov

« La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci. »

Una citazione purtroppo in tema con gli eventi che nelle ultime ore stanno sconvolgendo Manchester.

Finito un blog tour, ne inizia un altro: questa è la mia tappa di “Ricordi d’Inchiostro”.

Come anticipato nel post di presentazione, oggi vi parlerò di uno scrittore che ha pubblicato circa 500 libri in tutta la sua vita e che rappresenta una pietra miliare della fantascienza:  Isaak Judovič Ozimov, meglio conosciuto come Isaac Asimov.

Nato in Unione Sovietica il 2 gennaio 1920, il 06 Aprile scorso è stato celebrato il venticinquesimo anniversario della sua morte.

Sono dell’idea che Asimov sia uno di quegli scrittori che tutti conoscono, ma non tutti leggono o hanno letto qualcosa scritto da lui. Da una parte è comprensibile, non è sicuramente lo scrittore meno impegnativo, ma spero di potervi un po’ incuriosire con il mio articolo a lui dedicato; mi farebbe piacere sapere il vostro parere.

Quando si parla di fantascienza è impossibile non pensare a lui, ma nella sua lunga carriera Asimov ha esplorato molti altri generi: dal giallo al poliziesco, dalla divulgazione scientifica all’autobiografia, dai libri per ragazzi al fantasy umoristico. Tutto questo gli ha fruttato numerosi premi e nel 2009 un cratere su Marte è stato a lui assegnato.
Ho conosciuto questo scrittore un po’ per caso in realtà, durante una delle gite in biblioteca che la mia maestra di italiano alla scuola primaria ci faceva regolarmente fare: il libro che lessi è “Norby e la principessa perduta”, il terzo della serie per bambini dedicata alle avventure del robot Norby scritta in collaborazione con la moglie Janet.




Purtroppo la serie non è totalmente edita in Italia (sì, sono una calamita di serie interrotte), quindi per iniziare vi consiglio il Ciclo di Lucky Starr, composto da sei romanzi fantascientifici.

Azazel e Magic sono le due raccolte che contengono i suoi racconti fantasy, che personalmente ho apprezzato molto.
Il Grande Universo della Fondazione è la più celebre serie di romanzi in cui Asimov immagina il futuro dell’umanità ed è suddiviso in tre grandi macrogruppi:
Il Ciclo dei Robot: un mondo distopico-fantascientifico ambientato in un futuro in cui robot e umani convivono, apparentemente in modo pacifico.
A questa serie appartengono “Io, Robot”, il libro a cui si ispira l’omonimo film del 2004 con protagonista Will Smith e “Robot NDR 113”, scritto insieme a Robert Silverberg e che ha ispirato il film del 1999 “L’uomo bicentenario” interpretato da Robin Williams. 
Il Ciclo dell’Impero: diviso in tre libri, narra la lotta tra i regni galattici.
Il Ciclo delle Fondazioni: una serie di sette romanzi storici sul futuro. Lo scienziato Hari Seldon prevede diversi periodi critici che porteranno alla distruzione dell’Impero Galattico. 
In origine era la Trilogia della Fondazione (Fondazione, Fondazione e Impero, Seconda Fondazione). Non sono le prime cronologicamente, ma sono le opere per cui Asimov vinse il Premio Hugo come miglior ciclo fantascientifico nel 1966.
Molto note sono le tre leggi della robotica:

1. Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno.
2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.
3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.

Nella sua genialità e fantasia, ad Isaac Asimov vanno riconosciute alcune “profezie” che attualmente si sono realizzate: i robot sono entrati a far parte del nostro quotidiano, sostituendo l’uomo in lavori tradizionali, agevolando attività come il lavaggio degli indumenti e la preparazione dei cibi e favorendo tecnologicamente la scuola e l’istruzione (basti pensare, ad esempio agli e-reader o alle lavagne “LIM”).

Inutile dire quanto la tecnologia sia all’attuale avanzata e in costante evoluzione: visibilmente viviamo in un mondo molto meno fantascientifico di quello descritto nei suoi libri, ma chissà il progresso a cosa può portare il genere umano.