Recensione: “L’angelo custode” di Sara Neptune

« …ho sempre creduto che l’omosessualità fosse uno dei peccati più gravi del mondo, che la punizione divina si sarebbe abbattuta su di me nel momento stesso in cui avessi lasciato la vita terrena. Invece, non so perché, Lui ha voluto darmi una seconda possibilità: mi ha dato il permesso di purificare il mio spirito, diventando l’angelo custode di una persona. Di quella persona. »

Il 30 Giugno sarà pubblicato il breve racconto di genere M/M di Sara Neptune: “L’angelo custode”. Ringrazio l’autrice che mi ha dato l’occasione per leggerlo in anteprima.
Quando Josh muore è convinto di meritarsi l’inferno, ma Dio decide di farlo diventare un angelo custode per seguire la vita di Kevin, il suo fidanzato. 
Altro non penso di dover svelare, per non rovinare una lettura breve, ma coinvolgente.
Come è mio solito, non posso non consigliare ad un autore di considerare l’idea di creare un romanzo vero e proprio basato sui propri racconti. “L’angelo custode” si presta bene in tal senso, anche solo per approfondire di più la caratterizzazione dei personaggi che, ovviamente, qui sono descritti in modo molto essenziale. Nonostante questo, l’amore che lega i due ragazzi è visibile e le vicende che si susseguono fino al finale lasciano in tensione il lettore.
Lo stile di Sara è semplice ma un po’ grezzo: la creatività non manca, il modo giusto per migliorare è sicuramente quello di continuare a scrivere.
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Recensione: “Come l’ultimo rigore” di Alessia Esse

« Non sempre è tutto facile come con un esame andato male, per il quale esisterà sempre un altro appello, o come con una partita persa, per la quale esisterà sempre una gara di ritorno.

Per certe partite non esiste rivincita, e per certi errori non esiste un rimedio. »



A volte ciò che conta di più in una storia è il modo in cui questa viene narrata.

Entrare nella vita di Viola Costa, conduttrice del programma calcistico Fuorigioco, può sembrare l’inizio di un’avventura su carta come tutte le altre: una cena con le colleghe, una foto con i fan, qualche domanda a proposito del rifiuto alla proposta di matrimonio in diretta televisiva.
Dicono i rumors, per il suo amore storico: Lorenzo Ragone.

Di ritorno nella sua città natale, però, il passato della donna piomba prepotentemente davanti agli occhi. Così emerge Viola l’epilettica, sedicenne e appassionata di calcio. Osserva le partite della squadra del suo liceo, conserva l’immagine di Lorenzo che calcia il pallone in porta.
Non sa, al contempo, di essere a sua volta osservata proprio da lui.

Così, nel presente, Viola e Lorenzo si ritrovano di nuovo. Cercano di non dare peso agli anni trascorsi fino a quel momento, ma s’interrogano sul perché la loro storia non abbia funzionato.

Di nuovo, i ricordi riemergono, alternandosi dai giovani agli adulti, fino all’epilogo.

La forza di “Come l’ultimo rigore” è proprio questa: rendere i cliffhanger che dividono i capitoli talmente potenti da non poter interrompere la lettura. Ho iniziato il libro con il solo intento di leggere l’incipit, dopo poco mi sono resa conto di essere arrivata a tre quarti dalla fine.
I romanzi rosa non sono il mio forte, ultimamente mi sono ritrovata spesso a dirlo. Ma questo libro mi ha fatto piangere, sorridere, scosso per la tensione, addirittura.
Ed è tutto merito del talento di Alessia Esse, che con maestria tesse una storia lineare ma avvincente.

Attraverso Viola, la scrittrice rompe lo stereotipo che vuole la donna non interessata al calcio: rende questa passione una ragione di vita e la unisce a Lorenzo in un legame che sembra essere inscindibile. Questo elemento non danneggia la lettura: i riferimenti a eventi storici dello sport hanno fatto scalpore, è davvero quasi impossibile non averne anche solo sentito parlare.
Lorenzo è descritto come un ragazzo dolce e sincero, che ha bene in testa i propri obiettivi e cercherà di non farsi scappare le occasioni che potrebbero portarlo alla vita tanto desiderata, contando sull’appoggio della ragazza a cui non riesce mai a rinunciare, perché non ne vede il motivo.

Più che l’amore è il dolore a farla da padrone, un sentimento che farà crescere i protagonisti ma che non riesce nell’intento di dividerli.
Quando si ritrovano, Viola e Lorenzo hanno una nuova consapevolezza, che sarà determinante per l’esito della loro relazione.

Quello che desiderano tutti, alla fine, è un’emozione travolgente che per la prima volta trovo paragonata ad un termine tipicamente sportivo. Per la prima volta, perfetto nel suo essere insolito.

Alessia giunge al traguardo del decimo libro con successo e apprezzamento più che meritato. La ringrazio per avermi concesso di leggere in anteprima la sua opera.

“Come l’ultimo rigore” è disponibile da oggi, al seguente link.

Recensione: “Lolita in Love” di Pamela Geroni

« Per quanto possa essere difficile da accettare, per te, la verità è che non esiste una parola per tutto. Ci sono cose che eludono le definizioni, perché ci sono sfumature che non possono essere colte. Solo vissute. »

Vita dura per Rainbow Day, adolescente con una famiglia problematica e una migliore (e unica) amica che pensa solo a parlare dei suoi problemi.
Eppure, affronta le giornate, tra una discussione con il fratello e le sedute con la psicologa, apparentemente a testa alta.
Ma Rain sa di non mostrare chi è veramente, solo lei e il gatto Sparrow condividono il segreto nascosto nell’armadio della sua stanza. Quando sa di non essere vista, la ragazza indossa i vestiti della moda lolita: si rimira nello specchio, cura con estrema calma i dettagli del trucco e si bea della tranquillità della notte in un parco vicino casa.
Solo così riesce a guarire temporaneamente il senso d’inquietudine che la tormenta fin dall’abbandono della madre. Ma quando una sera s’imbatte nel misterioso Tristan, verrà spinta a risalire da quel pozzo buio e risolvere i propri problemi.
Conoscendo e amando da anni la cultura lolita non ho potuto fare a meno di avere gli occhi a cuoricino quando ho scoperto che quei vestiti fossero il simbolo della protagonista. L’atmosfera della storia è tipica delle trame adolescenziali e del genere Young Adult, emotiva, un po’ cupa e problematica ma a tratti divertente, specie con i battibecchi tra i due personaggi principali.
Fortunatamente, il romanticismo è ridotto ai minimi termini e le descrizioni dei personaggi non fanno presagire che siano i classici “strafigo da paura e so di esserlo” e “gnocca pazzesca per gli altri anche se io non ci credo”. Io lo so che esistete, vi vedo e vi evito senza alcuna pietà.
I dialoghi tra Rainbow e Tristan sono ciò che più di tutto ritengo essere sensuale: si scambiano opinioni sul vestiario, parlano di musica, citano passi di poesie per far emergere la propria anima. Non c’è niente di più sexy ed emozionante nel condividere con un’altra persona il personale mondo interiore, a tutto tondo.
Interessante è stato scoprire il colpo di scena legato all’identità del ragazzo, per nulla scontato o banale.
Rain riesce a trovare, attraverso un evento imprevisto, la forza di riuscire a dare finalmente una svolta al suo quotidiano ed iniziare a crescere e a guardare le cose da una diversa prospettiva. Non è perfetta e agli errori cerca un modo per porvi rimedio, sia per gli altri sia per sé stessa.
Nel complesso, la scrittura è semplice e scorrevole, così come la storia. Sono i dettagli che fanno la differenza e che hanno reso questo romanzo d’esordio una lettura godibile.
Ringrazio l’autrice per avermi dato la possibilità di leggere il suo libro, che potete acquistare a questo link

Recensione: “Mezzo Vampiro” di Belinda Laj

« L’immortalità è una degna ricompensa.

Quel pensiero estraneo lo fece sorridere, annuì e si portò il calice alle labbra. C’era un lieve profumo di rose in quel liquido. Chiuse gli occhi e assaporò il sangue fino all’ultima goccia. »

Buon 2016.
Ricominciamo da una lettura che mi ha tenuto compagnia dalla fine del 2015 fino ad oggi: “Mezzo Vampiro” di Belinda Laj, primo libro della serie Damned Academy. 

Julian Laurent è un vampiro, ma ancora non sa di esserlo. Non crede alla gente che al suo risveglio gli lancia occhiate perplesse. Tutto ciò che ricorda sono le sue urla disperate all’interno di una bara. Poi, i sotterranei della Damned Academy di Londra: una scuola, la più antica, in cui gli immortali convivono fra loro sotto il comando di un unico Signore: Blake Night. Vampiri, angeli, demoni e mortali mezzosangue si preparano per ricevere il proprio marchio e giurargli fedeltà; ma quando arriva il turno di Julian, questo non viene marchiato. Da quel momento verrà puntato da tutti con un unico appellativo: Mezzo vampiro. Ha così inizio la sua nuova vita, fatta di scontri e lezioni vampiriche, alla ricerca del suo passato dimenticato e del mistero delle sue origini.

A discapito delle apparenze, questa storia risulta essere una delle poche originali pubblicate ultimamente a tema “vampiri”. Sebbene possa sembrare bizzarro e a tratti ispirato al mondo di Harry Potter, Belinda ha saputo creare un mondo alternativo innovativo e ben costruito, con leggi tutte sue ma che nell’insieme riescono a reggere la trama dalla prima all’ultima pagina. Ho apprezzato il velo di mistero che pervade l’intera lettura, mi sono divertita molto a fare per tutto il tempo congetture e ipotesi sulle verità nascoste legate al protagonista. La scrittrice ha inoltre come pregio uno stile di scrittura coinvolgente e scorrevole, ed è riuscita a lasciarmi incuriosita fino alla fine.

Il protagonista, Julian, è un ventenne frustrato e incompreso; risulta essere un personaggio difficile da digerire per il suo comportamento scontroso e antipatico anche nei confronti di Hunter Cross, compagno di stanza e unico amico nell’accademia. Ma man mano che i nodi vengono al pettine, si riesce in parte a giustificare le sue azioni. 
Hunter è il ragazzo più gradevole: innamorato di un amore utopico come quello che legge nei libri sui vampiri scritti dai mortali. A mio parere è un ottimo personaggio spalla: sarebbe bello poter leggere molto più riguardante la sua storia.
Infine, Blake Night è il vampiro per eccellenza: bellissimo, attraente, calcolatore e subdolo. Ma tutti nascondono dei segreti e delle debolezze…
Non manca, comunque, un quasi impercettibile tratto romantico, che in “Mezzo Vampiro” si avvicina maggiormente al genere M/M (Male to male, i moralisti sono avvisati), aspetto che, si può ipotizzare, verrà approfondito nei prossimi libri.
Non resta che attendere la nuova opera della nostrana Belinda, per poter varcare di nuovo i cancelli dell’accademia e ritrovare i personaggi e le loro vicende.
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Recensione: “Questione di gusto” di Fleur Du Mar

« Odiavo i tacchi alti e al tempo stesso non riuscivo a farne a meno, un po’ come il mio insensato rapporto con l’amore, perennemente in bilico tra il desiderio d’essere amata e venerata come le protagoniste dei romanzi che ero solita leggere, e la determinazione di imbrigliare le passioni in aridi stereotipi. »

Ho conosciuto Fleur du Mar qualche anno fa su un famoso sito di pubblicazione di storie. Il suo racconto “Bruciare” mi rapì completamente, forse l’unica storia a rating rosso che mi sia davvero piaciuta.
La protagonista di “Questione di gusto” è Laura de Santis, una donna in carriera che vive nel suo rigido e preciso mondo: capelli legati accuratamente, tacchi alti e divisa per andare al lavoro, ma soprattutto lontana da emozioni troppo forti. Lei definisce la sua vita tranquilla e pura e solo al fidanzato Richard è permesso fare una piccola breccia nella sua fortezza inespugnabile, rispettando comunque le sue regole e i suoi spazi.
Per una scelta fuori dall’ordinario, un giorno si scontra con l’attraente Erik Tesia, un nuovo vicino d’appartamento. Fin da subito la differenza tra i due è ben definita: se la prima vive la vita secondo rigide impostazioni, l’altro ama viaggiare e vivere avventure, affronta la vita giorno per giorno, spensierato e libero come i suoi genitori gli hanno insegnato.
Il loro è un rapporto d’odio istantaneo, perché entrambi incapaci di comprendersi. Ma Erik è sempre più determinato a far uscire Laura dalla prigione che le è stata costruita intorno, a farle assaporare la vita in ogni sua sfaccettatura.
Ecco, la parola chiave è proprio “Assaporare”. 
Laura è vegana dalla nascita per una scelta imposta dalla madre. L’obiettivo del “Maori” sarà quello di far risvegliare i sensi atrofizzati della donna attraverso il cibo. In che modo? Leggete e scopritelo; non siate prevenuti, né troppo maliziosi: potreste sbagliarvi del tutto.
Sicuramente questo viaggio gastronomico delicato e sensuale porterà la protagonista a cambiare la sua vita e a liberarsi, finalmente, dalle catene di un misterioso passato. 
Solitamente non sono attirata da questo genere di storie. Ma Fleur ha dalla sua uno stile di scrittura semplice e scorrevole e una storia anch’essa semplice ma godibile. Mi sono ritrovata in diversi momenti ad emozionarmi e quando l’atmosfera si faceva calda non nascondo di aver provato qualche brivido. Sì, in un romance è prevedibile qualche scena “intima”, esattamente come capita qui. Ma le descrizioni non sono per nulla dirette e al limite dell’imbarazzo (per non dire orrore, senza citare particolari opere), sono dosate al punto giusto, come gli ingredienti di un’ottima ricetta.
Ringrazio Fleur per aver fatto uscire, di nuovo, quel briciolo di femminilità che ancora alberga in me.
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