Recensione: “L’inganno delle tenebre” di Jean-Christophe Grangé

« Tuniche, foulard e tessuti avevano colori sgargianti. Gli oblò erano come lampade di scena che illuminavano con una luce violenta ogni tipo di pigmento. Facce nere, colli esili, donne dalle spalle nude… tutto sembrava scolpito in una pietra scura e brillante, un minerale scintillante nei cui riflessi si poteva leggere l’origine dell’uomo. »

A conclusione del blog tour, non poteva mancare la recensione di questo sorprendente libro.
Se darete una possibilità a “L’inganno delle tenebre” di Jean-Christophe Grangé entrerete in un mondo d’inquietudine e tensione che vi marchierà la pelle.
Essendo il seguito de “Il rituale del male”, questa recensione può contenere spoiler.
La famiglia Morvan è tornata: dannata, problematica ma intenzionata a non spezzarsi definitivamente.
Né il successo o il potere, nemmeno le tenebre possono nascondere dagli incubi. La scia di sangue dell’Uomo Chiodo non si è interrotta: ricominciano le indagini credute concluse quarant’anni prima.
Da Parigi, Erwan torna in Congo, terra che ha fatto la fortuna della sua famiglia. Suo padre, Gregoire, cerca di dissuaderlo dal proseguire con l’investigazione, ma per proteggere la famiglia dovrà accettare i fatti, color del sangue e formati da nuove sconvolgenti verità.
Forse, dietro agli avvenimenti legati all’Uomo Chiodo c’è qualcosa di più. Chi è davvero il signor Morvan, come ha fatto a fermare il killer?  Quel che è certo è che l’omicida sembra essere spinto dalla sete di vendetta: uccidere quella famiglia diventa la sua primaria ossessione. 
Grangé riesce a tenere alta l’attenzione del lettore, facendolo camminare sul filo del rasoio, divertendosi a osservare se anche lui cadrà nelle tenebre con i suoi personaggi. Il romanzo è corposo, complesso e ricco di elementi: ai Morvan si accostano una miriade di comparse differenti, ma ben definite e determinanti per la prosecuzione della storia.
Se volete una lettura impegnativa e al cardiopalma, questo libro fa certamente al caso vostro. Thriller e noir si uniscono a creare un’atmosfera familiare ma al contempo innovativa. Scoprire il destino dei protagonisti diventa una missione fino all’ultima pagina: il segreto è non farsi ingannare dalle apparenze.

Blog Tour: “L’inganno delle tenebre” di Jean-Christophe Grangé – Terza Tappa: Gaelle Morvan

Benvenuti nella terza tappa del Blog Tour dedicato a “L’inganno delle tenebre”, il nuovo libro di Jean-Christophe Grangé che ospita ancora una volta i personaggi del thriller “Il rituale del male”.
TAPPE


Ogni tappa rappresenta il profilo di uno dei personaggi ricorrenti, creato appositamente da noi blogger in un breve racconto di presentazione. Oggi è il turno di Gaelle Morvan.
Odio, paura.
Perché non riesco a liberarmene?
Dove diamine è finita la strafottenza che mi ha sempre accompagnato?
Oh, giusto.
Morta quella notte. Insieme al malcapitato infermiere e a Karl.
Per mano mia, proprio come l’uomo che ha cercato di uccidermi.

Non possiamo nasconderci come quando eravamo bambini, Erwan. Non puoi proteggermi sempre, come quando mi stringevi in un abbraccio sotto al tavolo con Loic, mentre il Vecchio e la mamma si maledicevano davanti ai nostri occhi. La nostra è una famiglia maledetta, dovresti saperlo.
Non sei riuscito a proteggermi nemmeno da me stessa, mentre ripudiavo il cibo e il mio corpo lentamente scompariva. Hai sentito i conati, forse, ma non hai potuto fare nulla.
Non puoi salvarmi dagli incubi: l’odore delle feci e del sangue degli animali sugli arti immobilizzati e in balia delle fantasie degli uomini li sento ancora.
Perciò, non prendiamoci in giro ulteriormente. Ho ucciso io l’Uomo Chiodo, o chiunque fosse quel pazzo. Il Vecchio sarebbe fiero del suo angelo diventato puttana?
No, troppo impegnato a dimenticarsi del piccolo scherzetto provocato alla Coltano.
Neppure tentare il suicidio è servito a portare i Morvan al tracollo.
Ma torniamo sempre allo stesso punto: odio, paura.
“Posso odiare mio padre, provare a distruggerlo, ma è soltanto un modo per evitare il vero problema. L’unico sentimento che è in grado di ispirarmi è la paura. Una paura ancestrale, incontrollabile.”
Ecco, forse una cosa sì che è cambiata: sono in vena di fare conversazione. Anziché aprire le gambe, sto aprendo la mia mente a Eric Katz.
Eric Katz, lo psichiatra.
Eric Katz, a cui sto dicendo tutto.
Eric Katz, che mi ha appena invitato a cena.
Cambiamento, si diceva.

Sta’ a guardare, Erwan.

Forse ignorare il nemico per sconfiggerlo stavolta non servirà.