Review Party: Recensione di “Gli amici silenziosi” di Laura Purcell


« Ancora le solite tre possibilità. Non dire nulla ed essere ritenuta colpevole. Destinazione: il patibolo. Non dire nulla e, in virtù di qualche miracolo, essere scagionata. Destinazione: il freddo e tagliente mondo esterno, senza medicine per aiutarla a dimenticare.
Le restava soltanto una scelta: la verità. Ma quale? »

Un oscuro segreto è racchiuso nella mente della Signora Bainbridge. Il dottor Shepherd cerca di instaurare un dialogo, per cercare di capire cosa l’ha fatta chiudere in sé stessa e cosa ha scatenato i misteriosi eventi in cui la donna è coinvolta. Ma Elsie è irremovibile, terrorizzata all’idea di svelare ciò che ha visto, incapace di credere alle sue stesse percezioni. Eppure, inevitabilmente, la sua mente richiama i ricordi dell’anno prima, tornando presso la tenuta The Bridge nel 1865. 
Lì, ad accoglierla, il defunto marito. La ragazza si trova di fronte ad un luogo lugubre e fatiscente, ben lontano dai possedimenti da benestante che si aspettava dal marito. Non appena varca la soglia, viene invasa da un senso di inquietudine intenso ed inspiegabile, che si palesa attraverso rumori sinistri, quadri e busti di marmo, stanze misteriose, leggende di paese. Proprio in una delle stanze trova una serie di libri: Il diario di Anne Bainbridge, che subito risveglia in lei un certo interesse. 
Così, inizia un viaggio ancora più indietro nel tempo, all’interno di una vita lontana che sembra più vicina che mai a ciò che sta accadendo a Elsie a The Bridge.
“Gli amici silenziosi” è una storia dalle atmosfere gotiche e noir, narrata con maestria e trasporto da una scrittrice che sa come conquistare all’istante il cuore. Ogni descrizione è puntigliosa, nitida come una fotografia, ma mai pedissequa o superflua. I momenti di terrore si attaccano alla pelle e fanno accelerare il battito; nonostante la paura si vuole conoscere ciò che è celato nel luogo in cui si trova a vivere la protagonista, che ne è rimasta sconvolta tanto da trovarsi in un ospedale psichiatrico l’anno successivo, senza memoria del crimine di cui viene accusata. Il lettore accompagna Elsie in ogni antro buio e lugubre, alla ricerca di una spiegazione e di questi fantomatici amici misteriosi.

Non mancano le contaminazioni alla “Crimson Peak”, tanto da farmi desiderare ardentemente di vedere realizzata sul grande schermo la storia.

“Gli amici silenziosi” è una lettura meravigliosa, suggestiva e davvero consigliata. Non vedo l’ora di scoprire cosa Laura Purcell si è inventata nel secondo libro di questa promettentissima serie.

Review Party: Recensione di “Armada” di Ernest Cline

« Volevo raccontare loro ciò che avevo appena visto, ma neppure i miei migliori amici mi avrebbero creduto. L’avrebbero considerato un altro sintomo dell’instabilità psichica del loro amico Zack.
E forse era davvero così. »

Zack Lightman ama sognare ad occhi aperti, guardare fuori dalla finestra della propria aula a scuola e immaginare sé stesso in epiche avventure in cui è lui ad essere l’Eroe della storia. Ma è proprio osservando il cielo che, un giorno, scorge le fattezze di un Falcione Sobrukai, nave spaziale del suo videogioco preferito: Armada.
Finzione e realtà si mescolano improvvisamente, offrendo al ragazzo ciò che davvero desidera: dimostrare il proprio valore nel tentativo di sconfiggere un sistema complottistico che vede gli umani in guerra contro la razza aliena.
Impossibile è riuscire a non collegare il nome dell’autore alla sua bellissima opera d’esordio: “Ready Player One”. “Armada” offre le stesse sensazioni nostalgiche e un panorama di citazioni nerd che divertono, sorprendono e fanno impazzire anche il lettore più esperto, che va a caccia di ogni riferimento sparso tra le pagine. Ernest Cline si conferma ancora una volta un esperto, amante e fanatico della cultura tipica degli anni 80 e scrive una nuova storia godibile e appassionante, nonostante si possa intuire l’atmosfera generale se si ha letto il libro per cui è diventato famoso.
“Armada” è un libro di formazione, perfetto per i giovani adolescenti che ignorano quale sia il loro posto nel mondo: a volte basta solo alzare lo sguardo verso il cielo, per poter cogliere anche un semplice indizio su quale sia la strada di vita da percorrere.

Review Party: Recensione di “Flawed: Il momento della scelta” di Cecelia Ahern

« Forse dire a se stessi cosa si desidera lo rende vero, offre un traguardo verso cui puntare, aiuta a far sì che si realizzi. Incanala i pensieri positivi: pensa, desidera, e fa’ che accada. »

Dopo un’angosciante attesa, arriva anche in Italia il seguito di “Flawed: Gli imperfetti” di Cecelia Ahern, un distopico sorprendente di cui questo secondo libro ne è la conclusione.

Avevamo lasciato Celestine in fuga, verso un modo per cambiare le cose, per salvare sé stessa, la sua famiglia e tutti i Fallati dalla loro condizione. Se prima i marchi sul suo corpo rappresentavano la debolezza e l’errore, ora nel loro pulsare la ragazza trova la forza per non arrendersi e cercare un rifugio da cui cominciare a lottare davvero contro la Gilda di Crevan.
Potrà contare sull’aiuto del compagno di prigionia Carrick, colui che sa davvero comprendere la sua situazione e ha fatto di tutto per non abbandonarla. Ma Celestine sa qual è la vera parola d’ordine: mai fidarsi di nessuno.

La storia è fin da subito carica di quella tensione che aveva lasciato un marchio sulla pelle alla fine del primo libro. Non è difficile, quindi, riuscire a tornare nello stesso mood fin dalla prima pagina, al fianco di una ragazza schiacciata dal peso di eventi più grossi di lei, ma che ora sa di avere un’arma per distruggere il sistema contro i Fallati, ma imperfetto lui stesso alla base.

“Il momento della scelta” rappresenta un punto di svolta, l’altra faccia della medaglia che cerca di dare voce all’imperfezione piuttosto che alla perfezione tanto anelata.
La vicenda di Celestine è la rappresentazione di uno spaccato sociale che non differisce affatto da situazioni realmente esistite ed esistenti. Ho apprezzato molto la volontà di Cecelia Ahern di denunciare un comportamento vero come la discriminazione attraverso un’opera di fantasia, che può arrivare ad un pubblico giovane così come a quello adulto.

La dilogia di Flawed si è posta l’obiettivo di dare a tutti i lettori la forza di scegliere di agire controcorrente, nonostante le conseguenze. Ora sta a noi prendere coraggio e decidere ciò che è meglio.

Sono sorpresa dall’impatto che ha avuto su di me questa storia. Diffonderò con orgoglio il significato della F marchiata a fuoco.

Blog Tour: “Iron Flowers” di Tracy Banghart – Terza Tappa: Le Furie secondo Serina

Benvenuti nella terza tappa del Blog Tour dedicato a “Iron Flowers” di Tracy Banghart.
TAPPE




La storia si svolge su due fronti differenti e dal punto di vista delle due protagoniste: Serina e Nora, legate dal sangue ma caratterialmente e fisicamente diverse. Il destino le separa, fino a costringerle a cambiare loro stesse. Se Nora finisce per essere una Grazia e rinchiusa nella prigione dorata del palazzo del Supremo, Serina viene allontanata e condotta sull’isola Monte Rovina, dove dovrà lottare per sopravvivere un altro giorno ancora.
La mia tappa è dedicata proprio a quest’ultima, domani Annalisa di Nali’s Shelter pubblicherà quella dedicata a Nora.
Brevi presentazioni scritte di nostro pugno, per entrare nelle menti di due donne sconvolte dagli eventi, ma da cui riescono a trovare la forza per lottare e tentare di ritrovarsi.
“Io mi chiamo Serina.”
Dico alla ragazza che si trova accanto a me. A quella frase mi ci aggrappo come una preghiera, come se potesse salvarmi da ciò che a breve mi capiterà. Conosco Monte Rovina, e so che da qui nessuno ha mai fatto ritorno. 
La nave attracca, il cuore mi scoppia.
Le guardie ordinano, noi avanziamo. Ci spogliamo, ci rivestiamo.
“Benvenuta a Monte Rovina, ragazza morta”, qualcuno mi dice.
Cosa ne sarà di me?
Tutto per colpa di quel maledetto libro.
Alle donne è proibito leggere, sono incastrata in uno sbaglio, nonostante io non avessi contravvenuto a questa importante regola. È Nomi, la ribelle.
Le gambe quasi mi cedono mentre avanzo verso quella che viene chiamata la Grotta. Dove sono finite le guardie? Perché qui ci sono delle donne che comandano? 
Sono confusa, mentre finisco su un palcoscenico insieme ad altre, circondata da uomini e donne in attesa di qualcosa.
Mi dicono di stare pronta. Mi chiamano Lottatrice.
Poi, l’inferno.
***
Le urla ancora mi assordano, sangue non mio ancora mi acceca.
Mi sono sentita così impotente. Tutto ciò per cui mi ero preparata per tutta la vita, lì non mi sarebbe servito. La forza è preziosa, ed è proprio quella che mi manca. Se voglio sopravvivere al massacro, devo diventare più forte.
Sorellina, resisti. Concedimi tempo.
Farò di tutto per tornare da te.
***
“Mi chiamano Grazia”.
Come ciò che non sono mai stata e che mai sarò.
La furia mi è alleata. Vendicherò chi ci è stata sottratta.
Ma sarà proprio questa la soluzione a tutto? Continuare con questo macabro gioco?
Posso cambiare le cose, riscrivere le regole. Io stessa sono cambiata.
Questo luogo mi ha tolto tutto, perfino la paura e le lacrime, ma ha saputo darmi uno scopo.
Posso farcela, ne sono sicura.
Perché ora sono come cemento e filo spinato.
Adesso sono fatta di ferro.
Non perdete tutte le altre tappe del Blog Tour!
A breve, la recensione!

Recensione: “Solo la verità” di Karen Cleveland

« È come se vagassi dentro la mia vita, ed è una sensazione strana perché si tratta dei momenti che mi hanno definita, che mi hanno portata dove sono oggi, e in ognuno di questi si nascondeva una menzogna. »


Una persona può cedere alla disperazione quando si rende conto di aver vissuto una vita che credeva essere felice e soddisfacente, ma che ad un tratto si mostra sotto una luce diversa, sbattendo in faccia la verità sconcertante di anni composti da illusioni e bugie.

Vivian conosce Matt da dieci anni, e l’amore sbocciato nel matrimonio e con i quattro figli le fa affrontare a testa alta le difficoltà quotidiane, come lo stress di un lavoro faticoso o la malattia di un bambino che non lo abbandona fin dalla nascita. Passa tutto in secondo piano, perché rientrando in casa sa di sentirsi amata, accolta e compresa con il massimo della sincerità.
L’analista della CIA più in gamba del momento è a un passo dallo scoprire le identità delle cellule dormienti russe in America. Un algoritmo, qualche click del mouse ed ecco che sullo schermo del computer appare una cartella di immagini, il frutto di molte ore di lavoro. Scorre e memorizza un viso dopo l’altro, fino a quando giunge ad una foto di cui non ha bisogno di riconoscere nulla. Perché il volto rappresentato è già presente nei suoi ricordi da tanto tempo.
Scopre così che suo marito è una spia russa inviata negli Stati Uniti in incognito. Vorrebbe annullarsi di fronte alla scioccante scoperta, dimostrare che è uno sbaglio, che Matt è stato incastrato e che lei riuscirà a tirarlo fuori dai guai.
Ma il mondo le crolla addosso definitivamente quando è proprio lui a confermarle tutto. Nome fittizio, impiego fittizio. Mosse calcolate per uno scopo ignoto. Così, da vent’anni. L’uomo non può negare l’evidenza, però lotta per dimostrare a sua moglie che qualcosa di vero esiste: l’amore che li lega l’uno all’altra e ai loro figli.
Vivian inizia a scavare nei propri ricordi alla ricerca della persona di cui si era innamorata: ogni tassello, pian piano, va al suo posto, rivelandole una verità a cui nessuno può essere mai davvero pronto.
Così, disorientata e preoccupata per la sorte della propria famiglia, la donna cade in una spirale di azioni dettate dal sentimento, senza pensare con lucidità alle conseguenze, nella speranza che tutto finisca, che la sua vita possa tornare alla normalità, a prima di quella sconvolgente rivelazione. Non si rende subito conto di una morsa letale che la stringe sempre più con l’unico scopo di avvincerla e renderla un burattino; soltanto quando in gioco c’è la vita di chi più ama, la donna dovrà sforzarsi per tornare sui propri passi.

Una frenesia incontrollabile si impossessa del lettore che vive in uno stato di angoscia perenne, vestendo i panni della protagonista e chiedendosi come avrebbe agito lui al suo posto. Mettere in discussione tutto è uno scontro doloroso non solo con l’altro ma soprattutto con noi stessi. Un evento traumatico porta a chiedersi se la vita che stiamo vivendo è davvero nostra e se quello che stiamo facendo ci conduce alla felicità. Se riusciamo a riconoscerci nel nostro quotidiano, allora possiamo essere fieri della persona che mostriamo nel presente.
Ma fare i conti con il passato spesso porta a galla vecchie ferite e rimpianti, che solo in un determinato momento della vita riescono ad assumere un vero e proprio significato. Ammettere certe cose è difficile, ma ripartire con una nuova consapevolezza può sconvolgere in meglio la propria identità.
Si può vivere di sola verità? Essere umani porta inevitabilmente a fare qualcosa di più o meno lodevole, bisogna solo essere certi di averne l’assoluto controllo. La bugia a fin di bene può portare al tracollo, e questo libro ne è una prova lampante.
I colpi di scena che si parano davanti alla strada di Vivian sono scioccanti e hanno il potere di disorientarla ancora e ancora. Solo una convinzione pura a cui aggrapparsi la può salvare e condurla verso uno spiraglio di luce, oltre cui potrebbe trovarsi la soluzione a tutto. Ma non c’è certezza, nemmeno in questo.

“Solo la verità” è stato in grado di tenermi in pugno dall’inizio alla fine, turbandomi e manipolandomi come una lettrice alle prime armi e lasciando della mia mente nient’altro che frammenti. L’inquietudine è ancora avviluppata allo stomaco, so per certo che ogni volta in cui penserò alla storia di Vivian, quella sensazione sarà lì a rammentarmi quanto sia terrificante il potere della verità.

Karen Cleverland mostra con la sua opera la complessità del mettere in dubbio ogni aspetto della propria esistenza. Ma nulla è insormontabile e grazie ad una forza insita in tutti, ogni ostacolo è superabile. Bisogna solo tirare fuori il coraggio e amare, prima di tutto, sé stessi.