Blog Tour: “Assassin’s Creed Odyssey” di Gordon Doherty – Terza Tappa

Il mondo di Assassin’s Creed si arricchisce di un nuovo e interessantissimo episodio: “Assassin’s Creed Odyssey”, volto a far addentrare i fan incalliti della saga ancor di più nel cuore delle origini di una delle più note Gilde del mondo videoludico.
Dopo le vicende in Egitto, la storia si sposta nella Grecia del V secolo a.C., a cavallo tra gli eventi che hanno caratterizzato la guerra del Peloponneso. La vita di Kassandra viene stravolta e, lontana dal luogo d’origine, dovrà lottare con le unghie e con i denti per poter sopravvivere a quell’antica società. Dalla Cefalonia ricomincia la sua nuova esistenza, che la condurrà verso sanguinarie battaglie. 
Nel suo viaggio di formazione fisica e mentale non mancheranno gli incontri essenziali, quelli che il lettore non si aspetta ma che strappano un sorriso, come quando ci si ritrova davanti ad un amico lontano.
Scorrendo come fotografie davanti agli occhi, prendono vita personaggi importanti della cultura greca, quali Socrate, Aristofane, Ermippo di Smirne, Pitagora, Ippocrate, Euripide e Sofocle. 
Ma ci sono anche altri personaggi, coloro che la guerra l’hanno vista e toccata, sfidando i nemici come la morte stessa. Lo stesso Leonida, protagonista della guerra sopra citata, è unito col sangue alla protagonista, che è quindi discendente dell’eroe delle Termopili.
Uno degli elementi più affascinanti della Grecia è sicuramente quello delle profezie e delle divinazioni. Non poteva certo mancare l’oracolo più famoso, stanziato nel tempio di Apollo per celebrarlo e diffondere i responsi. L’Oracolo di Delfi determina le sorti di Kassandra e di chi le sta intorno, velandosi di un’atmosfera benedetta e maledetta che rendono le sue capacità ancora più misteriose e mistiche.
L’ambientazione di questo nuovo capitolo sa certamente stuzzicare la curiosità di chi si approccia alla storia di Assassin’s Creed anche per la prima volta e offre ai fan storici nuovi spunti d’immaginazione su uno dei mondi più complessi e affascinanti del settore dei videogiochi e letterario.

Blog Tour: Recensione di “Il Genio e la Musa” di Elizabeth Hunter


« Sai, siamo tutti dei ladri. Costantemente, strappandoci idee, nutrendoci gli uni degli altri come parassiti. »


Benvenuti nella quinta tappa del blog tour dedicato ad uno dei romanzi di punta della Hope Edizioni: “Il Genio e la Musa” di Elizabeth Hunter. Chiunque parteciperà avrà la possibilità di vincere una copia cartacea del libro!

TAPPE:


Kate Mitchell vive d’arte ed è alla costante ricerca di un suo scopo, cercando ad ogni occasione di migliorarsi sempre più. Il viaggio più incredibile che le sia capitato è quello legato alla vita del noto fotografo Reed O’Connor, di cui ammira il lavoro e ne conosce ogni più piccolo dettaglio.
Una cosa la incuriosisce: comprendere il legame che lui aveva con i suoi amici e colleghi e come tra loro possano essersi influenzati artisticamente. Una donna è la chiave, Sam Rhodes: illuminazione e dannazione della vita di Reed. 
Dialogando con coloro che li hanno conosciuti, Kate ricompone una storia perduta nel tempo, come una fotografia strappata i cui pezzi vengono accostati tra loro. Andare sempre più a fondo fa emergere elementi della sua anima che credeva nascosti, dimenticati, inesistenti. L’ossessione ma anche la passione che riversa nell’arte è da esempio per tutti quelli che devono trovare la forza per rincorrere i propri sogni e realizzarli.
Lo stile molto semplice di Elizabeth Hunter rende l’opera scorrevole e immediata. La lettura è piacevole non tanto per l’aspetto romantico che lega le persone ma l’amore che si instaura tra un essere umano e i suoi obiettivi, che spesso vanno oltre, al si là di qualsiasi sentimento o uomo.
In questo, Reed e Sam rappresentano un’incognita, fatta di attrazione, distacco, bisogno di completarsi a vicenda ma di staccarsi l’uno dall’altra.
Così come la Musa non può esistere senza essere concepita da un Genio, così il Genio ricerca nella Musa ispirazione, sicurezza e conforto. L’ossessione spasmodica può portare entrambi alla rovina.
Ciò accade anche con l’arte, che può essere la massima espressione per essere compresi dal mondo, ma anche un rifugio, un posto felice in cui trovare riparo da tutto il resto.

Blog Tour: “Leggera come l’estate” di Annalisa Rizzi – Estratti

Per il blog tour dedicato al nuovo libro di Annalisa Rizzi vi propongo degli estratti, per invogliarvi alla lettura di questa breve storia estiva!
TAPPE:


La camera è davvero bella, arredata in stile shabby chic come la hall.
Alle pareti ci sono dei quadretti che rappresentano fari, gabbiani e barche a vela, le cui cornici sono decorate con spago e conchiglie. Il mobilio è in legno tinteggiato di bianco, anticato di proposito, mentre le pareti e il pavimento sono in un luminoso color screma. Le tende sono doppie: quelle vicino alla porta finestra sono più leggere, quasi impalpabili, candide da lasciar passare la luce del giorno. Quelle oscuranti, invece, sono di un bel blu cobalto, stesso colore ripreso dalle basi dei paralumi, dai contorni dell’applique a soffitto e dalla cornice dell’ampio specchio accanto all’armadio a muro, posizionato vicino al piccolo bagno con doccia, lindo e accogliente nelle sue piastrelle in un elegante azzurro marmorizzato.
Seguo Sara, che intanto si è fiondata sul balconcino privato: due lettini sono orientati verso il mare, dove la suggestiva sporgenza di Polignano sovrasta le onde. In un angolino un piccolo stendi panni è riposto con discrezione a libero uso degli ospiti.
«È davvero bellissimo.» Esclama lei contenta.
La guardo: il sole le bacia le lentiggini sul naso e infiamma i suoi capelli ramati, mossi e ondulati sulle spalle. Le sorrido. Devo ammetterlo, sono felice di trovarmi qui con lei. Se non mi avesse trascinata in questo posto incantevole, a quest’ora starei certamente vagando nel mio appartamento piangendomi addosso. «Grazie.» Le dico.
Lei si volta guardandomi negli occhi. «Ti prometto che questa sarà la vacanza più bella di sempre.» Dice e ci abbracciamo.
Se possibile, le voglio ancora più bene quando finge di non sentire il singhiozzo che mi sfugge
***
Sto seriamente pensando di tornarmene a letto di nascosto ma pur con tutta la mia buona volontà non riesco a staccare gli occhi da lui: indossa soltanto un paio di boxer blu e le sue spalle muscolose e definite attraggono lo sguardo come una calamita. Lui si volta per poggiare il bicchiere sul tavolo e quasi gli sfugge dalle mani quando mi vede.
All’improvviso mi rendo conto di quanto possa essere imbarazzante la scena e soprattutto il mio aspetto: indosso una t-shirt gigante e un paio di calzoncini. Chissà poi in che condizione saranno i capelli! Faccio un passo indietro, brandendo il cellulare davanti a me. «Scusa!» Sussurro per non svegliare nessuno. «Volevo solo dell’acqua, ma me ne vado subito!»
Sento addosso il suo sguardo interdetto, poi mi volto per tornare da dove sono arrivata, quando sento la sua voce. «Aspetta!» Sussurra a sua volta.
Mi giro e lo vedo prendere un secondo bicchiere da uno stipetto accanto al frigorifero.
Versa dell’acqua e mi porge il bicchiere. Non so perché, ma avrei preferito lo poggiasse sul tavolo accanto al primo che ha riempito: non sarei costretta ad avvicinarmi per prenderlo dalla sua mano.
Mentre bevo mi osserva con un’espressione penetrante. «Quando sei entrata per un momento mi eri sembrata un’altra persona.» Dice piano.
Lo guardo stranita. «Chi?» Mi viene naturale chiedergli.
Lui si riscuote, poi alza le spalle. «Non importa. Me ne torno a dormire, buonanotte.» Saluta precipitosamente ed esce dalla cucina.
Poso confusa il bicchiere ormai vuoto nella vasca del lavello e mi volto per andarmene anch’io. Il suo è sul tavolo, dove l’aveva lasciato. Non ha bevuto neanche un sorso.
***
Mi precipito fuori e lo vedo: quelle spalle, quel taglio di capelli. È lui!
«Stefano!» Chiamo.
Si volta e io comincio a correre sotto la pioggia torrenziale con il sollievo che mi esplode nel petto.
«Diana!» Grida lui, mentre un tuono sovrasta la sua voce. «Ma cosa ti salta in mente?»
Non ci vuole un genio per capire che è arrabbiato. I fulmini che gli escono dagli occhi sono pari a quelli che guizzano sulle nostre teste.
Mi blocco a pochi passi da lui. «Mi spiace…» Balbetto, intimidita dalla sua reazione. «Mi sono persa.»
Rimaniamo qualche istante così, sotto l’acqua battente. Poi lui fa un passo e un altro ancora, e si ferma davanti a me. «Mi hai fatto preoccupare!» Dice con tono d’accusa.
«Ti stai bagnando completamente per colpa mia.» Gli dico di getto, mortificata per la situazione.
«Accidenti a te.» Dice facendo altri due passi, gli ultimi che ci separano. Mi prende per mano con veemenza e comincia a trascinarmi con sé.
Eh no, non può trattarmi così, neanche fossi una bambina. Libero la mano dalla presa e mi preparo a fronteggiarlo mentre si volta a guardarmi.
«Cosa c’è adesso?» Quasi mi grida. Ha un’aria truce, ma non mi spaventa.
«Cos’è questa confidenza?» Gli chiedo furiosa. «Quando mai ti ho dato il permesso di strattonarmi così?»
Lui spalanca la bocca. «Strattonarti? Ti ho solo preso la mano!»
«No, mi hai afferrato la mano!» Gli rispondo offesa.
Lui si porta due dita al setto nasale e chiude gli occhi. «Diana,» dice sospirando in un tono meno aggressivo. «Ti rendi conto che sono dovuto venire a cercarti sotto l’acquazzone a piedi? Non ho fatto muovere la navetta perché non si vede quasi nulla, avevo paura che potessimo investirti, sbadata come sei. Mi sto inzuppando e mi sto anche innervosendo.»
«Grazie per essere venuto.» Gli rispondo mantenendo una calma stizzita. «Lo apprezzo molto. Mi spiace che tu ti stia inzuppando ma vorrei farti notare che siamo in due, qui fuori.»
Lui mi guarda. Non so se è per la pioggia, ma mi sembra di scorgere nuovamente quello strano luccichio nei suoi occhi. E, cosa assolutamente imprevedibile, sorride.
«Avresti dovuto evitare di truccarti, come ieri mattina.» Mi dice con un tono improvvisamente diverso. «Sembri un panda.»
Lo guardo sorpresa, poi non riesco a trattenermi. La risata sgorga così, fra i tuoni e la pioggia torrenziale, nel grigiore e nell’aria diventata troppo fredda per i miei vestiti leggeri e la sua polo ormai attillata sulle spalle.
Mi tende una mano sorridendo. «Ora posso avere il tuo permesso?» Mi chiede.
Lo imito allungando il braccio. Le nostre dita si intrecciano le une alle altre e per un istante rimaniamo a guardarci così, sotto il temporale: una ragazza con il mascara sciolto e una guida turistica improvvisata.
«Andiamo.» Mi dice dolcemente.
E insieme raggiungiamo l’autobus, fermo a un solo angolo di distanza dal bar in cui mi ero rifugiata.
“Leggera come l’estate” di Annalisa Rizzi è disponibile a questo link.

Blog Tour: “Iron Flowers” di Tracy Banghart – Terza Tappa: Le Furie secondo Serina

Benvenuti nella terza tappa del Blog Tour dedicato a “Iron Flowers” di Tracy Banghart.
TAPPE




La storia si svolge su due fronti differenti e dal punto di vista delle due protagoniste: Serina e Nora, legate dal sangue ma caratterialmente e fisicamente diverse. Il destino le separa, fino a costringerle a cambiare loro stesse. Se Nora finisce per essere una Grazia e rinchiusa nella prigione dorata del palazzo del Supremo, Serina viene allontanata e condotta sull’isola Monte Rovina, dove dovrà lottare per sopravvivere un altro giorno ancora.
La mia tappa è dedicata proprio a quest’ultima, domani Annalisa di Nali’s Shelter pubblicherà quella dedicata a Nora.
Brevi presentazioni scritte di nostro pugno, per entrare nelle menti di due donne sconvolte dagli eventi, ma da cui riescono a trovare la forza per lottare e tentare di ritrovarsi.
“Io mi chiamo Serina.”
Dico alla ragazza che si trova accanto a me. A quella frase mi ci aggrappo come una preghiera, come se potesse salvarmi da ciò che a breve mi capiterà. Conosco Monte Rovina, e so che da qui nessuno ha mai fatto ritorno. 
La nave attracca, il cuore mi scoppia.
Le guardie ordinano, noi avanziamo. Ci spogliamo, ci rivestiamo.
“Benvenuta a Monte Rovina, ragazza morta”, qualcuno mi dice.
Cosa ne sarà di me?
Tutto per colpa di quel maledetto libro.
Alle donne è proibito leggere, sono incastrata in uno sbaglio, nonostante io non avessi contravvenuto a questa importante regola. È Nomi, la ribelle.
Le gambe quasi mi cedono mentre avanzo verso quella che viene chiamata la Grotta. Dove sono finite le guardie? Perché qui ci sono delle donne che comandano? 
Sono confusa, mentre finisco su un palcoscenico insieme ad altre, circondata da uomini e donne in attesa di qualcosa.
Mi dicono di stare pronta. Mi chiamano Lottatrice.
Poi, l’inferno.
***
Le urla ancora mi assordano, sangue non mio ancora mi acceca.
Mi sono sentita così impotente. Tutto ciò per cui mi ero preparata per tutta la vita, lì non mi sarebbe servito. La forza è preziosa, ed è proprio quella che mi manca. Se voglio sopravvivere al massacro, devo diventare più forte.
Sorellina, resisti. Concedimi tempo.
Farò di tutto per tornare da te.
***
“Mi chiamano Grazia”.
Come ciò che non sono mai stata e che mai sarò.
La furia mi è alleata. Vendicherò chi ci è stata sottratta.
Ma sarà proprio questa la soluzione a tutto? Continuare con questo macabro gioco?
Posso cambiare le cose, riscrivere le regole. Io stessa sono cambiata.
Questo luogo mi ha tolto tutto, perfino la paura e le lacrime, ma ha saputo darmi uno scopo.
Posso farcela, ne sono sicura.
Perché ora sono come cemento e filo spinato.
Adesso sono fatta di ferro.
Non perdete tutte le altre tappe del Blog Tour!
A breve, la recensione!

Blog Tour: “Realtà Parallele – Cronache dall’Altro Mondo” di James Clines – Ambientazioni

In questa tappa del blog tour dedicato a “Realtà Parallele – Cronache dall’Altro Mondo” vi condurrò per mano nei luoghi in cui ogni storia narrata è ambientata.

TAPPE:


L’INIZIO DI TUTTO – Racconto Zombie
L’apocalisse zombie ha sconvolto il mondo. Il New Jersey è luogo di tristi vicende e sconvolgenti rivelazioni.

«Ascoltate, a chiunque trovi questa registrazione.» Parla in fretta ora. «Mia moglie e mio figlio… sono nella casa di campagna a Sunset Street, New Jersey. Non è difficile da trovare… vi prego, mio figlio ha solo dodici anni, è un bravo…» Si interrompe perché non riesce a trattenere le lacrime. Si accascia sul tavolo. Altri colpi alla porta. L’uomo non parla più. 

LA PIÙ GROSSA CANTONATA DELLA VOSTRA VITA

Prestate attenzione al racconto del dottor Robert Skinner, devastato dalla guerra e da un insolito avvenimento durante il suo periodo in Jugoslavia.

Nel quarantatré mi trovavo in Jugoslavia, allora si chiamava ancora così, in un paese di nome Trievlijk. Chiamarlo “paese” è forse un po’ troppo per quel gruppo di casupole abbarbicate su un colle, i cui abitanti erano dei poveracci che cercavano di sopravvivere alla guerra come potevano.


IL BIGLIETTO VINCENTE

La storia di un gruppo di amici dell’Ohio, coinvolti in un gioco più grande di loro.

Io e Bill siamo nati a Darsey, una minuscola cittadina nel nord-est dell’Ohio, contea di Summit. Niente di speciale: se controllate sulla cartina la troverete a stento. Non sono mai più tornato laggiù, ma credo che non sia cambiato niente. Uno sputo di paese era e uno sputo di paese, probabilmente, è rimasto. Tremila abitanti anima più, anima meno.

LA BARA
Cosa fareste se improvvisamente apparisse una bara nel vostro appartamento newyorkese?

Kramer si ferma, si volta lentamente portando le mani sui fianchi. «E la bara c’era?»
Mayers annuisce vigorosamente col capo. «Sissignore, c’era.»
«E me lo dici così? Scusa Frank, ma mi spieghi come cazzo ci è arrivata una bara al diciannovesimo piano di un grattacielo, nel pieno centro di New York e senza che nessuno se ne sia accorto?»
Mayers si stringe nelle spalle, fa una smorfia e scuote la testa «Non ne ho la più pallida idea.» Dà un morso alla ciambella.

LA VARIANTE TODD
Un attimo. Poi, viene investita una creatura indefinita. Portland sta per essere protagonista di fenomeni alquanto inspiegabili.

Robert Todd era conosciuto in tutta Jackson – mille anime a cinquanta chilometri da Portland nel Maine – come l’uomo che riusciva a trangugiare più whisky di qualsiasi altra persona sana di mente.
Nel tempo che andava dalle sei e trenta del mattino all’una di notte, orari di apertura e di chiusura di Jeff’s, ne poteva bere anche tre bottiglie. 
Così, quando la sera del ventitré dicembre del millenovecentosettantotto, irruppe da Jeff’s urlando di aver investito un angelo, nessuno gli prestò troppa attenzione.

IL BUCO NERO
Il signor Fowler non ha mai fatto tardi al lavoro. Ma quel dannato terremoto giusto in California doveva capitare?

Egli abita nel sud della California, in una graziosa casetta di due piani circondata da un ordinatissimo giardino. L’erba viene tagliata ogni due settimane, in modo che la ricrescita non superi i dieci centimetri. Attorno alla staccionata, verniciata ogni sei mesi, fa bella mostra di sé una grande varietà di fiori: rose, petunie, begonie, lillà e crisantemi. Qua e là, come disposte a caso, ci sono alcune statuine raffiguranti animali. La loro disposizione, però, è solo un apparente casualità; in effetti sono state oggetto di un’attenta valutazione da parte del loro proprietario.

ANIME AFFINI

L’amore può sbocciare in luoghi e momenti imprevedibili. Su quella panchina del Central Park sta per sbocciare qualcosa di fatale.

Fu durante il nostro ultimo incontro che ci baciammo. Ricordo tutto come se fosse avvenuto cinque minuti fa. Eravamo seduti su una panchina di Central Park. Stavamo parlando, quando le nostre labbra si incontrarono e, voi siete liberi di crederlo o no, fu il bacio più bello e dolce di tutta la mia vita. Forse perché dato da quella che oramai ritenevo la parte integrante della mia anima. 
Dopo, cominciò la fine.

A presto, la recensione del libro!