Review Party: Recensione di “Questa volta… no!” di Ingrid Rivi

Agli imprevisti non si è, per loro stessa natura, mai preparati. Sono questi che accompagnano la giovane Andrea lontano da una vita difficile da affrontare verso quella che, contro le sue aspettative, sarà la sua nuova casa: l’emiliano paesino di Pian del Voglio. Qui la donna ricomincia da capo, con un nuovo lavoro, nuove amicizie e nuovo fidanzato. Eppure, c’è qualcosa che manca nella sua vita, perché a trentadue anni desidera finalmente poter avere una sua famiglia e un figlio da poter crescere. Ma è proprio questo che blocca la relazione con Teo, indeciso anche solo sulla convivenza. Ma è ora che, ancora una volta, gli imprevisti tornano: dopo la scomparsa di una persona a entrambi cara, Andrea fa la conoscenza di Patrick ed è come se i due sapessero dell’esistenza dell’altro da sempre. Qualcosa nel loro passato li accomuna, così come quel qualcosa che affolla i loro desideri: trovare finalmente la felicità.
Sono rimasta piacevolmente sorpresa dalla storia di Ingrid Rivi, che ha saputo intrattenermi durante il corso di una giornata grazie a uno stile scorrevole e incisivo. Più di tutto ho apprezzato la caratterizzazione dei protagonisti, che si liberano degli stereotipi tipici risultando realistici e per nulla scontati. Andrea mi è piaciuta all’istante, sia per la sua forza e indipendenza ma anche per il desiderio della maternità, che non è spinto da regole morali o sociali ma dalla sua genuina volontà di creare una famiglia. Patrick parte come il classico donnaiolo fin troppo sicuro ma si scioglie subito, spiazzato dai suoi stessi sentimenti che lo portano a voler davvero cambiare vita. Il loro legame si basa non solo sull’attrazione reciproca, ma soprattutto sulle insicurezze e sul timore di fare la mossa sbagliata e mandare all’aria tutto. La continua ricerca della felicità è un elemento che fa riflettere e per poterla raggiungere non solo bisogna guardare al futuro ma anche chiudere totalmente i conti con i tormenti del passato. Questo è il rischio più grande che dovranno correre: allontanarsi ma senza perdersi davvero di vista. Per tutto quello che c’è dietro a questa storia, avrei reso il titolo e la copertina più accattivanti, perché finiscono a parer mio per distorcere il vero significato del libro, risultando davvero poco d’impatto e facendolo risultare trascurabile all’apparenza. L’unico elemento che mi ha fatto storcere il naso è il trattamento riservato a Teo. Il ragazzo è un nerd e questo viene utilizzato nella sua accezione negativa, perché il suo voler giocare a World of Warcraft con gli amici lo rende immaturo e lo distanzia da ciò che è davvero importante secondo i canoni classici, ovvero mettere la testa a posto e farsi una famiglia con Andrea. Ecco, io capisco che fosse necessario creare un punto di rottura tra la coppia, comprendo anche che i due personaggi viaggiassero su due fronti paralleli da sempre, comprendo tutto. Ma ho trovato pessimo usare questo stratagemma, ovvero affibbiare al personaggio un’etichetta che l’avrebbe messo a prescindere in una condizione di svantaggio, per come “il nerd” viene concepito dalla massa. Lo dico perché io stessa lo sono ma non per questo reputo che passioni come i videogiochi siano fuorvianti per le cose che socialmente parlando sarebbero più importanti, ovvero creare una famiglia, soprattutto arrivati a una certa età. Voglio credere che non fosse nelle intenzioni dell’autrice dare questa negativa chiave di lettura, ma purtroppo ai più potrebbe risultare giusto che Teo venga trattato in questo modo. Il suo cammino verso la felicità è staccato e diverso da quello di Andrea, ma avrei preferito che alla loro rottura si arrivasse per altre vie e con motivazioni differenti. A parte questo, come già affermato prima, ho trovato nel complesso la lettura piacevole e interessante.

Recensione: “Noi e Null’altro” di Luisa Distefano

Grazie alla concessione di Luisa, collega blogger del sito “I sussurri delle muse”, ho potuto avere la possibilità di leggere il suo libro di poesie, “Noi e Null’altro”.
Ci troviamo di fronte a un’opera molto particolare e intima: penso spesso, ogni qualvolta mi ritrovo a leggere una raccolta di questo tipo, che serva al lettore per conoscere maggiormente uno scrittore. Questo perché ritengo sia più complesso scrivere una poesia, con la sua metrica, il ritmo, il messaggio da trasmettere, rispetto a un libro di narrativa.
Luisa Distefano qui si mette a nudo esponendo su carta i propri pensieri sulla tematica dell’amore.
Questo serve, come sottolinea giustamente nell’introduzione, a far soffermare le persone sulla personale emotività, che sempre di più viene trascurata a causa della frenesia delle giornate e degli impegni quotidiani. 
Non c’è giudizio che possa tenere di fronte alla forza di una dichiarazione d’amore, che qui è palpabile in ogni parola e pagina. Si prova quasi imbarazzo nell’entrare così nel profondo nei pensieri di qualcuno, fino a quando non si pensa che quelle stesse considerazioni possono essere le nostre, di chi legge, che pensa alle sue emozioni e le specchia nelle parole scritte.
Con “Noi e Null’altro” l’autrice vuole ricordare che anche se i problemi della vita sono grandi e spesso insormontabili, quando c’è amore in ogni giorno tutto può sembrare più facile e leggero.
So che quest’opera è la terza di un progetto più lungo, basato sul suo libro “Anime Gemelle: Marcus e Jules” e poi declinato in due raccolte di poesie. Posso assicurare che “Noi e Null’altro” può essere apprezzata anche come opera a sé stante, senza per forza leggere prima le due precedenti.

Review Party: Recensione di “Chasing Clementine” di Anne Went e Mari Thorn

« Anche io probabilmente sarei snob se avessi abbastanza soldi per permettermelo, ma ciò non non toglie che ogni volta che ne incontro uno la reazione sia più che urticante. »

Teddy e Clementine non potrebbero essere persone più diverse l’uno dall’altra. Eppure, una serata comune li fa incontrare e da allora è come se qualcosa li facesse sempre essere presenti nello stesso luogo. Non che loro ne gioiscano, visto quanto lui sia ricco e popolare e lei viva nell’anonimato e sempre alla ricerca di un modo per arrivare a fine mese.
Sono opposti che sembrano non poter andare mai d’accordo; eppure, il loro carattere forte e la determinazione a raggiungere i propri obiettivi trovano un modo per farsi strada nelle loro vite e farli scoprire l’uno all’altra, anche grazie all’aiuto delle persone attorno a loro che vedono inaspettatamente una potenziale coppia.
Che la missione di conquista abbia inizio!
Le storie Mari Thorn e Anne Went sono ormai un appuntamento fisso annuale, tra le pagine di questa tana di libri. Sono sempre felice di accoglierle perché ormai sanno conquistarmi con uno stile tutto loro che… non so, mi rapisce! 
Con loro ho riflettuto, mi sono emozionata e ho riso, oh sì, quanto ho riso! E “Chasing Clementine” fa proprio parte di quest’ultima categoria, perché è una di quelle commedie d’amore che colpiscono per la freschezza della trama e un ritmo narrativo frizzante. Mi ha fatto piacere poter rincontrare i personaggi ricorrenti di “Loving Donovan”, precedente libro della serie, ma credo proprio che la coppia di questo secondo capitolo mi abbia davvero conquistato. Come le autrici già ben sanno da mie precedenti recensioni, non sono una particolare fan del detto “gli opposti si attraggono”, ma Clementine e Teddy li ho adorati dal primo istante. In Clementine mi ci rivedo davvero molto e per certi versi mi è anche fonte d’ispirazione; vederla competere con il belloccio di turno mi ha fatto sbellicare dalle risate, soprattutto per la reazione in risposta e per il continuo battibecco che sembra non avere fine e non far sbocciare mai l’amore
Una storia improbabile e che per certi elementi può ricalcare lo stereotipo, ma che sa intrattenere, rilassare e far passare il tempo. Direi che non mi resta altro che aspettare il prossimo periodo natalizio per potermi tuffare in una nuova avventura targata MaryAnne Snatt.

Review Party: Recensione di “I Discendenti delle Arti Terrene” di Ester Kokunja

« Forse un mondo fatto di magia potrebbe sembrare l’utopia perfetta, l’inequivocabile incarnazione dell’Eden in cui tutti si apprezzano e custodiscono ciò che li rende speciali. In realtà, questo era sempre sull’orlo della frattura. »

Al di là dei confini del mondo conosciuto, esiste una realtà parallela in cui la Magia tangibile ed è controllata da coloro che vengono detti Discendenti e che possono comandare le quattro Arti Terrene. 
Ayra fa parte della genealogia dei Quattro Fondatori che hanno costruito questo Secondo Mondo, ma la sua apparente fortuna è pressapoco inesistente. Questo perché orfana dei genitori, vive in totale povertà, disprezzata perfino dalle altre potenti famiglie magiche. 
Cosciente inoltre delle sue scarse capacità, la giovane si appresta a cominciare il suo primo anno presso l’Istituto Aühequos, che può determinare il suo destino nella realtà che la circonda.
“I Discendenti delle Arti Terrene” è solo il primo capitolo di una trilogia fantasy che compone la Saga delle Dimensioni Parallele. Ho assolutamente adorato la cura con cui l’ambientazione viene presentata, che si estende attraverso minuziosi particolari dati, tra le altre cose, dalle caratteristiche della magia, dalla suddivisione della società e dalla vita all’interno dell’Accademia magica. Le lezioni sono scrupolosamente studiate, affinché il lettore possa sentirsi partecipe dell’immaginazione di Ester Kokunja, grazie anche ad uno stile di scrittura che sa incuriosire, per quanto semplice.
La lotta tra la tranquillità del giorno e le lotte al predominio di notte si alternano in maniera serrata e travolgente, tanto da desiderare a ogni capitolo di scoprire cosa accadrà il giorno dopo. In questo Ayra vive non solo le difficoltà date dal fato, ma anche il conflitto interiore su quale delle parti sostenere. Come in ogni storia intrisa di magia, luce e ombra si fondono e si scontrano alla ricerca di seguaci per la corsa verso la vittoria. 
A questo si aggiunge il segreto più prezioso da custodire, quello del’esistenza Lazhar, oltre lo specchio, e che sembra avere in sé più arcani di quanto non faccia vedere.
Ho trovato davvero interessante l’utilizzo delle Rune (che per me hanno un significato personale di grande valore), che non vedevo penso dai tempi della lettura di Stardust di Neil Gaiman.
“I Discendenti delle Arti Terrene” è un’opera che pur basandosi su elementi ben consolidati del genere cui appartiene, sa presentare le proprie potenzialità al meglio, convincendo chi legge a non fermarsi al finale aperto, ma invogliandolo ad attendere il prossimo libro.

Review Party: Recensione di: “Tutto questo o nulla” di Anne Went e Mari Thorn

« Ritengo che ognuno sia perfettamente consapevole dei propri limiti e dei paletti che mette intorno a sé. Se finge di dimenticarlo è solo perché avere delle conferme piace a tutti. »

Le scrittrici Mari Thorn e Anne Went tornano ospiti tra le pagine di questo blog con un romanzo già edito, ma rinnovato nella grafica: “Tutto questo o nulla”.
Noah non ha pretese nella vita. Vuole solo godersi i pochi momenti lontano dal dovere, possibilmente con una bella donna al proprio fianco. Ancor meglio se una donna diversa, che periodicamente ha il permesso di fargli compagnia tra le lenzuola del letto. Carrie doveva essere una di queste, ma la sua presenza diventa una costante luce nella buia vita dell’uomo, che gradualmente si abitua a lei anche se restio a certe abitudini e conformità. Quando il rapporto s’incrina, la donna lo obbliga a cominciare con lei una terapia di coppia presso la sua analista: Lilian, che di Carrie conosce pensieri ed emozioni, ma che non ha il tempo di conoscere i propri. Nel suo studio, Noah è capace con poche parole di metterla a disagio, a nudo. A scoprire di lei ciò che cerca di nascondere, anche solo osservando come muove il proprio corpo. Ma anche lui dovrà aprirsi e raccontarsi, svelare i tormenti e le difficoltà del passato.
E se l’attenzione sui bisogni di Carrie verso Noah si spostasse sulle necessità di Noah verso Lilian?
Premesse scontate, così come alcuni passaggi della storia, rivelano comunque degli spunti interessanti di riflessione, che sono contenta di aver ritrovato in questa nuova lettura scritta da Anne e Mari.
Spesso si leggono storie d’amore per poter sognare qualcosa che si desidera ardentemente nella propria vita. Si fantastica sul principe azzurro o il bel tenebroso, su un amore dolce o passionale, su un’avventura lineare o intricata di ostacoli da superare. Di certo da un rapporto non si desidera il disastro e il dolore, di qualunque natura esso sia. Non si dovrebbe, per lo meno.
Eppure, “Tutto questo o nulla” parla di vicende sbagliate, parole cattive, gesti sconsiderati che causano ancora più dolore e che riflettono le incertezze del presente sul futuro. 
L’uomo di natura pretende, per sé stesso. Esige cose che pensa possano farlo stare bene, e trovare una persona con cui condividere le giornate fa parte di queste. Ma è proprio con la condivisione che bisogna rendersi conto che fare qualche passo indietro con l’ego è necessario, per non calpestare l’anima dell’altro, ma assolutamente senza soffocare la propria. In due si può essere liberi comunque, basta non ragionare per assoluti e venirsi incontro.