Recensione: “Abissi del Tempo e dello Spazio” di Andrea Berneschi

Abissi del Tempo e dello Spazio di Andrea Berneschi

Abissi del Tempo e dello Spazio di Andrea Berneschi

« Se il mio scopo era quello di vedere, avevo visto abbastanza: sarei dovuto tornare subito al cavallo, continuare il mio viaggio veloce come una saetta, senza voltarmi indietro. Il mio corpo era intenzionato a cambiare direzione, pronto a correre fino al destriero e spronarlo per farlo galoppare subito via. Ma quell’impulso di curiosità tipico del mio carattere, lo stesso che in alcune occasioni mi ha aiutato, mentre in altre mi ha fatto correre pericoli inutili, mi costrinse a restare. »

Di Abisso se ne sente parlare da un tempo ormai indescrivibile. Eppure, ancora oggi, quell’Abisso è composto da una tipologia di ignoto ben specifica, in grado di solleticare la curiosità e attrarre anziché respingere. Per far sì che ciò avvenga, però, è necessario trovarsi al cospetto di un narratore che possa plasmare, con la sua personale visione, ciò che è inspiegabile all’occhio e alla mente dell’essere umano.

Compito arduo e, a seconda dei punti di vista, ingrato. Ma Andrea Berneschi, ancora una volta, sa essere all’altezza dell’impresa e torna a proporre al suo pubblico una serie di racconti spiazzante e al contempo riconoscibile. Ha dell’incredibile quanto risulti famigliare la sua scrittura a chi già l’ha saggiata e quanto riesca a far sentire a proprio agio, in ogni bizzarra situazione, chi per la prima volta vi si approccia.

Volti di indefinita fattezza si presentano nell’immaginario dei lettori attraverso, quindi, una penna abile in materia. Pur volendo essere un chiaro tributo a H. P. Lovecraft, essi si sorreggono su uno scheletro saldo e indipendente, che non ha per forza bisogno di citazioni e riferimenti per raccontarsi. I protagonisti di questa raccolta vi narreranno di amori perduti, viaggi senza ritorno, esperienze sensoriali e tanto altro, introducendovi a realtà italiane ed estere che si adattano perfettamente, loro malgrado, alle creature weirdiane di molteplice natura con cui si trovano a dover convivere. Le vedrete scalpitare, per sentirsi ancora più vicine all’inspiegabile o per scacciarlo e riappropriarsi di sé, invano.

Si tratta di un punto di partenza e di arrivo al tempo stesso, l’origine di un cerchio che qui si chiude attraverso l’unione di storie edite e inedite. In loro è racchiusa l’evoluzione dell’autore, che si lascia influenzare da quello stesso Abisso quel tanto che basta per riuscire a intrattenersi e intrattenere gli altri. Le emozioni suscitate fanno stare bene, nonostante si voglia rinnegarle e a tratti allontanarle. Del resto, nessuno può giudicare ciò che affascina il singolo e qui, posso assicurare, ce ne è per tutti i gusti.

“Abissi del Tempo e dello Spazio” di Andrea Berneschi è un’opera che andrebbe dosata a piccoli sorsi, ma che prende a tal punto da rendere la lettura frenetica, immediata nella sua interezza. Se non ci si accorge di quando si cade nel baratro, arrestare la caduta diventa impossibile.

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