Il romanzo di Rita Nardi “Liberi come la neve”, che sta spopolando giustamente sul web, ha un’interessante premessa. Alla base, infatti, c’è un particolare quanto magica leggenda. Approfondiamo il discorso.
Nei miti di alcune tribù del Nord America, i primi animali sulla terra erano molto simili agli esseri umani per dimensioni, intelligenza e linguaggio. Non si conoscono le ragioni, ma a un certo punto questi vennero sostituiti dagli animali che conosciamo noi.
Tra il VIII e il IX secolo nacquero degli antichi eroi con capacità prodigiose che salvarono i loro popoli da molteplici catastrofi. Una delle leggende eroiche è quella di Motzeyouf, o Stregone Dolce. Fu Motzeyouf che portò agli Cheyenne le quattro frecce sacre e che istituì la società di guerrieri della tribù, fra cui quella famosa dei Cani Guerrieri.
Un giorno, padre Sole apparve al giovane Atsosi Bagani e gli disse che avrebbe dovuto cercare una moglie in un territorio lontano e sposare la primogenita delle sorelle, chiamate Quelle-che-il-sole-non-illumina, che vivevano in un “pueblo scuro e buio”.
Gli spiegò che erano così belle che gli uccelli, invidiosi, le avevano imprigionate e che solo lui avrebbe potuto salvarle. Gli disse che avrebbe realizzato un ponte formato da tante strisce colorate, in modo che egli, trasformato in farfalla, potesse raggiungerle e portarle via.
Atsosi, trasformato in farfalla variopinta, attraversò il ponte confondendosi con i suoi colori; arrivò nella loro casa e apparve alle sorelle, che tessevano un magnifico tappeto dai colori dell’arcobaleno. Le ragazze cercarono di prendere la farfalla, ma il Sole, che vegliava, le ridiede il suo aspetto reale.
Il giovane si presentò alle ragazze e annunciò loro che avrebbe sposato la più grande e avrebbero convissuto tutti insieme nella sua casa piena di luce. Gli uccelli si lanciarono su di loro per beccarli, ma il Sole li trasformò in farfalle e li condusse fino alla capanna di Atsosi. Qui fu celebrato il matrimonio.
Atsosi si dedicava alla caccia; le due sorelle tessevano tappeti, ma avevano nostalgia della loro casa buia.
Il Sole volle aiutarle: diede a ciascuna due chicci di grandine per difendersi e le trasformò in farfalle.
Appena gli uccelli si avvicinarono, scagliarono i quattro chicchi di grandine, che trasformarono progressivamente l’atmosfera in un temporale; dapprima nubi nere, poi pioggia scrosciante; ancora una grandinata e, infine, lampi e tuoni.
Giunte in salvo nella loro casa, aspettarono la fine del temporale; poi risalirono sul ponte dai mille colori e raggiunsero nuovamente Atsosi.
Nonostante vivessero bene nella luminosa casa di Atsosi, periodicamente venivano prese dalla nostalgia e il Sole, ogni volta, ricreava il ponte colorato perché potessero raggiungere la loro casa buia e, successivamente, ritornare alla casa del sole.
Da allora, quando scoppia un temporale, esso è sempre seguito dall’arcobaleno.