Review Party: Recensione di “Dark Rise” di C. S. Pacat

Dark Rise è il mio approccio a C. S. Pacat, conosciuta anche in Italia per la serie “Il principe prigioniero”. Non mi sono volutamente fatta delle aspettative e, devo dire, per fortuna. Questo è uno di quei casi in cui temo la lettura perché una parte di me sa già che non sarà soddisfacente.

Innanzitutto, ho fatto fatica a entrare in sintonia con l’ambientazione. Per quanto lo stile di scrittura sia fluido, non è riuscito del tutto a catapultarmi nel mondo che cercava di descrivermi. Nel complesso, quindi, il ritmo è altalenante, tra momenti statici e picchi con anche dei notevoli colpi di scena.

C’è da dire, comunque, che l’atmosfera mi ha intrigato. Il libro è un mix tra vecchio e nuovo, con riferimenti al fantasy che tanto mi piace mescolati agli elementi moderni che ora vanno tanto di moda e apprezzati. “Dark Rise” è una storia di luci e ombre, destini e prescelti, lotte per la vita e la morte.

Fortunatamente l’aspetto più romantico non è stato così preponderante come pensavo. Rimane ai margini, in un certo senso, e per questo supera per me la prova. I personaggi non hanno particolari stereotipi, anche se per un certo senso ho trovato qualcuno più scontato di altri negli intenti.

Uno su tutti, purtroppo, è proprio Will. Per quanto la storia che gli ruota attorno sia interessante, la sua caratterizzazione mi è sembrata piatta e superficiale. Piuttosto, sono proprio i personaggi secondari a dare qualche soddisfazione in più.

Il romanzo fa fatica a ingranare e solo verso il finale diventa davvero interessante. Uno specchietto per le allodole che spinge effettivamente a incuriosirsi e attendere il volume successivo. Non mi sono pentita di averlo letto perché finalmente conosco una parte del lavoro della Pacat.

Forse non era il suo momento. Forse gli elementi interessanti sono minori rispetto a tutto il resto. Spero che il seguito possa risollevare le mie personali sorti in merito.

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