Blog Tour: “Fame d’aria” di Daniele Mencarelli – Storie d’amore genitoriale

Daniele Mencarelli torna ad allietare i propri lettori con un romanzo che è un vero e proprio pugno allo stomaco. “Fame d’aria” segue la storia drammatica e commovente di Pietro e del figlio Jacopo. Una storia d’amore genitoriale che sfida la convivenza costante con la malattia e tutti i problemi che possono derivare. Il dolore spesso fa dimenticare l’umanità insita in ognuno e lo scrittore riesce ad arrivare al cuore con un viaggio letterario intenso. Quali altri libri riescono altrettanto a colpire nello stesso ambito? Scopriamolo insieme?

“Storie per genitori appena nati” di Simone Tempia

Un libro illustrato lieve e sincero, così magico che si può leggere anche a occhi chiusi. Perché le fiabe non sono fatte per addormentarsi, ma per svegliarsi in un mondo nuovo. La cosa davvero bella è che questo è un libro. Non un manuale, o un blog, cioè le forme che oggi in genere sceglie chi vuole condividere esperienze e/o saperi. No no, è un libro: con i suoi paragrafi e capitoli, l’io narrante e le terze persone, la sua dose di realtà e quella di fantasia, i linguaggi che cambiano tono e ritmo, e anche la sua utilità, o necessità, come preferite chiamarla. E una caratteristica di chi scrive libri è quella di avere, a un certo punto, il coraggio, e la generosità, di fidarsi di loro e lasciarli andare. Esattamente come si dovrebbe imparare a fare anche con i figli.

“Notti in bianco, baci a colazione” di Matteo Bussola

Il respiro di tua figlia che ti dorme addosso sbavandoti la felpa. Le notti passate a lavorare e quelle a vegliare le bambine. Le domande difficili che ti costringono a cercare le parole. Le trecce venute male, le scarpe da allacciare, il solletico, i «lecconi», i baci a tutte le ore. Sono questi gli istanti di irripetibile normalità che Matteo Bussola cattura con felicità ed esattezza. Perché a volte, proprio guardando ciò che sembra scontato, troviamo inaspettatamente il senso di ogni cosa. Padre di tre figlie piccole, Matteo sa restituirne lo sguardo stupito, lo stesso con cui, da quando sono nate, anche lui prova a osservare il mondo. Dialoghi strampalati, buffe scene domestiche, riflessioni sottovoce che dopo la lettura continuano a risuonare in testa. Nell’«abitudine di restare» si scopre una libertà inattesa, nei gesti della vita di ogni giorno si scopre quanto poetica possa essere la paternità.

“I giorni del panda” di James Gould-Bourn

La vita di Danny sta andando a rotoli. Da che la moglie è morta in un incidente stradale, suo figlio Will, undici anni, non spiccica più parola. E a scuola è diventato facile preda dei bulli. Quando perde il lavoro per essere arrivato in ritardo, Danny è colto dal panico. Deve trovare una soluzione alla svelta per non finire in mezzo a una strada, come ha già pronosticato più volte il suo rude proprietario di casa. Un giorno, vagando senza meta in un parco nelle vicinanze, si ferma a osservare alcuni artisti di strada e con gli ultimi spicci che possiede decide di acquistare un improbabile costume da panda e inizia a ballare nel parco. Krystal, abile ballerina di pole dance dai modi ruvidi ma di buon cuore, prima lo prende in giro, poi però lo incoraggia a insistere. E Danny non molla. Finché un giorno, mentre si esibisce senza racimolare un centesimo, vede suo figlio insieme ad alcuni ragazzi che lo deridono pesantemente. Nel suo goffo costume da panda Danny scatta in difesa di Will che, per la prima volta dopo un anno, parla. Senza rivelare la propria identità per paura che il figlio si rifugi nuovamente nel mutismo, Danny inizia una bellissima conversazione con lui scrivendogli frasi su un blocchetto e tra i due nasce un’amicizia che permette a Will di sciogliere a poco a poco il suo dolore. Ma cosa succederà quando il ragazzo scoprirà che il panda è suo padre? E ce la farà Danny a venir fuori dal pantano in cui si è cacciato? Attraverso una sfilata di personaggi e situazioni stravaganti, divertenti, commoventi, I giorni del panda è un romanzo che si muove perfettamente a suo agio sulla difficile linea di confine tra comicità e commozione.

“La strada” di Cormac McCarthy

Un uomo e un bambino, padre e figlio, senza nome. Spingono un carrello, pieno del poco che è rimasto, lungo una strada americana. La fine del viaggio è invisibile. Circa dieci anni prima il mondo è stato distrutto da un’apocalisse nucleare che lo ha trasformato in un luogo buio, freddo, senza vita, abitato da bande di disperati e predoni. Non c’è storia e non c’è futuro. Mentre i due cercano invano più calore spostandosi verso sud, il padre racconta la propria vita al figlio. Ricorda la moglie (che decise di suicidarsi piuttosto che cadere vittima degli orrori successivi all’olocausto nucleare) e la nascita del bambino, avvenuta proprio durante la guerra. Tutti i loro averi sono nel carrello, il cibo è poco e devono periodicamente avventurarsi tra le macerie a cercare qualcosa da mangiare. Visitano la casa d’infanzia del padre ed esplorano un supermarket abbandonato in cui il figlio beve per la prima volta un lattina di cola. Quando incrociano una carovana di predoni l’uomo è costretto a ucciderne uno che aveva attentato alla vita del bambino. Dopo molte tribolazioni arrivano al mare; ma è ormai una distesa d’acqua grigia, senza neppure l’odore salmastro, e la temperatura non è affatto più mite. Raccolgono qualche oggetto da una nave abbandonata e continuano il viaggio verso sud, verso una salvezza possibile…

“Le mamme ribelli non hanno paura” di Giada Sundas

Appena ha sentito un piccolo cuore battere dentro di sé, Giada ha cominciato a essere madre. Ma solo quando l’ha stretta tra le braccia quella vita è esistita davvero. Un attimo prima Giada era una persona, un attimo dopo un’altra, e per sempre. Perché quando nasce un figlio si rinasce di nuovo. Si rinasce madri. Da quel giorno ha studiato tutti i manuali esistenti in commercio e ha ascoltato ogni consiglio. Affinché Mya, il suo dono più prezioso, fosse al sicuro, protetta, amata. Eppure non sempre tutto le veniva come era scritto in quei libri o come le avevano detto di fare. Ed è stato allora che ha capito una grande verità: che non esistono regole, leggi, dogmi imprescindibili. Il mestiere di madre si fa ogni giorno, si impara sul campo tra una ninnananna ricca di parole dolci e un rigurgito che rimane su una maglia per giorni. Tra un abbraccio che arriva inaspettato e cambia la giornata e un cartone animato che si odia perché lo si conosce ormai a memoria. Non c’è una ricetta, nessuno la conosce. Le risposte sono dentro ogni madre, sono lì, nel profondo dove risiede l’istinto. Dove vive e cresce l’amore più incondizionato che si possa provare. Dove non c’è bisogno di consultare nessuna enciclopedia per sapere cosa è giusto fare. E l’imperfezione l’unica verità. La morbidezza di un bacio sbavato, la bellezza di un codino che non riesce a star dritto. La ribellione di scegliere un calzino di un colore diverso dall’altro. Sono queste le magie che fanno un figlio felice. Perché solo non seguendo le regole si trova il coraggio di essere madri a proprio modo.

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