Recensione: “La maledizione dei Moore” di Anna Katharine Green

Quali sensazioni può suscitare un romanzo pubblicato a inizio del 1900? Non sempre sono di facile lettura e anzi, spesso ne viene scoraggiata la lettura. Dimenticatevi di tutte queste dicerie e date una possibilità a “La maledizione dei Moore”, un libro così tanto magnetico e coinvolgente da impedire di lasciarlo andare se non dopo averlo concluso.

Anna Katharine Green è un’esperta del romanzo poliziesco e nella sua storia cerca di essere il più completa possibile. Il mistero s’interseca quindi con l’amore, la vita con la morte, la tranquillità alla criminalità. Tutto fin da subito risulta preciso al dettaglio e intelligente nell’esecuzione, con il risultato di essere un libro elettrizzante.

Il giallo architettato dall’autrice è ben congeniato: Green si diverte a costruire falsi indizi per depistare il pubblico, che si rende conto della verità solo quando questa viene da lei svelata. Proprio per questo è sorprendente l’epoca a cui appartiene.

Questo romanzo non ha nulla da invidiare a nomi ben più noti, come Christie e Doyle. Ha una sua specifica identità che, sarò sincera, mi è entrata nel cuore. Sono rimasta rapita dai personaggi e dalle dinamiche in cui rimangono coinvolti, tanto da sentire il cuore galoppare fino alla fine.

Perfino l’utilizzo della prima persona non stanca e assume un significato ancora una volta logico e sensato. “La maledizione dei Moore” è un romanzo insolito che cattura per la trama classica ma sorprendente e per l’atmosfera unica che richiama il gotico e il noir in un modo davvero intrigante.

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