“You don’t know me”, pubblicato come libro e come adattamento per Netflix, non ha fatto parlare molto di sé, ma meriterebbe molta più visibilità. Una trama apparentemente semplice e scontata viene trasformata in una storia intrigante grazie alle sapienti abilità di Imran Mahmood.
Il romanzo ha un ritmo avvincente e da modo al lettore di osservare la situazione sociale all’interno di un quartiere di periferia londinese, cancellando all’istante tutti i pregiudizi che potrebbe avere avuto fino a questo momento. Tra denaro e droga, si entra in contatto con la vita di strada tra bande locali, alle prese con la scarsità economica, violenza domestica e di ogni altro tipo e una situazione di estrema povertà.
L’autore fa il punto inoltre sulla situazione legale inglese, sempre legata alla situazione di pregiudizi e discriminazione nei confronti delle minoranze. Il menefreghismo della giustizia è imbarazzante e qui viene reso bene attraverso il punto di vista di chi dovrebbe appunto rappresentarla.
Nel complesso il libro risulta scorrevole e soddisfacente. Non mi resta, ora, che recuperare l’adattamento e scoprire se è stata resa giustizia a un’opera che offre tensione e mette in gioco ogni tipo di emozione.