Review Party: Recensione di “Le tre figlie” di Anna Dalton

Villa Fiorita è stato il luogo dell’infanzia delle sorelle Margherita, Viola e Iris. Un luogo che avrebbe dovuto farle sentire a casa ma che hanno cercato di lasciare il più presto possibile. Ora, adulte, sono costrette a riunirsi proprio lì, dove ad accoglierle c’è la madre Dalia e la sua intenzione di scrivere dell’intera famiglia. Cosa fare, per farle cambiare idea?

“Le tre figlie” rappresenta il mio primo approccio con la scrittura di Anna Dalton, che da ormai anni conquista un pubblico sempre più vasto. Tra le pagine si respira un’atmosfera calda e accogliente, che riporta subito al focolare famigliare e prepara alla lettura.

Famiglia dovrebbe essere sempre sinonimo di positività. Purtroppo, come troppo spesso capita, non è proprio così. Lo sanno bene le tre donne protagoniste, che hanno un ricordo della giovinezza non esattamente felice. Conquistata la propria indipendenza hanno cercato il più velocemente possibile di dimenticare, affossare i ricordi in un punto difficile da raggiungere e andare oltre.

Ma, sempre come spesso capita, il passato si ripresenta con la figura della madre Dalia, una persona ingombrante e che riesce a emergere con una forza tale da attrarre a sé le tre figlie senza che queste possano fare altrimenti. Basta un pretesto, un intento che però rischia di smontare ancora una volta le loro esistenze.

Ogni personaggio è descritto nei minimi dettagli e sono talmente tanto tratteggiati da risultare verosimili e umani. Al tempo stesso, anche le vicende passate e presenti sembrano prese da storie vere di vita vissuta e il loro intreccio incuriosisce e fa emozionare il lettore.

Posso dire superata questa prima prova con Anna Dalton, di cui ora voglio recuperare assolutamente anche i romanzi precedenti che l’hanno resa famosa.

One thought on “Review Party: Recensione di “Le tre figlie” di Anna Dalton

  1. Difficile leggere un libro così mal pensato, mal posto, scritto male.
    La fiera dell’ovvia banalità, dai caratteri triti e ritriti.
    Ma perché?
    Ho voluto finirlo per dirmi che chiunque può scrivere meglio.
    Per fortuna l’ho preso in una biblioteca pubblica.

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