Ora che è una Mami Wata al servizio della dea Yemoja, a Simidele non rimane altro che un compito: aiutare le anime dei naufraghi a passare oltre. Un compito che non le permette di dimenticare la vita da umana e lasciarsi il passato definitivamente alle spalle. Quando però ad andare a fondo è il giovane ragazzo Kola, in lei scatta qualcosa e va contro le leggi più sacre: lo risparmia portandolo in salvo. Quali saranno le conseguenze? Lo scoprirà in un viaggio tra leggende, creature e divinità epiche.
Con uno stile semplice ma poetico, Natasha Bowen trasporta il lettore in un mondo magico e mozzafiato, ispirato al folklore Africano che viene delineato con cura e devozione.
Non solo l’ambientazione, ma anche i personaggi principali sono curati a tutto tondo, facendo in modo che lo spettatore possa innamorarsi di loro. Simi è una protagonista forte e coraggiosa, che non si pente di nulla e cerca di agire sempre nel modo migliore per sé stessa. Vincolata a un compito quasi crudele, trova di nuovo la voglia di vivere quando prende la decisione di salvare Kola.
Una decisione non priva di conseguenze ma che la porterà ad affrontarle in un viaggio frenetico di espiazione. La sua evoluzione è emozionante e non banale e ciò che le capita la porta a diventare ancora più sicura di sé, senza timore di ciò che di fatto le è superiore.
Al contempo, Kola è un personaggio maschile adorabile e vederlo interagire con Simi non è né noioso né scontato. Il loro legame, così come tutta la vicenda, hanno un intreccio narrativo che scorre come le acque degli oceani, con un corso serrato ma mai burrascoso, mantenendo un ritmo costante.
“Voce del mare” è un romanzo insolito ma altamente consigliato, che spero possa essere conosciuto da tutti così come la sua bravissima autrice.