Recensione: “Tutti i bagliori del cielo” di Trent Dalton

Trent Dalton è uno scrittore conosciuto a livello internazionale. Una mancanza per me imbarazzante, che finalmente ora recupero con “Tutti i bagliori del cielo”, una storia emozionante e piena di ottimismo.

L’autore ci fa entrare nel cuore del romanzo facendoci conoscere Molly Hook, una dodicenne di Darwin che vive con il padre dipendente dall’alcol e lo zio violento. Una vita difficile fin da subito, la sua, tanto da farle credere che la famiglia sia maledetta.

Passa le sue giornate nel cimitero locale, profanando le tombe alla ricerca di qualcosa di valore. La sua è una storia drammatica e realistica, che toglie il fiato e fa riflettere su uno spaccato di società che si tende sempre a ignorare. La Darwin degli anni ’40 è ben caratterizzata: se ne può quasi sentire l’olezzo nauseante.

Per spezzare la maledizione, Molly parte per un viaggio che sembra esistere tra sogno e realtà, tra il crudo e diretto quotidiano e la meraviglia dei posti che si troverà a visitare. La ragazzina non smette mai di fantasticare nonostante tutto: per questo si ritrova costantemente con il naso all’insù, a osservare il cielo sia di giorno che di notte, alla ricerca delle risposte che tanto brama.

Trent Dalton non ci va per il sottile: anche il suo stile è diretto come il mondo che vuole rappresentare, nonostante non voglia perdere l’ottimismo che è una costante per i suoi personaggi. “Tutti i bagliori del cielo” è un libro che mi ha impressionato e che mi spinge senz’altro a voler recuperare il libro di debutto tanto osannato.

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