Quando lo psicologo Cyrus Haven incontra Evie Cormac per la prima volta, non può certo immaginare quanto ambigua sia questa ragazza che desidera solo rivendicare per sé l’indipendenza. Ritrovata da bambina in una casa dove si è consumato un omicidio, Evie si è sempre rifiutata di svelare chi lei fosse davvero e nemmeno il centro dove ha passato l’infanzia è servito a fare chiarezza. Il lavoro dell’uomo s’intensifica con un caso di omicidio in cui la vittima portava avanti una vita segreta. Chi è bravo? Chi è cattivo? Non sempre è così scontato determinarlo.
Quando mi trovo di fronte a un thriller psicologico non mi tiro mai indietro. Michael Robotham è stata una sorpresa inaspettata, un autore che subito mi è entrato in testa con una storia particolare e calamitante. La trama complessa di questo romanzo crea un’atmosfera di suspense soffocante e disorientante, un mix che intrattiene e fa rimanere con il fiato sospeso.
Ci si ritrova nella posizione di voler fare delle ipotesi ma è davvero difficile, se non addirittura impossibile, venire a capo delle situazioni prima che vengano svelate. Ogni personaggio presentato è ambiguo e nel momento in cui si pensa di averlo inquadrato succede qualcosa che ribalta tutto completamente.
Non solo scorre il sangue, ma si assiste a scene di abusi, violenze, droga e tanto altro. Robotham non ci va per il sottile e questo rende la sua narrazione cruda ma necessaria per la buona riuscita del libro. Le pagine aggrediscono fino a ferire e si arriva al finale esausti, ma soddisfatti.
Mi sento davvero in imbarazzo nei confronti di questo scrittore per averlo conosciuto solo ora, nonostante sia particolarmente acclamato. Lo terrò d’occhio, promesso, con i suoi successivi romanzi.