Creare la giusta ambientazione, costruire personaggi verosimili, mettere in sequenza gli avvenimenti di una storia. Tutto questo è giostrato dal creatore della stessa: lo scrittore, che con l’esperienza, lo studio e l’impegno arriva a plasmare il suo personale stile di scrittura, ciò che più ti rende riconoscibile agli occhi del pubblico. Oggi parliamo quindi di Fredrik Backman, autore del romanzo “Gli ansiosi”, di cui è uscita di recente su Netflix una serie tv.
Quello di Backman è uno degli stili di scrittura più particolari di mia recente lettura. È insolito e imprevedibile, nonostante per certi versi possa sembrare così colloquiale da avere l’impressione di stare parlando con un amico in un bar davanti a qualcosa di bollente da bere. Questa è la prima sensazione e la prima immagine che mi ha lasciato addosso. Sono completamente sconosciuta alla sua narrativa ma direi che come primo approccio sono rimasta assolutamente colpita.
Questo perché? Perché questa sicurezza che citavo poco fa va di pari passo con una storia seria e a tratti drammatica, motivo per cui questo sentirlo amico mi ha reso il tutto terribilmente disturbante (lo dico come nota di merito, ovviamente). Così, pian piano, l’autore sfrutta l’ironia per veicolare messaggi che avrebbero bisogno di tutt’altro tono, facendo sì che l’atmosfera sia cupa ma al contempo grottesca, quasi surreale.
Va da sé che in generale Fredrik Backman abbia uno stile scorrevole e mai piatto, grazie al cambio di registro che rende dinamica l’intera narrazione. L’autore mette a dura prova le emozioni provate dal pubblico, portato in con frenesia a seguire una storia in cui gli stessi personaggi rimangono disorientati. Ansiosi, perfettamente questo. Si amano, si odiano, in un vortice tragicomico in cui solo lui ha il controllo totale e da cui si riemerge solo a lettura conclusa.
“Gli ansiosi” non sarebbe il romanzo che è senza la narrazione di Fredrik Backman, che rende irresistibile ogni pagina della sua storia.