Recensione: “Tutto il bene, tutto il male” di Carola Carulli

Se c’è una cosa con cui Sveva ha dovuto fare i conti fin da subito è l’assenza dei suoi genitori. In un padre, così come in una madre, si ricerca conforto, approvazione, stima. Amore. Semplicemente, amore. Ma sotto quel tetto famigliare, tra incomprensioni di coppia e ambizioni egoistiche, non c’è spazio per il dialogo e il sorriso non è nemmeno impresso nei ricordi.

Scappando da sogni non suoi, Sveva trova la felicità nell’abbraccio della zia Alma, con cui sboccia quella sintonia speciale da far impallidire chiunque al loro passaggio. Nipote, zia, donne. Nelle loro complicità non esiste solo la gioia, ma anche tutti quei piccoli sbagli che le hanno rese tali e da cui, reciprocamente, possono imparare e migliorarsi.

Vite su carta, che pagina dopo pagina, si svelano in tutta la loro potenza e bellezza. Ogni particolare brilla fiero diventando materiale ed espandendosi fino a trovare un corrispettivo nella realtà. Seguire l’evoluzione di donne straordinarie insegna a non condannare a prescindere gli errori, ma a vederli sempre da una prospettiva differente.

Famiglia dovrebbe essere quel termine che va ad associarsi alla certezza, ma che talvolta purtroppo rappresenta un terreno arido e senza significato, fatto di rotture, rabbia, sofferenza. Quando ciò accade diventa vitale iniziare a guardarsi intorno per cercare di inseguire la flebile luce che da lontano chiama. Spesso quella luce viene personificata dalla persona più inattesa, ma anche così ovvia per il naturale rapporto che si viene a creare.

Il sangue vale molto, ma anche le azioni a prescindere da questo lo sono, tanto da diventare il punto di riferimento da cui ripartire e crescere, fisicamente e mentalmente. Il legame tra Sveva e Alma è unico e inimitabile, commovente e ricco di quell’intenzione a voler rimanere saldo per sempre. Anche quando l’una è senza l’altra, le rispettive storie scorrono libere intrecciandosi e separandosi, mostrando due rette parallele in perfetta sintonia anche nel non incontrarsi.

Carola Carulli entra a far parte dell’universo letterario presentandosi con una storia riflessiva, quasi silenziosa, ma che parola dopo parola urla al mondo il personale messaggio, ambendo al giungere alla mente e al cuore di chi ne ha davvero bisogno. Con lei si riscopre l’importanza di far scorrere sottopelle storie di vita comune, che in apparenza non hanno voce quando in realtà meravigliano come piccoli fuochi d’artificio.

Il tempo dell’esistenza è prezioso: trovare e scegliere con chi condividerlo, nel bene e nel male, è forse la missione più complessa ma anche più bella dell’essere vivi e poter costruire la propria esperienza in questo piccolo mondo, a contatto con chi a sua volta ci sta cercando.

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