Augusto ha suddiviso la propria vita secondo criteri precisi e scomparti stagni non modificabili. Con il peso degli anni trova sempre più rassicurante rifugiarsi nella monotonia anziché sfuggirle, evitando il più possibile le emozioni e soprattutto i ricordi. Attaccarsi a questi vorrebbe dire soffrire e porsi inutilmente domande che non hanno una risposta, ricominciando ad arrovellarsi su ciò che non può essere spiegato con la logica, arrivando di conseguenza a torturarsi interiormente. Solo l’impavida governante Rodica potrà fare breccia in lui e ricordargli ciò che è importante nella vita e a fargli inseguire l’amore nonostante la paura attanagliante.
Con uno stile fluido e con una carica incredibile di emotività, Giordano Alfonso Ricci conduce i suoi lettori nei profondi meandri dei sentimenti, che spesso albergano più nella mente che nel cuore. Lo fa attraverso un personaggio controverso come Augusto, in cui è facile rispecchiarsi ma non altrettanto comprenderlo, com’è ovvio che sia: è più semplice osservare le situazioni degli altri piuttosto che scavare in noi stessi e tirare fuori tutto, a prescindere dalla natura. Questo è un processo difficile che spesso crea dei blocchi interiori e ne distrugge altrettanti, senza però di fatto rendere una persona davvero libera.
La libertà è spesso un elemento scomodo, che fa sentire potenti senza pensare alle reali conseguenze. Quando queste precipitano addosso tendiamo a chiuderci sempre di più, estirpando quella libertà tanto agognata in favore della convenienza, nonostante questa non sia mai la giusta soluzione. L’autore pone queste riflessioni con una naturalezza disarmante, portando chiunque a guardarsi dentro e ad analizzarsi senza, di fatto, accorgersene davvero. Ogni scena è una giostra di emozioni, che coinvolgono sempre più nella narrazione, offrendo un prodotto di qualità che supera le aspettative soddisfando appieno la sete di conoscenza.
“Come le ali del pettirosso” è una storia intensa che mostra le fragilità umane unite ai punti di forza, in un concatenarsi che rende sensate le prime solo con la presenza dei secondi e viceversa, in un legame indissolubile e indispensabile che ci fa apprezzare l’animo a tutto tondo, senza dare importanza soltanto a una delle parti scompensando quella che rimarrebbe indietro. Nulla deve essere lasciato indietro, soprattutto quando si parla di felicità, che si alberga sempre dove non è facile trovarla, perfino al centro di un dolore troppo intenso.